Primo Levi, nel campo di concentramento nazista, trovò un rifugio nella poesia di Dante, in particolare nel "Canto di Ulisse della Divina Commedia, che gli offrì un momento di luce e bellezza in mezzo all'orrore.
Analogamente, il poeta russo Osip Mandel'stam, destinato al Gulag sovietico, si procurò una copia tascabile della Divina Commedia, non potendo immaginare di affrontare anni di detenzione senza il conforto del Poema sacro. Questi esempi mostrano come l'opera di Dante abbia rappresentato un baluardo di speranza anche nei contesti più tragici del XX secolo.
Recentemente, con la morte dello scrittore albanese Ismail Kadare, è riemersa una sua affermazione sorprendente: dopo i regimi totalitari del XX secolo, Dante è diventato ancora più rilevante. Sebbene questa attualità di Dante sia indiscutibile per alcuni, non è scontata nella cultura contemporanea. Dante, che fu anche un politico, resta una figura chiave per comprendere epoche storiche diverse, nonostante il contesto moderno sia molto distante dal suo tempo.
Karl Marx e Friedrich Engels, nel "Manifesto del partito comunista", identificano Dante come una figura di transizione tra il Medioevo feudale e l'era capitalista moderna, definendolo "una figura gigantesca". Questa riflessione mostra quanto Dante fosse riconosciuto anche come simbolo di cambiamenti storici profondi.
Nel Novecento, Giuseppe Antonio Borgese, rifugiatosi negli Stati Uniti per sfuggire al fascismo, sottolineò il ruolo unico di Dante nella formazione dell'identità italiana. Per Borgese, Dante non fu solo un poeta, ma il creatore della nazione italiana, paragonabile a Mosè per Israele. La Divina Commedia, secondo lui, contribuì a forgiare l'Italia come un compromesso tra l'eterno e il quotidiano, tra l'infinito e la realtà concreta.
Questi riferimenti dimostrano come Dante, attraverso i secoli, continui a illuminare non solo la letteratura, ma anche le riflessioni sulla politica e l'identità nazionale.
Recentemente, con la morte dello scrittore albanese Ismail Kadare, è riemersa una sua affermazione sorprendente: dopo i regimi totalitari del XX secolo, Dante è diventato ancora più rilevante. Sebbene questa attualità di Dante sia indiscutibile per alcuni, non è scontata nella cultura contemporanea. Dante, che fu anche un politico, resta una figura chiave per comprendere epoche storiche diverse, nonostante il contesto moderno sia molto distante dal suo tempo.
Karl Marx e Friedrich Engels, nel "Manifesto del partito comunista", identificano Dante come una figura di transizione tra il Medioevo feudale e l'era capitalista moderna, definendolo "una figura gigantesca". Questa riflessione mostra quanto Dante fosse riconosciuto anche come simbolo di cambiamenti storici profondi.
Nel Novecento, Giuseppe Antonio Borgese, rifugiatosi negli Stati Uniti per sfuggire al fascismo, sottolineò il ruolo unico di Dante nella formazione dell'identità italiana. Per Borgese, Dante non fu solo un poeta, ma il creatore della nazione italiana, paragonabile a Mosè per Israele. La Divina Commedia, secondo lui, contribuì a forgiare l'Italia come un compromesso tra l'eterno e il quotidiano, tra l'infinito e la realtà concreta.
Questi riferimenti dimostrano come Dante, attraverso i secoli, continui a illuminare non solo la letteratura, ma anche le riflessioni sulla politica e l'identità nazionale.
https://danteprofetadisperanza.it/
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