Etty riflette sull'accettazione della morte come parte integrante della vita e sulla necessità di trovare forza interiore per affrontare il dolore e le ingiustizie del suo tempo. Consapevole delle sofferenze e dell'oppressione del popolo ebraico durante la Seconda Guerra Mondiale, Etty cerca una serenità profonda, affrontando l'angoscia e mantenendo la fiducia in Dio, nonostante l'apparente assenza di giustizia.
Per Etty, la forza vera risiede nel saper accettare i propri limiti, fisici e spirituali, e nel rendere questa consapevolezza una risorsa per sé e per gli altri. Lei sente la responsabilità di trasmettere amore e speranza, credendo che la vita rimanga bella e piena di significato anche nelle condizioni più difficili. Prepara il suo spirito ad affrontare eventuali sofferenze e a riconoscere la propria fragilità, senza perdere la fiducia nel futuro e nella bontà della vita stessa.
Dio non è per lei una forza esterna, ma una presenza intima, e sente di dover proteggere questa dimensione di sacralità nella sua anima, per non lasciarsi consumare dal male. In ogni preghiera, Etty si propone di trasmettere forza a chi soffre, credendo che, pregando per gli altri, si espanda l'amore universale. Pur attraversando tempi duri, Etty sente di dover contribuire a una nuova umanità, priva di odio e ricca di pace interiore, che lei stessa cerca di costruire attraverso ogni gesto quotidiano, per vivere e aiutare gli altri a vivere con dignità e speranza.
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