Nella Divina Commedia, Dante deve affrontare un esame di fede per poter vedere Dio. Questo esame, simile a quello dei baccellieri medievali, si divide in tre questioni legate alle virtù teologali: fede, speranza e carità. San Pietro interroga Dante sulla fede, chiedendogli di definirla e di spiegare da dove essa provenga.
Dante, ispirandosi a San Paolo, definisce la fede come "sustanza di cose sperate" e "argomento de le non parventi", ovvero la base delle nostre speranze e la prova di ciò che non vediamo. Quando San Pietro chiede a Dante come abbia ottenuto la fede, lui risponde che il fondamento sono le Sacre Scritture. La prova della loro veridicità, secondo Dante, è nei miracoli narrati, e soprattutto nella crescita della Chiesa nonostante le difficoltà.
Dante conclude la sua professione di fede dichiarando la sua credenza in un solo Dio, uno e trino, basandosi non solo su prove fisiche e metafisiche, ma anche sull'Antico e il Nuovo Testamento. Superato l'esame sulla fede, Dante dovrà poi affrontare le prove sulla speranza e la carità, dimostrando che queste virtù derivano dalla fede in Cristo.
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