«Vorrei cantar quel memorando sdegno
ch'infiammò già ne' fieri petti umani
un'infelice e vil Secchia di legno
che tolsero a i Petroni i Gemignani.
[...]
Ma la Secchia fu subito serrata
ne la torre maggior dove ancor stassi,
in alto per trofeo posta e legata
con una gran catena a' curvi sassi;
s'entra per cinque porte ov'è guardata
e non è cavalier che di là passi
né pellegrin di conto, il qual non voglia
veder sì degna e glorïosa spoglia.»
Appunti e riflessioni personali che nascono da esperienze vissute, letture di articoli e libri. Mi concentro principalmente su temi legati alla fede cattolica, ma esploro anche argomenti riguardanti l'infanzia, la scuola, l'inclusione, la disabilità, la tradizione modenese e il risparmio. ••• about.me/famiglia.gibellini •••
domenica 13 ottobre 2024
La secchia rapita
La secchia rapita è un poema eroicomico in ottave scritto da Alessandro Tassoni e pubblicato nel 1622. Narra la storia di un conflitto tra Bologna e Modena durante il periodo di Federico II di Svevia, in cui i modenesi, dopo aver respinto un'incursione bolognese, rubano una secchia di legno come trofeo di guerra. I bolognesi, indignati, dichiarano guerra ai modenesi per riavere la secchia.
Il poema alterna episodi eroici a momenti comici e burleschi. Tra gli elementi caratteristici c'è la partecipazione degli dei dell'Olimpo, con Apollo e Minerva schierati con Bologna, e Marte, Venere e Bacco dalla parte di Modena. Un altro dettaglio curioso è l'introduzione di un esercito di donne guidato da Renoppia.
Uno dei personaggi più noti è il conte di Culagna, un cavaliere vanaglorioso e codardo che rappresenta lo spirito ironico dell'opera. Il conte tenta di avvelenare sua moglie per amore di Renoppia, ma finisce per bere lui stesso la pozione, subendo un'umiliazione pubblica. Il conflitto si conclude con un accordo, in cui Modena trattiene la secchia e Bologna tiene prigioniero re Enzo.
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