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mercoledì 8 gennaio 2025

Riflessioni Letterarie di Franco Nembrini: MIGUEL MANARA.

Miguel Manara è un giovane nobile che trascorre le proprie giornate pensando ai piaceri e al divertimento. Si innamora di Gerolama, una ragazza docile e forte allo stesso tempo, diversa, un'anima retta. Per amor suo, l'uomo decide di cambiare vita e si converte. I due si sposano, ma la giovane muore dopo soli tre mesi. Miguel rischia di impazzire: vaga per molto tempo in preda alla disperazione, finché non approda al convento. Miguel Manara muore in odore di santità.

Quest'opera è significativa e tratta del passaggio dal buio alla luce. La luce non è mai una conquista definitiva: la vita cristiana obbliga all'impegno quotidiano, a scegliere costantemente tra il buio e la luce, in un'incessante lotta tra la verità e la menzogna che ci vede protagonisti ogni giorno.



Miguel si definisce ateo: non crede all'inferno e gli amici lo osannano. Il problema di Miguel non è Dio, che è certo non esista. Non temendo il suo giudizio, ha potuto vivere senza scrupoli, nel vizio e nella lussuria. Ma, nonostante l'abbandono totale all'istinto, è consapevole di non essersi avvicinato nemmeno di un centimetro alla felicità che desiderava. Ben presto nasce in lui il desiderio di inseguire "quello che voi non conoscerete mai: l'amore immenso, tenebroso e dolce. Quante volte mi sono illuso di averlo raggiunto, ma non era che un fuoco fatuo".

Miguel si relaziona alle donne solo attraverso la lussuria, incapace di amare, provocando una solitudine tremenda. Se Dio non esiste, se il peccato non procura gioia, cosa facciamo noi qui? Vivere sarebbe un'esperienza priva di senso se Dio se n'è andato. Se non c'è un bene grande da perseguire, anche le opere buone perdono di significato.

Miguel incontra un anziano amico che lo consiglia saggiamente e don Fernando, che gli dice: "Un vigliacco è un traditore, perché chiunque faccia soffrire una donna o la inganni è un vigliacco e un traditore. Chiunque desideri la donna d'altri è un vile scellerato. Chiunque rubi l'ultima delle contadinotte, il tesoro prezioso della verginità, e poi l'abbandoni alla solitudine e al disprezzo, è un cane, e come un cane deve morire. Tu non sei un gentiluomo, Miguel, tu sei un cane".

La pazienza di don Fernando è la pazienza di Dio, che attende che le nostre false certezze perdano consistenza. Dio non forza la porta del nostro cuore: aspetta il momento in cui siamo pronti ad aprirla, anche solo di poco. Miguel decide di andare a messa: avverte di aver toccato il fondo e di non avere più nulla da perdere. Percepisce la presenza di un mistero che lo chiama e risponde.

L'unica vera maledizione che potrebbe devastare la sua vita è quella di avvertire la presenza di Dio, il soffio del suo mistero, ma non saper accettare nulla di tutto questo, al punto tale da rifiutare un dono immenso. La scelta fra la verità e la menzogna non è mai definitiva: è un impegno al quale siamo chiamati ogni giorno.

Abbiamo bisogno di essere salvati. Voglio vivere all'altezza di ciò per cui mi sento fatto, voglio vivere ed essere felice. Se la vita non ha nessun senso, tutto è già perduto, niente ha valore. L'incontro con Gerolama cambia la vita di Miguel: la pienezza dell'amore tra un uomo e una donna, il fiorire della vita come compito, responsabilità e vocazione.

Gerolama è una ragazza molto matura, capace di affrontare il dolore e la gioia, che rappresentano l'essenza del vivere con pienezza. Non ha amiche, eppure la sua vita è colma di cose semplici che la appagano.

È possibile amare senza possedere ciò che amiamo, amare con quella virtù che la Chiesa definisce con un termine preciso: verginità. Quando vediamo una cosa bella, spesso vogliamo possederla, ma strappare un fiore per portarlo via lascia solo il cadavere del fiore in mano. Se si ama veramente qualcosa o qualcuno, non ce ne appropriamo: è un sacrificio, certo, ma anche un atto di profondo rispetto e fiducia. Non si tratta solo di verginità fisica, ma di un'attitudine mentale e spirituale.

Essere cristiani significa avere una casa, un luogo al quale appartenere, e siamo chiamati a coltivare tre virtù:

  1. La lezione quotidiana: lo studio e la ricerca incessante della verità.
  2. I poveri: la carità esercitata con amore.
  3. Il giardino: la bellezza e la responsabilità di rendere il mondo un po' più bello.

Sono le tre virtù teologali: fede, speranza e carità. Gerolama non conosce la noia, quella noia che soffocava la vita di Miguel. Ama leggere libri che fanno ridere e piangere contemporaneamente, perché così è la vita. La pace vera, chi la conosce, sa che dolori e gioie si mescolano in parti uguali. "Si può ricominciare da capo" dice a Miguel. "So che siete un cattivo soggetto, don Miguel, che avete fatto piangere non so quante gentildonne, ma il male non è definitivo e irreversibile, non è l'ultima parola. Non ho paura di voi. Io sono vostra sorella, e voi siete l'uomo salvato dal diluvio delle tenebre. Una sorella pensa per voi, parla per voi, vi sostiene e prega Dio per voi." Ogni uomo ha bisogno di una donna che lo sostenga, che sia dalla sua parte e gli dia forza per affrontare le fatiche della vita. Miguel chiede a Gerolama di sposarlo. Anche se giovane, lei non è sprovveduta: il suo cuore è già di Miguel, in modo assoluto. Non appartiene più a sé stessa e non è pronta a donarsi solo per la vita, ma per l'eternità.

A soli tre mesi dal matrimonio, Gerolama muore. La vita è costellata di tragedie. Nasciamo con il destino dell'eternità, ma gli eventi della vita spesso suggeriscono il contrario. Il mistero più grande al quale siamo chiamati a partecipare è l'esperienza del dolore, un mistero indecifrabile che ci aiuta a capire meglio la vita. 

"So che non posso consolarti di fronte a un dolore del genere, né mi illudo di farlo. Non ho risposte per spiegare la sofferenza, ma posso proporti di fare un pezzo di strada assieme, per vedere se dietro questa prova dolorosa si nasconda qualcosa di grande."

"Sei solo." Questa è l'affermazione che il demonio suggerisce a chi soffre. Ma la vita non finisce. Miguel soffre l'assenza di Gerolama, ma come Giobbe sa che Dio dà e Dio toglie. Continua a vivere e a rimanere legato al ricordo della moglie. Nel momento più buio, una voce dal cielo lo chiama. Gli spiriti della terra, messaggeri del demonio, vengono scalzati da un messaggero di Dio. La vita ci riserva difficoltà: il dolore e l'ingiustizia ci spingono a sentire la voce della speranza. Miguel risponde: "Amen. Il dolore mi impedisce di capire cosa vuoi da me, ma mi affido alla tua volontà." Cristo muore per superare ogni morte, per lavare ogni male e salvare l'umanità. Cristo passa sotto le finestre di chi soffre e assicura a tutti la vittoria sulla morte. Miguel è alla ricerca del senso della sofferenza. Il dialogo con Dio diventa un inno alla misericordia. Consacra la sua vita, accettando che la vita è una lotta, non contro gli altri, ma contro sé stessi. Ogni cristiano deve vincere la menzogna che è dentro di sé, chiarendo lo scopo per cui vive. La conversione è una conquista quotidiana, un piccolo passo in avanti ogni giorno. Il dolore condiviso, rimesso nelle mani di Dio, può diventare redenzione. La vera misericordia non si racconta, si vive. E con pazienza, passo dopo passo, si può ritrovare la strada verso la luce.

Miguel, sacerdote e frate ormai molto anziano, deve tenere un'omelia importante. Durante la celebrazione appare un vecchio paralitico Johannes, che era stato un ladro, e dice: "Sono stato nemico di Dio, però un prete fornicatore mi parlò da piccolo del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo." In quel luogo di peccato, nella stanza dove si consuma la sua debolezza di uomo e il tradimento della sua vocazione, il prete torna a essere davvero un sacerdote: insegna a Johannes bambino, a pregare. Da fragile peccatore diventa un testimone di fede. Attraversando la bassezza del proprio peccato, ha riscoperto la grandezza della sua vocazione. Spesso ci sentiamo schiacciati dal peso delle nostre colpe, al punto da rinunciare a parlare. È proprio in questi momenti che il demonio sfrutta la vergogna che proviamo per farci tacere, cercando di impedirci di testimoniare la fede. Ma se chiediamo perdono per i nostri peccati, se riconosciamo la nostra debolezza davanti a Dio e agli uomini, Egli ci purifica. È proprio in virtù di questa esperienza vissuta, di peccato e misericordia, che siamo autorizzati e chiamati ad annunciare la salvezza. Miguel prega Gesù e ricorda che anche il buon ladrone, in realtà, era un furfante. Eppure, il buon ladrone entrerà in Paradiso. Il primo uomo a varcare la soglia del Regno di Dio è un omicida. Il Signore mostra all'umanità che nessun peccato è un limite, se ci si pente e si rimane fedeli. Cristo chiede: "Mi ami tu?" "Sì, Signore," risponde il buon ladrone. Ecco la differenza.

Percepire la vita come un compitoMiguel non teme la vecchiaia. Quando nella vita si ha un compito, e questo compito è raggiungere Cristo, ogni momento è prezioso, anche nella vecchiaia. Il senso dell'essere cristiani è percepire il mondo intero come l'unico orizzonte adeguato alle nostre azioni e al nostro desiderio di bene.

Chi ama e perdona sinceramente annulla il peccato e le sue conseguenze. Con il perdono, il peccato smette di esistere. L'unica realtà è Cristo: Egli solo, con la sua presenza, salva e ricrea tutto. Ogni mattina dobbiamo essere pronti a pregare e a combattere le battaglie quotidiane.

L'ultima tentazione, ancora una volta, è il ricordo del male commesso in gioventù o nel corso della vita. È la tentazione di credere nell'impossibilità della misericordia. "Tu ormai sei mio, appartieni al male," sussurra il diavolo. Miguel, però, non si fa ingannare: risponde nel modo più potente, pregando e recitando i salmi. Con il suo "sì" a Dio, Miguel consente che la morte sopraggiunga nella tranquillità e nella serenità. Tutto è dove deve essere, e va dove deve andare, ossia ogni cosa va verso il suo destino: il ricongiungimento con Dio. Miguel muore con la serena certezza che Colui che ci ha creati e ha dato la vita per noi ci attende per accoglierci in una gioia senza confini.


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