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venerdì 10 gennaio 2025

Riflessioni Letterarie di Franco Nembrini: I PROMESSI SPOSI.

La frase "Che c'è da allegro in questo maledetto paese?" deriva dall'episodio dei Promessi Sposi della conversione dell'Innominato, che, in una notte tribolatissima, sente fuori dal castello un vociare di popolo. Perché a volte sentiamo la vita come una maledizione, come un male. Il mondo sembra privo di bene, sembra che non ci sia più alcuna virtù e che sia coperto di male. Un annuncio così è per tutti, per l'uomo confuso e smarrito, e per i giovani in particolare. Non sentiremmo con tanto dolore e con tanta fatica questo male, se non fosse perché contraddice qualcosa che in noi è profondo e costitutivo: la speranza di un bene possibile. È proprio perché siamo fatti per il bene, per la gioia, per un compimento, per una vita grande, lieta e buona, che sentiamo il male con dolore e con fatica.

Perché la vita è veramente una promessa. L'uomo viene al mondo e percepisce sé e la vita come una promessa di bene. Il Benedictus e il Magnificat sono la risposta anticipata alla domanda dell'Innominato: "Ma cosa c'è da magnificare in questa giornata, in questa vita così piena di male, di errori e di orrori?" La Chiesa ci fa dire: "Benedetto" e "Magnifica". Benediciamo il Signore, e la nostra anima magnifica il Signore perché ha mantenuto la sua promessa. Perché c'è la vittoria sul male. Occorre intravedere la vita come una promessa mantenuta. Nei Promessi Sposi, si parte dall'esperienza del male per scoprire che, invece, la vita è questa promessa di bene che Dio mantiene. E la mantiene nella storia, non nell'aldilà, ma nella vita di tutti i giorni.



Un libro può sottrarti alla morte. Ogni dolore non lascia indifferente il Signore. Il problema della vita non è che debbano cambiare le cose, non è vedere cose nuove, ma vedere nuove tutte le cose. Giussani dice: "Dio, di fronte a qualsiasi delitto dell'uomo, lo ama, e in tutte le nostre sofferenze, cattiverie, incoerenze e debolezze possiamo respirare, sospirare la pace." Siamo chiamati a compiere un atto di verità: cambiare il nostro sguardo, perché le cose cambino.

La guerra, mossa dall'orgoglio, attraversa sempre tutti i rapporti e rende la vita una battaglia. Dio, però, ha portato la Misericordia nella storia. Questa è la promessa. Di fronte ai grandi "perché" della vita abbiamo due vie: guardare malinconicamente i sepolcri di ieri e di oggi, oppure far avvicinare Gesù ai nostri sepolcri. I sepolcri sono i rapporti morti, ciascuno di noi è un piccolo sepolcro: una ferita, un torto subito, un peccato, un rancore. Nei Promessi Sposi, Renzo e Lucia vogliono sposarsi, ma un prepotente vuole impedirlo. La loro vicenda arriverà a un lieto fine, ma sarà necessario attraversare tutta la carne mortale della storia: guerra e peste. 

Fra Cristoforo, un giovane ricco, uccide un servitore in un diverbio e, colpito dal rimorso, si rifugia nel convento. Prima, però, chiede perdono al fratello dell'ucciso. Questa è forse la pagina più bella sui temi del perdono e della Misericordia. Fra Cristoforo dimostra che il perdono può essere ricevuto solo attraverso un'esperienza vera, non autoimposto. La Misericordia è un vero perdono che cancella il peccato: uno sguardo che ti dice "Tu vali, tu non sei il tuo male."

Manzoni chiama la Misericordia "Provvidenza". La peste e le pandemie non generano il male, ma lo rivelano, così come fanno vedere meglio anche le virtù. Alla fine del romanzo, Fra Cristoforo si congeda da Renzo e Lucia, ormai sposati. Li benedice, mostrando il pezzo di pane ricevuto dal fratello dell'ucciso: un simbolo del male e della grandezza della Misericordia. Dice loro: "Amatevi come compagni di viaggio, con la speranza di ritrovarvi per sempre."

Gertrude, vittima di una famiglia che la costringe a farsi monaca, vive una vita piena di tormenti, fino a giungere all'omicidio. È un esempio di come il male derivi dalla mancanza di libertà e dalla rinuncia alla verità della propria vocazione. Tuttavia, anche nei limiti si può fare virtù, perché Dio consente sempre di trarre il bene dal male.

La Misericordia è l'amore di Dio che ci ha amati per primo, mentre eravamo ancora peccatori. È una presenza che cambia il nostro sguardo, rendendo tutto nuovo. 

Nei Promessi Sposi, Lucia rappresenta il pertugio attraverso cui passa la luce della Misericordia. Avere il coraggio della verità, del bene e della Misericordia significa accettare di essere operatori di pace, nonostante il male che ci circonda. La vita, anche nelle prove più difficili, è una promessa di bene mantenuta nella storia.

Occorre vedere l'invisibile nel visibile per arrivare a vedere la verità delle cose. Le cose, infatti, hanno dentro un segreto. Ma è un segreto che solo occhi educati sanno vedere. È un problema di educazione dello sguardo, uno sguardo che diventi capace di non fermarsi alla superficie ma di andare in profondità.

Come ogni prova che Dio permette, è un'occasione per rispondere alle domande: Chi cercate? Che cosa desiderate davvero? La domanda che un uomo maturo e consapevole dovrebbe accompagnare a ogni azione, ogni rapporto, ogni giornata. Tutto dovrebbe essere guardato con questa curiosità, con questo desiderio, consapevoli del bisogno che siamo: bisogno di verità, bisogno di bene, bisogno di bellezza, bisogno di qualcosa che corrisponda all'attesa infinita nel cuore. Allora la vita diventa divertente, diventa gioiosa.

Siamo tutti anche un po' Don Abbondio, quindi lo leggiamo non per prenderne le distanze, ma per mettere a fuoco quel che possiamo essere, quel che forse siamo stati tante volte, forse quello che siamo ancora. Cioè, lo leggiamo per cambiare, per la conversione. Quando parliamo di Croce, parliamo di sacrificio. Spesso calchiamo la mano sulla ricompensa tanto attesa: una Pasqua, una Resurrezione. Ma non bisogna dimenticare che c'è Pasqua se c'è il Venerdì Santo; c'è una Resurrezione se c'è una croce, una passione. Don Abbondio non è cattivo: è uno che vuole star tranquillo, che vuole evitare i guai, uno che vuole evitare di passare attraverso quella croce. Cristo ci richiama: tutti siamo sacerdoti, re e profeti. Questo è il cristianesimo. Mi ha sempre raggelato questo modo di camminare nella vita guardando a terra. Bisogna fare una scelta, perché nella vita non ce n'è: bisogna decidersi. I due bravi gli diranno: "Questo matrimonio non s'ha da fare né domani né mai". Montale diceva: Un imprevisto è la sola speranza. Per Don Abbondio, ogni imprevisto è un rompersi di un progettino piccolo. Non mi venite a seccare! Ogni imprevisto lo agita e lo confonde. 

Il problema dei giovani è che per loro non succede niente: è tutto prevedibile, e la vita perde senso. Non c'è novità possibile. Questo attende il cuore dell'uomo: che tutte le cose siano nuove. Il problema è che siamo tutti vasi di terracotta: c'è qualcosa che potrebbe renderci più robusti del ferro. C'è qualcosa per cui quella terracotta, quella fragilità, può diventare invece forza e coraggio. La propria sicurezza: Nessuno mi rompe le scatole. Se hai bisogno, cammini, chiedi, cerchi, domandi, costruisci, torni indietro magari, e diventi grande. Se non hai bisogno di nulla, se non succede niente, sei morto molto dentro, come gli ignavi di Dante.

Attenti: la neutralità della vita non esiste. O sei per il bene o sei per il male. Che tristezza dover dire al male: "Disposto sempre all'obbedienza". O hai un Padre o hai un padrone. O hai Geppetto o hai Mangiafuoco. Non c'è alternativa. Sant'Ambrogio diceva: "Guardate quanti padroni hanno coloro che non riconoscono l'unico Signore!" Se la vita è vocazione, come abbiamo detto, c'è qualcuno che ci chiama. L'unico dovere che abbiamo è rispondere a una vocazione. Devi corrispondere a una responsabilità, a una chiamata, a una risposta. È una promessa di bene, la vita, e se c'è un dovere, nel senso non legalistico, è volere questo bene, volere questa pace, voler vedere questa promessa compiersi.

Amare troppo è una contraddizione in termini. Chi ama dà la vita, chi non ama non la dà. Per farti gli affari tuoi, per cercare la tua comodità, per evitare ogni sacrificio, ogni fatica, non c'è bisogno del battesimo, della prima comunione e della messa tutte le domeniche.

Prendi posizione e scegli. La spiga, se non muore, non dà frutto. Chi tiene la sua vita la perde, chi la perde la trova. Beati gli ultimi: c'è la promessa di Cristo per ciascuno di noi. Cristo è andato sulla Croce per te, è risorto per te, per essere con te tutti i giorni fino alla fine del mondo.

Se Dio voleva sconfiggere la povertà in un attimo, l'avrebbe fatto, così come la guerra. Perché la lascia lì? Un mistero a cui devo stare davanti, lasciare lo spazio a quel che Dio fa.

San Francesco dice, rispondendo a fra Leone che chiede: Dov'è la perfetta letizia? Dov'è la pace vera a cui il mio cuore aspira? Io ti dico che, se avrò avuto pazienza e non mi sarò inquietato, in questo è vera letizia e vera virtù e la salvezza dell'anima"

Il perdono, la Misericordia, Dio come Misericordia, e noi che vi partecipiamo sono un mistero così grande che non è una risposta a quella che ci diamo, ma un'ipotesi di lavoro: andare a vedere se le cose stiano veramente così, se sia possibile vivere un perdono così grande.

Del male del mondo, in qualche modo, siamo complici tutti. Per un arcano disegno della Provvidenza, il male può collaborare alla salvezza del mondo, e nello stesso tempo ogni nostro peccato, in qualche modo, distrugge una parte del mondo. Il male è un problema anche mio, non è solo il problema di quelli che si comportano così, perché il male, alla fine, ha un'unica radice: l'orgoglio di un uomo che si crede indipendente, che si crede autonomo.

Il dialogo di Renzo, contrapposto a Fra Cristoforo davanti a Don RodrigoRenzo reagisce di pancia: vorrebbe uccidere Don Rodrigo, che gli ha rapito la donna prima del matrimonio. Fra Cristoforo lo educa, in poche decisive battute, e gli insegna cosa sia il perdono e la Misericordia vera. Al Lazzaretto, Renzo non sa ancora se Lucia sia viva. L'espressione "ha perso il lume della ragione" fa capire che l'ira è peccato mortale perché impedisce di vedere. Fra Cristoforo cerca di educare Renzo alla misericordia, a vivere come Dio. Lo può fare in forza dell'esperienza che ha vissuto lui stesso: Cristoforo, che ha ucciso, sa quanto gli è stato perdonato. Credo che la capacità di perdono sia direttamente proporzionale a quanto si è consapevoli di essere noi stessi perdonati. Chi non ha niente da farsi perdonare, oltre che mentitore, perché è una menzogna, difficilmente saprà perdonare gli altri. Dio ti vuol bene più di quanto tu ne voglia. Dio ci vuole più bene di quanto noi stessi ce ne vogliamo. Ricordati che quell'uomo, su cui vuoi esercitare la tua vendetta, Dio l'ha creato a sua immagine. Perché o la vita è questo perdono oppure, alla fine, è accumulo di odio. Si capisce di aver perdonato quando non resta più niente da perdonare. Saprai di averlo perdonato davvero quando non avrai più niente da perdonargli. Allora avrai vinto il male e il ricordo del male. Pregherei il Signore di rendere buono lui e, a me, di pazientare, cioè di dare il tempo di imparare a perdonarlo, a volergli bene. Il Signore ci ha detto di amare i nemici. Se mi dici che non riesci a perdonarlo, ti capisco, ma se mi dici che hai deciso che non devi perdonarlo, è un'altra religione: non è cristianesimo, non è la Carità di Cristo. Benedicilo e sei benedetto. Forse la salvezza di quest'uomo e la tua dipendono ora da te, da un tuo sentimento di perdono, di compassione, di amore. Forse Dio attende da ciascuno di noi un gesto di ravvedimento, un gesto di realtà, un gesto di misericordia per salvare il mondo intero. Non sappiamo niente, nell'economia della Misericordia, di quanto valgano e quanto siano saldi per il mondo l'offerta che ciascuno di noi può fare della sua vita, della fatica che fa, del dolore che prova, della malattia, di tutto. L'offerta di sé a Dio può cambiare il mondo.

Chesterton diceva: "Ricordatevi che la Chiesa sembra non permettere niente, ma perdona tutto. Il mondo vi permette tutto, ma non vi perdonerà niente."

L'omelia di Padre Felice nel Lazzaretto: "dobbiamo fare una vita di carità. Quelli che sono tornati nell'antico vigore tendano un braccio fraterno ai fiacchi. Voi che siete rimasti senza figli, vedete intorno a voi quanti figli sono rimasti senza padre. E questa carità, ricoprendo i vostri peccati, raddolcirà anche i vostri dolori". Appello in favore dei piccoli: un padre, se è padre di un figlio, è padre per il mondo intero. Siamo stati scelti. Io vorrei vivere così: poveri e bisognosi del perdono di Dio.

 

 

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