Nel processo Impagnatiello, il movente del delitto è stato attribuito al rifiuto della paternità e delle responsabilità derivanti dalla gravidanza della compagna, un comportamento che contraddice il modello patriarcale tradizionale, fondato sul controllo e sulla responsabilità familiare. Allo stesso modo, l'omicidio di Giulia Cecchettin da parte di Turetta viene descritto come un atto infantile e impulsivo, simile a un capriccio adolescenziale, piuttosto che un'espressione di dominio maschile.
L'articolo sostiene che questi omicidi non siano riconducibili a una "mascolinità tossica", ma piuttosto a una mancanza di maturità e di educazione emotiva. Critica l'idea di "devirilizzare" gli uomini come soluzione e propone invece di educarli a crescere come adulti responsabili, capaci di gestire le proprie passioni con razionalità. Conclude che l'attuale narrazione, basata sul conflitto tra i sessi, perpetua uno sterile scontro senza risolvere le problematiche alla radice.
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