Questi appunti catturano il cuore del messaggio di Alessandro D'Avenia sul valore dell'Odissea come metafora della vita e della scuola come luogo di formazione alla vita stessa. D'Avenia spiega come l'esistenza umana sia un viaggio di ritorno a casa, intesa come il luogo in cui ci sentiamo accolti per ciò che siamo, dove troviamo il nostro valore intrinseco. A differenza della scuola, che è un luogo in cui andiamo per imparare e rischiare, la casa rappresenta la meta, un ritorno a noi stessi. La scuola è il luogo in cui sperimentiamo e scopriamo chi siamo e quanto valiamo, dove possiamo avventurarci e scoprire le verità che ci rendono vivi.
D'Avenia racconta come il percorso dell'eroe – come quello di Ulisse – sia segnato dalla ricerca di senso e autenticità. Essere eroi significa affrontare le nostre paure e vivere consapevoli della mortalità: solo tenendo a mente la morte possiamo imparare a vivere pienamente, lontani dalla "vita da morti" che ci rende oggetti di aspettative e non soggetti di possibilità. La scuola, quindi, non è solo un luogo di formazione accademica, ma di allenamento all'attenzione verso ciò che non muore – il bello, il vero, il giusto – per avvicinarsi a quell'immortalità che gli eroi dell'epica raggiungono.
L'eroe, secondo D'Avenia, è colui che non si arrende alla noia o alla superficialità, ma vive intensamente, pronto a trasformare il dolore e la paura in azioni coraggiose. Questa energia nasce dal desiderio di rispondere a una vocazione, quella voce unica e irripetibile – il "Daimon" dei Greci – che guida ciascuno a dare il meglio di sé, sentendosi indispensabile nel mondo. L'eroe autentico è colui che rende giustificata la sua presenza nel mondo e non si limita a giustificare assenze.
Il viaggio dell'eroe è anche segnato dai riconoscimenti, momenti in cui la sua identità più profonda viene compresa dagli altri. Ulisse viene riconosciuto da chi gli è vicino non per i suoi tratti esteriori, ma per le sue ferite, per le esperienze che lo hanno reso chi è. Questi riconoscimenti sono tappe fondamentali del suo percorso: uno sguardo che accoglie le sue vulnerabilità senza giudizio, che gli conferma il valore della sua esistenza.
L'ultimo riconoscimento avviene da Penelope, la moglie, che gli ricorda che la vita ha senso solo quando è condivisa in un vincolo di amore e fiducia. È attraverso la cura della relazione che l'essere umano riesce a sconfiggere la paura della morte, trovando qualcuno con cui portare il peso dell'esistenza e al quale confidare le proprie fragilità senza timore. Il matrimonio, in questa visione, diventa il luogo della verità reciproca, dove ogni giorno si rinnova un patto di fiducia e di sostegno.
D'Avenia, dunque, ci invita a vivere eroicamente, a fare della nostra vita un'Odissea, un viaggio verso ciò che ci rende vivi e veri, senza mai perdere di vista il nostro valore e la nostra vocazione. In questo percorso, la scuola, le relazioni e l'amore diventano tappe di un cammino che dà significato alla nostra mortalità.
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