Il testo tratta del relativismo e del suo impatto sulla religione, la morale e la vita sacramentale, secondo il cardinale Ratzinger. Egli riconosce che il relativismo può essere accettabile in ambito politico, ma ne denuncia l'applicazione alla religione e all'etica, dove ha portato a una crisi di significato. Un esempio è il modo in cui i sacramenti sono ridotti a semplici atti simbolici o decorativi, perdendo la loro essenza spirituale. Celebrare i sacramenti diventa un atto di consumo, più che di fede, con la comunità al centro, mentre Dio viene marginalizzato.
Ratzinger rileva come il relativismo abbia influenzato anche la morale e la dottrina della Chiesa, manifestandosi in particolare nella reazione negativa all'enciclica *Humanae Vitae*, che ha alimentato dissensi interni e messo in discussione l'autorità della Chiesa. La coscienza individuale viene spesso posta in contrasto con gli insegnamenti morali della Chiesa, portando a un'ottusità etica.
Questa perdita di rilevanza della Chiesa, paragonata a un sale che ha perso il suo sapore, porta all'indebolimento della sua influenza sociale e all'autodissoluzione. Tuttavia, Ratzinger richiama alla vittoria già ottenuta da Cristo, ricordando che, nonostante le sfide del relativismo e del pluralismo moderno, la verità della Chiesa è invincibile. Infine, Ratzinger si ispira all'immagine dell'Apocalisse di Giovanni, in cui la Chiesa, rappresentata dalla donna perseguitata, trionfa grazie alla vittoria già acquisita da Cristo sul male, rafforzando la speranza e il coraggio dei cristiani di oggi.
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