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sabato 30 novembre 2024

Riflessioni sulla condotta della vita (CAP 5). Alexis Carrel.

Le leggi della condotta umana si fondano sulle leggi essenziali della vita, e il loro obiettivo principale è promuovere la conservazione, la propagazione della specie e lo sviluppo delle potenzialità umane. Il corpo e lo spirito devono crescere in armonia, e questo equilibrio viene raggiunto seguendo una disciplina che non separa le attività fisiologiche dalle aspirazioni razionali e affettive. Una regola di condotta, per essere universale, deve basarsi su princìpi costanti della natura umana e favorire sia la stabilità individuale sia la pace sociale.

La vita non si limita alla sua mera conservazione; è necessario accrescerne intensità, qualità e durata. La forza e la resistenza sono essenziali, poiché solo con lo sforzo continuo si può ottenere una vita arricchita da vigore e spirito. Lo sviluppo personale richiede autodisciplina: controllare le proprie emozioni, dominare i propri istinti e affinare il carattere sono azioni fondamentali per accrescere la propria energia vitale. L'impegno quotidiano verso una vita disciplinata favorisce una forza interiore che permette di affrontare le difficoltà con serenità.

La famiglia gioca un ruolo centrale nella formazione dei bambini, sia fisicamente che moralmente. Un ambiente familiare stabile e un matrimonio saldo sono percepiti come essenziali per il corretto sviluppo dei figli. Ogni genitore ha il dovere di educare i propri figli secondo principi morali e intellettuali, insegnando loro virtù come la pazienza, la generosità e il perdono, elementi chiave per una società unita.

Lo sviluppo spirituale è altrettanto importante quanto quello intellettuale, poiché la cultura dello spirito amplia le capacità umane oltre il mero pensiero razionale. Per evitare influenze negative, è consigliabile trovare una guida, o un mentore, che condivida ideali simili e che promuova un cammino morale. La preghiera e la meditazione sono presentate come mezzi per ottenere chiarezza interiore, dissolvendo le tenebre della mente e favorendo una profonda pace spirituale. L'autodisciplina e la continua crescita personale portano alla gioia interiore e all'equilibrio.

L'educazione dovrebbe puntare non solo all'istruzione ma anche a costruire caratteri solidi. La scuola dovrebbe ispirare una crescita morale, estetica e religiosa piuttosto che essere solo un mezzo per ottenere certificazioni. L'insegnamento ideale è rappresentato da guide in grado di unire la conoscenza pratica con la saggezza filosofica e spirituale.

Infine, il progresso umano richiede il sostegno della religione e della mistica per guidare l'individuo attraverso la complessità della vita. L'armonia tra sentimenti e ragione è imprescindibile, e la virtù è ritenuta indispensabile per mantenere l'equilibrio e promuovere un'esistenza collettiva basata sull'amore, sulla pace e sul rispetto reciproco.

venerdì 29 novembre 2024

Riflessioni sulla condotta della vita (CAP 4). Alexis Carrel.

Il concetto di bene e male ha subito molte interpretazioni, senza mai trovare un accordo universale. Per alcuni, il bene è sinonimo di utilità e vantaggio; per altri, è conforme alla volontà divina o alla natura. Il male, invece, è spesso associato a sofferenza, ingiustizia o ignoranza. In Occidente, i comandamenti divini hanno fornito una guida, ma la morale dell'interesse ha prevalso, portando a una visione del bene come utile e vantaggioso.

Oggi, i valori morali si mostrano confusi: coraggio e sacrificio sono visti come inutili, e il bene è ciò che porta vantaggio immediato. Nonostante questa visione, si continua a predicare onestà e sforzo, ma c'è una grande incertezza su cosa sia veramente giusto o sbagliato. Secondo l'autore, il bene è ciò che favorisce la crescita personale e sociale, mentre il male è ciò che va contro la vita. Peccato e vizio, visti come rifiuti di questa crescita, dividono la società e minano l'unità e la pace.

La morale evangelica è ritenuta fondamentale per l'evoluzione spirituale, ma non può essere l'unica guida. La scienza, insieme alla fede, è necessaria per una vita equilibrata. Una morale basata sulla natura è più aderente alla verità rispetto ai precetti religiosi: seguire le leggi della vita è più impegnativo che rispettare solo quelle della fede. Ogni individuo, nato con "tare ereditarie", è soggetto a sofferenze inevitabili, ma chi vive secondo le leggi della vita raggiunge una serenità che lo protegge anche nelle avversità.

La virtù, secondo l'autore, non è utopica ma fondamentale per il reale equilibrio umano, e la sua mancanza causa i disordini della società moderna. L'insegnamento delle virtù dovrebbe essere prioritario, includendo giustizia, prudenza, forza e temperanza, come proposto da Platone e adottato dalla teologia cristiana. Il peccato, inteso come trasgressione di queste leggi, porta alla decadenza e alla morte, e per questo è essenziale che ognuno sappia distinguere tra bene e male per garantire un ordine sociale stabile.

giovedì 28 novembre 2024

Riflessioni sulla condotta della vita (CAP 3). Alexis Carrel.

Il capitolo discute come la filosofia si interroghi sulle origini e sulla natura delle cose per cercare di soddisfare i bisogni profondi dell'anima, senza però ottenere mai un'adesione universale alle sue teorie. Nonostante gli sforzi filosofici, le leggi della vita dedotte restano ipotesi e non raggiungono un'autorità universale. Rousseau sottolinea come ciò che è naturale e buono si deteriora per mano dell'uomo; la figura del "buon selvaggio" resta però solo un mito. La filosofia suggerisce che la comprensione delle regole della vita debba basarsi sull'osservazione della vita stessa, corroborata da concetti scientifici.

La vita ha una spinta intrinseca a conservarsi, adattandosi all'ambiente, e si basa su tre leggi: la conservazione della vita, la propagazione della specie e l'ascesa dello spirito. L'uomo, unico tra gli animali, ha la facoltà di opporsi alla propria istintività e di scegliere, anche contro il proprio interesse di conservazione. La riproduzione e l'amore materno sono funzioni essenziali per la continuità della vita, e il ruolo della donna è centrale in questo processo, essendo più orientata biologicamente alla maternità.

L'ascesa dello spirito emerge nell'evoluzione, e mentre il cervello umano si è sviluppato, anche lo spirito ha raggiunto nuovi livelli, manifestandosi nell'intelligenza e nel sentimento. La cultura occidentale ha dominato la scienza e la filosofia, mentre l'arte e la religione hanno contribuito alla dimensione spirituale e morale dell'umanità. Gesù, con il messaggio d'amore, ha indicato una via di salvezza per la società; tuttavia, oggi l'uomo sembra lontano da questi principi, mentre intelligenza e sentimento rimangono tuttavia potenti.

Nella vita moderna, la separazione tra intelligenza e sentimento è evidente. La società tende a favorire la ragione a scapito delle qualità morali e spirituali, ignorando che l'evoluzione dell'individuo richiede sia sviluppo intellettuale sia morale. L'evoluzione spirituale, che richiede volontà e grazia, è un percorso intrapreso da pochi; l'obbedienza alle leggi della vita, come la conservazione e la propagazione, è premiata con la felicità.

Infine, la società moderna, privilegiando l'intelligenza a scapito dello spirito, ha trascurato che la civiltà occidentale si basa su valori cristiani. L'intellettuale e il morale sono essenziali per una vita piena. Sono i maestri e gli eroi che indicano la via lungo il misterioso cammino della vita, verso una meta trascendente.

mercoledì 27 novembre 2024

Riflessioni sulla condotta della vita (CAP 2). Alexis Carrel.

L'esistenza dell'ordine naturale si manifesta nei fenomeni fisici costanti, come il sorgere del sole e la combinazione stabile degli elementi. La scienza, basata sulla convinzione dell'uniformità dell'universo, scopre leggi naturali che regolano ogni aspetto della realtà, dalla materia inanimata alla vita, anche se queste leggi non sempre sono espresse in termini matematici. Diversamente dalle leggi umane, le leggi naturali sono scoperte, non inventate, e sono universali e inalterabili. L'uomo è parte del cosmo e, benché sembri autonomo, non può sfuggire all'ordine naturale senza conseguenze.

La scienza ha fatto grandi progressi nello studio della materia e dell'universo, mentre la comprensione della mente e delle scienze sociali è ancora limitata. Tuttavia, nonostante l'uomo sia composto degli stessi elementi chimici delle stelle, egli si considera libero dalla natura. Ma questa libertà è parziale: il corpo e la mente sono influenzati dalle condizioni fisiche e chimiche, e l'essere umano, pur legato agli animali, è distinto per intelligenza e spirito. L'uomo è dunque libero di scegliere, ma non può evitare l'ordine naturale che lo lega al mondo.

Nella storia dell'evoluzione, l'istinto ha guidato gli esseri viventi verso un adattamento sicuro all'ambiente, mentre l'uomo, dotato di ragione, è vulnerabile agli errori. L'avvento della coscienza ha allontanato l'uomo dall'istinto, costringendolo a cercare attivamente la propria strada. Questa condizione lo rende fragile e incerto nel cogliere la realtà, che può essere compresa solo attraverso l'osservazione diretta e l'esperienza.

L'uomo moderno ha tratto vantaggi dalla scienza e dalla tecnologia, creando una nuova comodità materiale. Tuttavia, ha sacrificato lo spirito in nome del progresso economico, riducendo la sua esistenza alla produzione e al consumo, trascurando lo sviluppo interiore. Questo errore ha portato a un disordine morale e a conflitti. L'educazione esclusivamente intellettuale ha inoltre privato i giovani di una formazione integrale, trascurando il lato affettivo e morale.

Il conflitto tra la libertà umana e le leggi naturali emerge poiché l'uomo, desiderando autonomia assoluta, ignora i limiti dell'ordine universale. La libertà è potente, ma pericolosa: senza disciplina e intelligenza, conduce alla rovina. L'osservanza delle leggi naturali richiede restrizioni alla libertà e accettazione del sacrificio. Solo adattandosi all'ordine delle cose, l'uomo può vivere in armonia con la natura, evitando conseguenze distruttive per sé e le generazioni future.

martedì 26 novembre 2024

Riflessioni sulla condotta della vita (CAP 1). Alexis Carrel.


L'opera riflette su un'esistenza che ha perso il suo equilibrio tra spirito e materia, in cui la modernità si occupa esclusivamente dei problemi materiali, ignorando il benessere spirituale. La nostra società, incapace di offrire felicità o progresso morale, non si oppone al decadimento umano; migliorare la qualità della vita richiederebbe la coltivazione di attività intellettuali e morali.

Nel primo capitolo, si critica l'esagerazione del desiderio di libertà che caratterizza le società democratiche, un fenomeno introdotto dall'Illuminismo che ha ridicolizzato le discipline e la morale tradizionali. La rivoluzione scientifica e la diffusione della stampa portarono a una crescente fiducia nelle conoscenze scientifiche, generando una divisione tra fede e ragione. Così, la morale fondata sulla fede si disintegrò, lasciando il posto a ideologie e appetiti personali, mentre le norme morali, un tempo fondate sull'amore per Cristo e sulla disciplina interiore, sono state abbandonate.

L'uomo moderno, spinto da un egoismo crescente, vive per il piacere e disdegna la responsabilità, con le famiglie che si disgregano e i figli considerati un ostacolo. La scienza, seppur avanzata, non ha migliorato il nostro vivere sociale, preferendo teorie astratte alla realtà concreta. Questa fiducia cieca nelle ideologie, come liberalismo e marxismo, ha ignorato i bisogni reali e misurabili dell'individuo, favorendo invece le speculazioni filosofiche.

L'ottimismo è visto come un pericoloso rifugio che consente di ignorare il male anziché affrontarlo. La libertà moderna è paragonata a un cane smarrito che vaga senza scopo, privo di quella sicurezza morale che aveva in passato. La Chiesa è rimasta l'unica istituzione a difendere un codice morale, sebbene in modo non efficace, in un mondo orientato verso il profitto e la soddisfazione immediata.

Il capitolo chiude criticando il materialismo dilagante, in cui il successo e il denaro determinano il valore di una vita, e chi si dedica a ideali altruistici viene deriso come ipocrita o pazzo. L'ossessione per il divertimento, che devia l'individuo dalla sua missione, rappresenta l'antitesi della vera vita, che invece richiederebbe azione e impegno.

lunedì 25 novembre 2024

Deus absconditus. Messori e Pascal.

«Sappiamo che giocare a nascondino sembra essere l'enigmatica strategia del Dio in cui credono i cristiani. È un Dio che bisogna cercare "attraverso ombre ed enigmi", per dirla con la Scrittura stessa. Non a caso, questo nostro lavoro ha assunto l'aspetto di un'inchiesta condotta con l'esame di indizi, spesso come di "impronte digitali", lasciate da Qualcuno che "ha sparso abbastanza luce per chi vuol credere, ma anche abbastanza buio per chi non vuole credere", secondo le parole di quel detective d'eccezione che fu Blaise Pascal e che molto intuì sui segreti del Deus absconditus.»

domenica 24 novembre 2024

La provocazione di Péguy

Diceva Charles Péguy, lo scrittore divenuto cristiano dal più anticlericale dei laicismi, per lanciare ai credenti le sue salutari provocazioni: «Gesù si è consegnato in balia del biblista, dell'esegeta, del critico, dello storico così come, nella sua Passione, si consegnò inerme ai soldati, ai giudici, alla plebaglia».

Ero l'uomo della guerra. Vito Alfieri Fontana.


E' un'opera intensa e toccante che esplora le complessità del conflitto armato attraverso gli occhi di un protagonista che vive il trauma e l'eroismo. L'autore, con uno stile evocativo e incisivo, riesce a trasmettere la brutalità della guerra e le sue conseguenze psicologiche, non solo per i combattenti ma anche per le loro famiglie e la società in generale.

La narrazione è caratterizzata da flashback e riflessioni profonde, che permettono al lettore di comprendere il peso del passato che grava sul protagonista. La costruzione dei personaggi è ben curata, con ritratti vividi e autentici che rendono il lettore partecipe delle loro esperienze e delle loro lotte interiori. L'autore affronta temi universali come il coraggio, la paura, la perdita e la ricerca di redenzione, rendendo la storia non solo un racconto di guerra, ma un viaggio nell'animo umano.

sabato 23 novembre 2024

"Il coraggio di educare" con Daniele Novara

Appunti sull'incontro "Il Coraggio di Educare" di Daniele Novara - Modena, 22 novembre 2024

Le mani e lo sviluppo dell'intelligenza

  • Le mani sono l'arto con più connessioni cerebrali.
  • Il loro utilizzo è fondamentale per lo sviluppo dell'intelligenza.
  • Attività come il gattonamento contribuiscono al corretto sviluppo motorio; non bisogna forzare i bambini a stare in piedi troppo presto né limitarne i movimenti, ad esempio con fasce.

L'apprendimento è motorio

  • L'apprendimento nei bambini è strettamente legato al movimento.
  • Le mani svolgono un ruolo centrale nel processo motorio e cognitivo, rendendo cruciale la stimolazione sensoriale.

Educazione e immaginario educativo

  • Oggi l'educazione non è considerata una priorità sociale.
  • "Noi siamo l'educazione che abbiamo ricevuto", ma manca un immaginario condiviso su cosa significhi educare.
  • I bambini si formano anche attraverso il rapporto con i genitori, che trasmettono loro valori e modelli. Non esistono caratteri innati: siamo il prodotto di proiezioni e modelli educativi.

Sfide dell'educazione moderna

  • Educare non è semplice e, se fatto male, può lasciare segni profondi.
  • C’è un rischio crescente di medicalizzazione dei comportamenti infantili attraverso diagnosi affrettate o eccessive certificazioni.
  • Bisogna proteggere i bambini da una visione patologizzante dei loro comportamenti.

Cambiamenti culturali e sociali

  • Il calo demografico è una realtà preoccupante, così come il calo di interesse per l'educazione.
  • In molti contesti, cani e gatti occupano più spazio dei bambini, con conseguenze sulla percezione sociale dell'infanzia.
  • Un problema citato dai cinofili: il peggio che si possa fare a un cane è trattarlo come un bambino.

Ruolo della famiglia e dei genitori

  • I genitori moderni, influenzati da una cultura narcisistica e da miti mediatici, spesso risultano fragili sul piano educativo.
  • I bambini devono vedere nei genitori un punto di riferimento, non un amico. Il padre e la madre non possono sostituire la ricerca dell’amicizia tra pari.
  • È importante evitare competizione tra genitori e figli: i genitori devono dare spazio, mantenendo una giusta "distanza educativa".

Demistificare i miti sull’educazione

  1. "Ti devono ascoltare": I bambini non seguono lunghe spiegazioni; hanno bisogno di indicazioni semplici e concrete.
  2. "Giocare con i figli è un obbligo": I bambini devono giocare tra di loro, non dipendere dai genitori per il gioco.
  3. "Non costringerli, ma chiedere il loro parere": Nell'infanzia le decisioni spettano agli adulti.
  4. "Dialogo a tutti i costi": È importante insegnare ai bambini a rispettare regole e limiti.
  5. "Parlare come se fossero adulti": I bambini devono vivere la loro infanzia, non essere forzati a crescere prima del tempo.
  6. "Non puoi impedirgli lo smartphone": L’uso dello smartphone prima dei 14 anni è sconsigliato.
  7. "Non lo controlli abbastanza": L'educazione è un processo di apprendimento, fatto di buone abitudini e regole chiare.
  8. "Cercare il disturbo": Non tutto è un disturbo; occorre evitare la patologizzazione del comportamento.
  9. "Devi stargli vicino sempre": I bambini hanno bisogno di indipendenza e di una distanza educativa equilibrata.

Considerazioni sull’organizzazione educativa

  • L'educazione è un gioco di squadra tra genitori.
  • Durante l'infanzia, la madre svolge un ruolo primario, ma nell’adolescenza è importante il coinvolgimento del padre.
  • Non bisogna psicoanalizzare i figli o attribuire troppa importanza a capricci e affermazioni tipiche della crescita.
  • Mai dare regole da soli / Consultarsi sempre / Parlare col "NOI" / Parla uno a nome della coppia
  • Occorre parlare di più tra genitori meno con i figli.
  • Occorre essere positivi con i figli.

Conclusione

L’educazione è un lavoro in prospettiva, che richiede costanza e organizzazione. L'obiettivo è preparare i figli a una vita serena e sicura, trasmettendo loro strumenti utili per la crescita e la felicità. Come afferma Novara: "Ciascuno cresce solo se sognato".

Abramo e i tre angeli. Chagall.



L'opera di Marc Chagall, "Abramo e i Tre Angeli" (1966), rappresenta un momento biblico significativo, in cui Abramo accoglie tre angeli nella sua tenda, come narrato in Genesi 18. La tela non è solo una rappresentazione visiva, ma un'interpretazione ricca di significati spirituali e teologici che si allineano con la tradizione cattolica.

Chagall cattura l'essenza della fede e dell'ospitalità che caratterizzano Abramo. Gli angeli simboleggiano la presenza divina e l'importanza della comunicazione tra Dio e l'uomo. Abramo, mostrato come accogliente e premuroso, riflette la virtù cristiana dell'ospitalità, centrale anche nel Nuovo Testamento. Inoltre, la figura di Abramo come padre della fede richiama l'idea che l'incontro con il divino sia una chiamata all'azione e alla responsabilità.

La scelta dei colori e delle forme da parte di Chagall crea un'atmosfera di meraviglia e spiritualità. I toni caldi dei vestiti di Abramo e l'intensità luminosa degli angeli evocano sacralità e gioia, simboleggiando la vita che Dio infonde nella creazione. L'opera invita a riflettere sulla fede e sull'ospitalità, valori fondamentali nella tradizione cattolica.

In conclusione, "Abramo e i Tre Angeli" non è solo un capolavoro artistico, ma un richiamo a vivere la propria fede in modo attivo e generoso, emulando l'esempio di Abramo. Chagall celebra la fede e l'umanità, sottolineando l'importanza di essere aperti alla grazia divina. L'opera ricorda a tutti noi che l'ospitalità e la disponibilità all'incontro con Dio e con gli altri sono essenziali per una vita spiritualmente appagante.

I figli sono come gli aquiloni - Erma Bombeck

I figli sono come gli aquiloni,
passi la vita a cercare di farli alzare da terra.
Corri e corri con loro
fino a restare tutti e due senza fiato…
Come gli aquiloni, essi finiscono a terra…
e tu rappezzi e conforti, aggiusti e insegni.
Li vedi sollevarsi nel vento e li rassicuri
che presto impareranno a volare.
Infine sono in aria:
gli ci vuole più spago e tu seguiti a darne.
E a ogni metro di corda
che sfugge dalla tua mano
il cuore ti si riempie di gioia
e di tristezza insieme.
Giorno dopo giorno
l'aquilone si allontana sempre più
e tu senti che non passerà molto tempo
prima che quella bella creatura
spezzi il filo che vi unisce e si innalzi,
come è giusto che sia, libera e sola.
Allora soltanto saprai
di avere assolto il tuo compito.

venerdì 22 novembre 2024

San Giuseppe Falegname. Georges La Tour



Il dipinto San Giuseppe falegname, realizzato da Georges La Tour intorno al 1640 e attualmente esposto al Louvre di Parigi, cattura un momento intimo tra San Giuseppe e il giovane Gesù, ambientato nella penombra di una bottega di falegnameria. Giuseppe, con la sua folta barba e il volto segnato dal lavoro, è curvo sui suoi attrezzi mentre il bambino, seduto su uno sgabello, tiene in mano una candela che illumina il suo viso. Questo uso sapiente del chiaroscuro, caratteristico dello stile di La Tour e ispirato a Caravaggio, crea forti contrasti tra luce e ombra, evidenziando la complicità silenziosa tra padre e figlio.

La luce della candela non solo illumina il viso di Gesù, ma diventa anche un simbolo della sua futura missione e della spiritualità che permea la scena. La Tour utilizza toni caldi e ridotti, in gran parte marroni, per concentrare l'attenzione sui due personaggi e sull'intimità del loro legame. L'artista riesce a trasmettere il mistero e la serenità della vita quotidiana, conferendo sacralità a un momento di apprendimento e crescita.

La figura di Giuseppe, pur non essendo biologicamente il padre di Gesù, riveste un ruolo fondamentale nel suo sviluppo, trasmettendo non solo competenze pratiche, ma anche valori e conoscenze legate alla fede. Questo aspetto è particolarmente evidente nell'approccio educativo che Giuseppe adotta, simboleggiando la saggezza e l'autorità di un padre che, pur restando nell'ombra, guida il figlio nella luce. L'atto di "insegnare a camminare" diventa quindi un atto di amore e di responsabilità, dove il padre si china verso il figlio per facilitare la sua crescita.

Il dipinto tocca anche tematiche più profonde, come la morte e il sacrificio, suggerendo che Giuseppe, mentre insegna al figlio, è consapevole della sua futura Croce. La candela, tenuta da Gesù, diventa un elemento chiave che simboleggia la continuità della vita e il passaggio della conoscenza attraverso le generazioni. La Tour riesce a rappresentare un dialogo intimo e quasi silenzioso, che riflette un'educazione basata su esperienze condivise piuttosto che su teorie astratte.

Inoltre, l'artista contestualizza la scena evangelica nel suo tempo, avvicinando le figure bibliche a una realtà quotidiana riconoscibile. Questo processo di inculturazione rende il dipinto accessibile e rilevante per il pubblico contemporaneo, portando l'osservatore a riflettere sull'importanza dei legami familiari e sull'educazione.

Infine, il dipinto non è solo una rappresentazione di un momento educativo, ma un richiamo alla dimensione spirituale dell'esistenza. Giuseppe non è soltanto un artigiano, ma un custode della fede e della tradizione, impegnato a trasmettere valori attraverso la vita quotidiana. L'immagine di padre e figlio, vicini e assorti nel lavoro, diventa così un invito a riflettere sull'importanza dell'educazione e sulla luce che ogni genitore può portare nella vita del proprio figlio.

giovedì 21 novembre 2024

I primi passi - Vincent van Gogh



L'opera I primi passi, realizzata da Vincent van Gogh nel gennaio-febbraio del 1890, si trova al Metropolitan Museum of Art di New York. Van Gogh, in quel periodo, era ospite di un manicomio a Saint-Rémy, in Francia, e il quadro è stato dipinto senza uscire di casa, sei mesi prima della sua morte. Nato nel 1853 nel Sud dell'Olanda da un pastore protestante, Van Gogh ha avuto una gioventù segnata da un fervore religioso e ha cercato di imitare figure come san Paolo. Fu suo fratello Theo a incoraggiarlo a dedicarsi alla pittura. Sebbene non scelga spesso temi religiosi, la sua arte diventa una meditazione intensa sulla vita.

Nel dipinto, i genitori del bambino sono rappresentati con colori che simboleggiano la vita e la "maternità di Dio", mentre il bambino fa i suoi primi passi, che simboleggiano il cammino della vita, con i rischi e le cadute che comporta. La scena evoca il desiderio innato di raggiungere il padre, rappresentato dalle mani tese del bambino. Il cammino è punteggiato da simboli di vita e morte, come il fosso alla fine del percorso, ma le mani del padre sono pronte a sostenerlo, suggerendo una continua connessione e fiducia tra genitori e figli.


mercoledì 20 novembre 2024

Diario di Etty Hillesum (6) - Le frasi più belle.

Io vivo, vivo pienamente e la vita vale la pena viverla ora, oggi, in questo momento. E se sapessi di dover morire domani, direi: "Mi dispiace molto, ma così come è stato, è stato un bene."

Mio Dio, prendimi per mano, ti seguirò da brava, non farò troppa resistenza. Non mi sottrarrò a nessuna delle cose che mi verranno addosso in questa vita; cercherò di accettare tutto nel modo migliore. Ma concedimi di tanto in tanto un breve momento di pace. Non penserò più, nella mia ingenuità, che un simile momento debba durare in eterno; saprò anche accettare l'irrequietezza e la lotta. Il calore della sicurezza mi piace, ma non mi ripeterò se mi toccherà stare al freddo, purché tu mi tenga per mano. Andrò dappertutto allora e cercherò di non aver paura. E dovunque mi troverò, io cercherò di irradiare un po' di quell'amore, di quel vero amore per gli uomini che mi porto dentro. Ma non devo neppure vantarmi di questo amore. Non so se lo possiedo. Non voglio essere niente di così speciale; voglio solo cercare di essere quella che in me chiede di svilupparsi pienamente.

Trovo bella la vita e mi sento libera. I cieli si estendono dentro di me come sopra di me. Credo in Dio e negli uomini e oso dirlo senza falso pudore. La vita è difficile, ma non è grave.

martedì 19 novembre 2024

Diario di Etty Hillesum (5)

Etty riflette sulla ricerca di un rinnovamento interiore attraverso l'apertura a Dio, che considera come la sorgente della vera forza e della creatività. Sottolinea l'importanza di liberarsi dalle piccole preoccupazioni quotidiane che consumano le nostre energie. Citando Matteo 6:34, invita a non preoccuparsi eccessivamente per il futuro, ma piuttosto a concentrarsi sul presente e a coltivare la pace interiore. Crede che il nostro dovere morale sia quello di sviluppare una tranquillità interiore che possa contagiare gli altri, affinché si possa creare un mondo più pacifico.

Etty esprime il desiderio di affrontare il dolore in modo fruttuoso e di accettare la realtà con tutte le sue sfide. Desidera imparare a prendere su di sé il dolore che le è imposto, piuttosto che quello che si sceglie. La sua ricerca di pace la porta a riconoscere la ricchezza della vita e l'importanza di un amore universale, che va oltre l'affetto per un'unica persona. Essa si confronta con il dolore umano e il senso di miseria che osserva attorno a sé, eppure mantiene una fede profonda nella bellezza della vita.

Etty sostiene che il vero amore deve trascendere i legami familiari e includere l'amore per tutti gli esseri umani, essendo ogni vita un riflesso di Dio. Pur riconoscendo il dolore, è convinta che ogni situazione difficile contenga in sé del bene. La sua vita diventa un dialogo continuo con Dio, e la sua missione è quella di condividere questa ricchezza interiore con gli altri, trasformando il dolore in un'opportunità di crescita e amore.

lunedì 18 novembre 2024

Diario di Etty Hillesum (4)

Etty esprime la sua gratitudine a Dio per la forza e la serenità che trova anche nei momenti di grande sofferenza. Riconosce che il dolore e le preoccupazioni del suo tempo non l'hanno portata all'odio, ma l'hanno invece spinta a cercare la calma interiore. Comprende che la vera forza risiede nell'accettare se stessi e le proprie fragilità, e nell'aprire il cuore all'amore per gli altri, anche per i nemici. La sua esperienza le insegna che è necessario rimanere onesti e aperti, pronti a ricominciare e ad abbracciare tutto ciò che la vita porta.

La vita, per Etty, è un viaggio interessante, nonostante le circostanze difficili. Esprime il desiderio di vedere oltre il dolore e di trasformarlo in una fonte di bellezza. La sua fede si basa sulla convinzione che, anche nelle difficoltà, si possa trovare un senso profondo. Incontra l'umanità e il suo dolore con empatia, cercando Dio in ogni persona e traendo forza dalla sua presenza.

Etty riflette su come le esperienze passate l'abbiano arricchita, permettendole di affrontare i misteri della vita e della morte. Si sente fortunata per la sua intensa vita interiore e per la connessione che ha con Dio, che la guida e le dà coraggio. Anche nei momenti di crisi, mantiene una visione positiva della vita, vedendola come bella e piena di significato. Sottolinea l'importanza del perdono e della comprensione, sia verso se stessi che verso gli altri, e si sente in pace con la sua esistenza, cercando sempre di dare e condividere amore. Nonostante il suo contesto difficile, la sua anima rimane ricca di gratitudine e speranza.

domenica 17 novembre 2024

Diario di Etty Hillesum (3)

Etty riflette sull'accettazione della morte come parte integrante della vita e sulla necessità di trovare forza interiore per affrontare il dolore e le ingiustizie del suo tempo. Consapevole delle sofferenze e dell'oppressione del popolo ebraico durante la Seconda Guerra Mondiale, Etty cerca una serenità profonda, affrontando l'angoscia e mantenendo la fiducia in Dio, nonostante l'apparente assenza di giustizia.

Per Etty, la forza vera risiede nel saper accettare i propri limiti, fisici e spirituali, e nel rendere questa consapevolezza una risorsa per sé e per gli altri. Lei sente la responsabilità di trasmettere amore e speranza, credendo che la vita rimanga bella e piena di significato anche nelle condizioni più difficili. Prepara il suo spirito ad affrontare eventuali sofferenze e a riconoscere la propria fragilità, senza perdere la fiducia nel futuro e nella bontà della vita stessa.

Dio non è per lei una forza esterna, ma una presenza intima, e sente di dover proteggere questa dimensione di sacralità nella sua anima, per non lasciarsi consumare dal male. In ogni preghiera, Etty si propone di trasmettere forza a chi soffre, credendo che, pregando per gli altri, si espanda l'amore universale. Pur attraversando tempi duri, Etty sente di dover contribuire a una nuova umanità, priva di odio e ricca di pace interiore, che lei stessa cerca di costruire attraverso ogni gesto quotidiano, per vivere e aiutare gli altri a vivere con dignità e speranza.

sabato 16 novembre 2024

Diario di Etty Hillesum (2)

Etty racconta l'intenso percorso spirituale affrontato negli anni bui della Seconda Guerra Mondiale. In bilico tra sofferenza e speranza, Etty riflette sul valore della vita, la necessità di amore e il senso della fede. Pur in un contesto tragico, si sforza di trovare un senso alla sua esistenza e di vivere in armonia, comprendendo che le difficoltà, anche quelle estreme, non tolgono bellezza alla vita.

L'autrice riconosce che l'avversione per gli altri nasce spesso dall'insoddisfazione verso se stessi e che ogni pretesa sugli altri porta inevitabilmente delusione. Sceglie invece la via del perdono, compiendo un cammino interiore di accettazione, che include l'umanità dei propri genitori e la propria vulnerabilità. Non sente istinto materno, temendo di aggiungere infelicità al mondo, ma prova una grande responsabilità verso gli esseri umani, cercando di coltivare amore e disponibilità verso tutti.

Etty prega per una fede che la sorregga, non sfugge alla realtà ma continua a lodare la creazione di Dio malgrado tutto. Conscia della violenza e dell'ingiustizia attorno, sceglie di non lasciarsi sopraffare dall'odio, convinta che solo liberandosi dai rancori e accettando la sofferenza come parte integrante dell'esistenza si può trovare la pace. In ogni prova quotidiana, Hillesum trova motivo di riconoscenza e vuole affrontare la vita fino in fondo, con una fede incrollabile nella dignità umana e nella bellezza che persiste, nonostante l'orrore della guerra.

venerdì 15 novembre 2024

Diario di Etty Hillesum (1)



Il Diario di Etty Hillesum, giovane ebrea olandese, rappresenta un percorso intimo e spirituale durante i difficili anni dell'occupazione nazista. Etty affronta le sfide interiori, l'amore, la fede e la disperazione, mostrando un profondo desiderio di trovare senso nella sofferenza. Esprime un'intensa ricerca di Dio, chiedendo forza per affrontare la realtà che la circonda, una realtà in cui gli orrori della guerra minacciano di spegnere ogni speranza. Etty vive in modo appassionato, aspirando a cogliere ogni momento e a dare significato alla vita.

Nel diario, riflette sull'amore e sulle relazioni, riconoscendo la sua irrequietezza e l'incapacità di trovare soddisfazione in legami fugaci. Cerca una profonda autonomia interiore, interrogandosi sul proprio ruolo come donna. Tra le sue riflessioni, emerge anche una critica alla superficialità quotidiana, sia propria che familiare.

Per Hillesum, il dolore, la fede e l'amore per l'umanità si intrecciano, spingendola a donarsi completamente come strumento divino. In un contesto che potrebbe distruggere chiunque, Etty sceglie di affrontare la vita con coraggio, trasformando il proprio dolore in una missione di testimonianza e speranza.

giovedì 14 novembre 2024

Di padre in figlio (5). Conversazioni sul rischio di Educare. Nembrini

Il ruolo dell'insegnamento e dell'educazione è un profondo rapporto di amore e impegno verso il prossimo, sottolineando la centralità del rapporto umano tra insegnante e studente. L'apprendimento si basa non solo sull'insegnamento di nozioni, ma soprattutto sulla trasmissione di valori e sulla costruzione di un legame affettivo e di fiducia. L'autore sostiene che solo attraverso questo tipo di connessione affettiva si possa apprendere realmente e che, senza una guida appassionata e presente, gli studenti perdono le motivazioni per apprendere.

Si critica l'approccio moderno, che spesso separa l'istruzione dall'educazione, dimenticando il bisogno degli studenti di trovare ragioni profonde e personali per imparare. Il ruolo del genitore, spesso delegato alla scuola, è invece essenziale per fornire stabilità e supporto, con la scuola che diventa una risorsa complementare. Inoltre, il compito dell'insegnante è visto come una missione educativa che richiede comprensione, pazienza e anche valutazione, intesa come riconoscimento del valore e del potenziale dello studente.

L'autore introduce la riflessione sul buonismo e sulla rigidità eccessiva come due estremi da evitare nell'educazione. Il buonismo rischia di privare gli studenti del confronto necessario con la realtà, mentre una rigidità troppo severa li allontana e crea paura. Amare significa essere capaci di affermare il valore dell'altro, che include una visione chiara, ma misericordiosa, del bene e del male. La valutazione quindi non è solo un giudizio tecnico, ma un riconoscimento della persona e un supporto nel cammino verso il miglioramento.

Infine, viene discussa la figura di Pinocchio come metafora della vita umana e della crescita interiore. La storia di Pinocchio è un racconto di ribellione e di ritorno alla propria origine, attraverso il riconoscimento del bisogno di un "padre" come guida e sostegno. La coscienza, rappresentata dal Grillo Parlante, è una voce interiore sempre presente che richiama l'uomo a non dimenticare la propria origine divina. L'autore suggerisce che solo riconoscendo l'importanza di una guida e della conoscenza possiamo davvero trovare il nostro posto nel mondo, poiché la libertà individuale è accompagnata dalla necessità di una direzione etica e spirituale. La figura della Fata Turchina, intesa come la Chiesa, rappresenta la forza salvifica che continua a offrire opportunità di riscatto e di crescita, anche quando l'individuo sembra perdersi.

mercoledì 13 novembre 2024

Di padre in figlio (4). Conversazioni sul rischio di Educare. Nembrini

L'educazione non è un insieme di regole o tecniche, ma un dono di misericordia. Il padre dell'autore è descritto come un modello che, con il suo esempio, ha insegnato la fede e la perseveranza. L'educazione non si limita a trasmettere valori religiosi, ma consiste nel fornire un esempio autentico, mostrando il bene e il male, la gioia e il dolore, e vivendo una fede radicata nella realtà.

Secondo l'autore, il vero compito dei genitori è vivere la fede in modo tale che i figli possano esserne attratti, non con imposizioni, ma offrendo una testimonianza di vita che li incuriosisca. I figli osservano i genitori, e attraverso i loro errori e perdoni imparano ad affrontare la vita. La missione educativa è perciò anche un invito alla libertà, lasciando che i giovani decidano di seguire i valori cristiani con convinzione propria.

L'incontro dell'autore con Don Giussani è stato rivelatore, poiché ha mostrato che la fede può essere comunicata e resa comprensibile. La proposta educativa cristiana non è una risposta preconfezionata ai problemi, ma offre una visione nuova per affrontare le sfide. L'autore sottolinea che vivere l'educazione come un problema ne ostacola l'efficacia, mentre la vera educazione consiste nel riconoscere e perdonare.

Il testo richiama la necessità di una comunità educativa e di relazioni significative, criticando una cultura della solitudine e del relativismo che indebolisce la trasmissione dei valori. In conclusione, il vero delitto verso i giovani è la mancanza di speranza: il compito di ogni adulto è testimoniare la bontà della vita, ponendo fiducia e misericordia al centro del processo educativo.

martedì 12 novembre 2024

Di padre in figlio (3). Conversazioni sul rischio di Educare. Nembrini

Per educare efficacemente un figlio, occorre che questi veda come i valori e le esperienze proposte siano condivisi e vissuti anche dagli altri. Aprire la casa alle amicizie e alla scoperta del mondo è fondamentale. L'educatore, infatti, è una persona che si lascia educare, capace di affascinare il giovane anche nel tempo libero, dove sperimentare liberamente i propri ideali.

Educare richiede pazienza, amore e fiducia nella libertà, senza cadere in approcci autoritari. Ogni esperienza, anche gli errori, sono momenti di crescita, ma è necessario saper perdonare e accogliere. L'adulto deve testimoniare nella propria vita la speranza che vuole trasmettere, mostrando ai figli che è possibile vivere con fede e amore anche davanti alle difficoltà.

La vera educazione si verifica culturalmente, caritatevolmente e missionariamente: ogni figlio deve imparare ad amare ciò che lo circonda, apprezzare il reale e sentirsi aperto al mondo. Educare è una scommessa su libertà e misericordia, senza far pesare gli errori, ma offrendo sempre una possibilità di ripresa. Le regole sono importanti, ma devono essere strumenti, non fini. L'educazione richiede un continuo perdono e una carità verso il figlio.

Infine, la fede in Dio e l'amore gratuito sono esempi per i figli, a cui trasmettere la convinzione che la sofferenza può essere superata, guardando all'esempio di Cristo. Insieme, genitori e figli imparano che il bene è possibile e che, nonostante tutto, il male non ha l'ultima parola.

lunedì 11 novembre 2024

Di padre in figlio (2). Conversazioni sul rischio di Educare. Nembrini

L'educazione è un processo complesso, che richiede una verifica personale da parte dei giovani e un coinvolgimento affettivo tra educatore e educando. Quando un figlio o un allievo inizia a ragionare autonomamente, mette a confronto i valori e gli insegnamenti ricevuti con le sue esperienze e con ciò che osserva. Tuttavia, l'adulto non può aspettarsi che le parole bastino: affinché un giovane comprenda davvero, è necessaria una relazione di fiducia e amore.

L'esperienza e la verifica personale sono centrali nel processo educativo. La vera comprensione scaturisce quando ciò che si apprende viene vissuto in prima persona, permettendo al giovane di fare proprio ciò che è stato proposto. In tal senso, fare esperienza del bene, del vero e del bello è essenziale, ma non è necessario vivere ogni possibile esperienza, soprattutto quelle dannose. L'educazione deve fornire certezze, evitando che la società moderna, con le sue ambiguità, instilli nei giovani un senso di insicurezza rispetto al bene e al male.

Il ruolo dell'educatore è duplice: da un lato deve proporre chiaramente un senso unitario della vita, dall'altro deve spingere il giovane a confrontarlo con la realtà attraverso la propria esperienza. Questa verifica si realizza nell'ambiente familiare e scolastico, nel tempo libero e nella comunità, che fornisce esempi e modelli di vita positiva. Solo un'educazione che coinvolga attivamente i giovani, promuovendo esperienze concrete e significative, può rispondere alle grandi domande di senso e felicità che caratterizzano l'adolescenza.

domenica 10 novembre 2024

Alessandro D'Avenia. L'Odissea e l'arte di essere mortali.




Questi appunti catturano il cuore del messaggio di Alessandro D'Avenia sul valore dell'Odissea come metafora della vita e della scuola come luogo di formazione alla vita stessa. D'Avenia spiega come l'esistenza umana sia un viaggio di ritorno a casa, intesa come il luogo in cui ci sentiamo accolti per ciò che siamo, dove troviamo il nostro valore intrinseco. A differenza della scuola, che è un luogo in cui andiamo per imparare e rischiare, la casa rappresenta la meta, un ritorno a noi stessi. La scuola è il luogo in cui sperimentiamo e scopriamo chi siamo e quanto valiamo, dove possiamo avventurarci e scoprire le verità che ci rendono vivi.

D'Avenia racconta come il percorso dell'eroe – come quello di Ulisse – sia segnato dalla ricerca di senso e autenticità. Essere eroi significa affrontare le nostre paure e vivere consapevoli della mortalità: solo tenendo a mente la morte possiamo imparare a vivere pienamente, lontani dalla "vita da morti" che ci rende oggetti di aspettative e non soggetti di possibilità. La scuola, quindi, non è solo un luogo di formazione accademica, ma di allenamento all'attenzione verso ciò che non muore – il bello, il vero, il giusto – per avvicinarsi a quell'immortalità che gli eroi dell'epica raggiungono.

L'eroe, secondo D'Avenia, è colui che non si arrende alla noia o alla superficialità, ma vive intensamente, pronto a trasformare il dolore e la paura in azioni coraggiose. Questa energia nasce dal desiderio di rispondere a una vocazione, quella voce unica e irripetibile – il "Daimon" dei Greci – che guida ciascuno a dare il meglio di sé, sentendosi indispensabile nel mondo. L'eroe autentico è colui che rende giustificata la sua presenza nel mondo e non si limita a giustificare assenze.

Il viaggio dell'eroe è anche segnato dai riconoscimenti, momenti in cui la sua identità più profonda viene compresa dagli altri. Ulisse viene riconosciuto da chi gli è vicino non per i suoi tratti esteriori, ma per le sue ferite, per le esperienze che lo hanno reso chi è. Questi riconoscimenti sono tappe fondamentali del suo percorso: uno sguardo che accoglie le sue vulnerabilità senza giudizio, che gli conferma il valore della sua esistenza.

L'ultimo riconoscimento avviene da Penelope, la moglie, che gli ricorda che la vita ha senso solo quando è condivisa in un vincolo di amore e fiducia. È attraverso la cura della relazione che l'essere umano riesce a sconfiggere la paura della morte, trovando qualcuno con cui portare il peso dell'esistenza e al quale confidare le proprie fragilità senza timore. Il matrimonio, in questa visione, diventa il luogo della verità reciproca, dove ogni giorno si rinnova un patto di fiducia e di sostegno.

D'Avenia, dunque, ci invita a vivere eroicamente, a fare della nostra vita un'Odissea, un viaggio verso ciò che ci rende vivi e veri, senza mai perdere di vista il nostro valore e la nostra vocazione. In questo percorso, la scuola, le relazioni e l'amore diventano tappe di un cammino che dà significato alla nostra mortalità.

Di padre in figlio (1). Conversazioni sul rischio di Educare. Nembrini



Il testo tratta il valore e la missione dell'educazione, vista come un atto d'amore e testimonianza sincera. Educare significa accompagnare i giovani verso una comprensione profonda della realtà e della propria libertà, evitando sia di limitare il loro sviluppo sia di giustificare ogni scelta per paura di perderne l'affetto. Il testo sottolinea l'importanza della misericordia e della coerenza ideale, come insegna Giussani, intesa come onestà e umiltà nel riconoscere i propri errori.

L'educazione è, prima di tutto, un esempio di vita, un atto di testimonianza che permette ai giovani di vedere un significato e una speranza concreta nel vivere. I figli non chiedono perfezione, ma un modello adulto che sappia rispondere alla domanda di senso e di bene, dimostrando attraverso la propria vita che vale la pena affrontare le sfide dell'esistenza.

La società contemporanea, secondo il testo, vive una crisi educativa dovuta alla mancanza di trasmissione di valori e significati tra generazioni. L'educazione non si realizza con prediche o imposizioni, ma con la capacità di "essere" e di mostrare una vita vissuta in coerenza con i propri ideali. Gli adulti sono chiamati a essere "autorità" che stimola e fa crescere, non attraverso il controllo o la permissività, ma attraverso la fermezza in una visione positiva della vita.

La misericordia è il fondamento dell'educazione: essa accoglie e sostiene il giovane con amore, prima che egli cambi, creando un ambiente di fiducia e accettazione che è l'inizio del vero processo educativo. L'educazione si conferma, quindi, come un atto di amore, coerenza e speranza, capace di trasmettere una sicurezza e una fiducia nel valore della vita.

sabato 9 novembre 2024

Perché è più facile dominare chi non crede in niente. Ed è questo il modo più sicuro di conquistare il potere.

Gmork: Sei uno sciocco e non sai un bel niente di Fantasia. È il mondo della fantasia umana. Ogni suo elemento, ogni sua creatura scaturisce dai sogni e dalle speranze dell'umanità e quindi Fantasia non può avere confini.


Atreyu: Perché Fantasia muore?


Gmork: Perché la gente ha rinunciato a sperare. E dimentica i propri sogni. Così il Nulla dilaga.


Atreyu: Che cos'è questo Nulla?!


Gmork: È il vuoto che ci circonda. È la disperazione che distrugge il mondo, e io ho fatto in modo di aiutarlo.


Atreyu: Ma perché?!


Gmork: Perché è più facile dominare chi non crede in niente. Ed è questo il modo più sicuro di conquistare il potere.


Atreyu: Chi sei veramente?


Gmork: Io sono il servo del Potere che si nasconde dietro il Nulla. Ho l'incarico di uccidere il solo in grado di fermare il Nulla. L'ho perso nelle paludi della Tristezza. Il suo nome era Atreyu.


Atreyu: Se tanto dobbiamo morire, preferisco morire lottando. Attaccami Gmork! Io sono Atreyu!


venerdì 8 novembre 2024

Obiezione di coscienza e femminismo. Paola Ricci Sindoni.

L'articolo https://it.zenit.org/2012/09/10/obiezione-di-coscienza-e-femminismo/ analizza il conflitto tra il diritto all'aborto e il diritto all'obiezione di coscienza, focalizzandosi sulle posizioni dei movimenti femministi.

L'articolo propone una riflessione articolata sul tema dell'obiezione di coscienza, sottolineando la complessità della questione e la necessità di un dibattito costruttivo. L'autore invita a superare gli estremismi e a cercare soluzioni che conciliino il diritto all'aborto con il rispetto dei diritti di coscienza.

giovedì 7 novembre 2024

Anticristo e Anticristianesmo

L'articolo di Antonio Socci https://www.antoniosocci.com/e-il-tempo-dellanticristianesimo-e-addirittura-dellanticristo-che-porta-allautodistruzione-sentite-cosa-pensano-gli-ultimi-papi/ riflette sull'attuale epoca, considerata da molti, inclusi gli ultimi papi, come segnata dalla presenza dell'Anticristo e dall'anticristianesimo. 

Papa Francesco ha parlato dell'azione di Satana nel mondo tecnologico e secolarizzato, criticando le visioni progressiste che negano la sua esistenza. Il Papa ha raccomandato la lettura del romanzo distopico "Il padrone del mondo" di Robert H. Benson, che tratta dell'Anticristo. 

Anche Benedetto XVI, in diversi interventi, ha richiamato questa figura, sottolineando che il confronto centrale tra cristianesimo e anticristo riguarda la libertà e l'immagine dell'uomo. 

Giovanni Paolo II ha parlato di una lotta finale tra Chiesa e Anti-Chiesa, mentre il Catechismo avverte di un futuro pseudo-messianismo che glorifica l'uomo al posto di Dio.

Contro l'umanesimo "escludente" riaffermare il realismo classico. D'Agostino (2012)


Francesco D'Agostino sostiene che la difesa della vita sia fondamentale per la democrazia. L'autore critica l'umanesimo esclusivo, una corrente di pensiero che pone l'individuo e la sua autodeterminazione al centro di tutto, a scapito di un'etica più ampia e inclusiva. Argomenti a favore del realismo classico:

  • La vita come fondamento dei diritti: Secondo D'Agostino, i diritti umani trovano il loro fondamento nella vita stessa, intesa come realtà concreta e individuale.
  • L'uomo come unità psico-fisica: L'autore rifiuta una visione dualistica dell'uomo, sottolineando l'importanza della dimensione corporea e biologica.
  • La centralità della cura: La medicina, volta alla cura della persona, è un esempio di come la difesa della vita sia un valore fondamentale.
  • Limiti dell'autodeterminazione: L'autore critica l'idea che l'individuo sia totalmente libero di autodeterminarsi, sottolineando i rischi di isolamento e di perdita di senso.
  • La democrazia come valore condiviso: La democrazia richiede un fondamento etico comune, che si trova nel riconoscimento della dignità intrinseca di ogni persona, indipendentemente dalle sue condizioni.

In sintesi, D'Agostino propone un ritorno al realismo classico, che pone al centro la vita umana e il riconoscimento della dignità di ogni individuo. Questa prospettiva, secondo l'autore, è fondamentale per costruire una società democratica e inclusiva.