Nel testo, Raniero Cantalamessa affronta il tema del "sospetto freudiano" verso la fede cristiana in Dio Padre, una teoria che ha profondamente influenzato il pensiero del XX secolo. Sigmund Freud ha ipotizzato che la fede in Dio Padre sia una proiezione del complesso paterno, dove il bambino, crescendo, sviluppa un conflitto con il padre terreno, desiderandone inconsciamente l'eliminazione per poi idealizzarlo come figura protettiva. Questo conflitto, secondo Freud, si estende alla religione, trasformando Dio in un "padre ingigantito", e riconducendo l'origine della religione a un delitto primordiale in cui i figli uccidono il padre per poi divinizzarlo.
Freud applica questa teoria alle religioni monoteistiche, in particolare all'ebraismo e al cristianesimo, sostenendo che Mosè non fosse ebreo ma un nobile egiziano promotore del monoteismo. Secondo Freud, Mosè fu ucciso dagli ebrei, ripetendo così l'uccisione del padre originario. La successiva religione cristiana, per Freud, è l'evoluzione di questo processo, dove il Figlio prende il posto del Padre, risolvendo simbolicamente il conflitto.
Cantalamessa critica Freud per aver ridotto la religione a una semplice proiezione psicologica, ignorando aspetti fondamentali come la Trinità cristiana. Tuttavia, riconosce che le teorie di Freud hanno stimolato una riflessione più profonda sulla fede, purificandola da concezioni antropomorfiche. In definitiva, per Cantalamessa, il confronto con Freud non mina la fede in Dio Padre, ma la rafforza, sottolineando che la vera radice del desiderio umano di un padre ideale risiede in Dio, non in una proiezione psicologica. La nostalgia del Padre, come evidenziato da Freud, trova una risposta adeguata solo nella paternità divina rivelata nel cristianesimo.
Freud applica questa teoria alle religioni monoteistiche, in particolare all'ebraismo e al cristianesimo, sostenendo che Mosè non fosse ebreo ma un nobile egiziano promotore del monoteismo. Secondo Freud, Mosè fu ucciso dagli ebrei, ripetendo così l'uccisione del padre originario. La successiva religione cristiana, per Freud, è l'evoluzione di questo processo, dove il Figlio prende il posto del Padre, risolvendo simbolicamente il conflitto.
Cantalamessa critica Freud per aver ridotto la religione a una semplice proiezione psicologica, ignorando aspetti fondamentali come la Trinità cristiana. Tuttavia, riconosce che le teorie di Freud hanno stimolato una riflessione più profonda sulla fede, purificandola da concezioni antropomorfiche. In definitiva, per Cantalamessa, il confronto con Freud non mina la fede in Dio Padre, ma la rafforza, sottolineando che la vera radice del desiderio umano di un padre ideale risiede in Dio, non in una proiezione psicologica. La nostalgia del Padre, come evidenziato da Freud, trova una risposta adeguata solo nella paternità divina rivelata nel cristianesimo.
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