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venerdì 31 gennaio 2025

Messaggio di SPERANZA per la veglia di San Valentino 15/02/25 Modena

Filippo:

Carissimi,

essere qui con voi questa sera, presso la cattedra di San Geminiano e di Santa Maria Assunta in Cielo, è per me ed Eleonora un'emozione immensa. Siamo profondamente grati di poter condividere con voi la nostra esperienza di sposi e di speranza, consapevoli che ogni nostra storia è intrecciata nella grande storia d’amore che Dio ha per ciascuno di noi.

Mi presento: sono Filippo, e questa è mia moglie Eleonora. La nostra storia è iniziata 16 anni fa, il 25 aprile. Tutti festeggiavano la Liberazione, noi ci siamo legati. Quel giorno ci siamo fidanzati, e il 25 è diventato un numero speciale per noi. È il giorno della nascita di Cristo! Un segno che abbiamo voluto imprimere anche sul nostro matrimonio, celebrato il 25 maggio di 12 anni fa.

Quel giorno è stato per me il più emozionante della vita, persino più della nascita dei nostri figli. Dopo quel sì, la nostra famiglia è cresciuta: sono arrivati Giosuè, Tobia ed Ester, i nostri tre figli, tutti battezzati, non a caso, il giorno 25. Giosuè ha la stessa radice ebraica del nome Gesù, che significa “Dio Salva”.

Eleonora:

Oggi non siamo qui per raccontarvi una semplice storia di numeri o un racconto romantico. Siamo qui per condividere con voi la nostra esperienza di speranza, quella speranza che si costruisce anche attraverso il dolore e la difficoltà. Siamo consapevoli che non può esserci Pasqua, senza croce; per godere appieno della Resurrezione ci è chiesto di passare attraverso la prova. Di viverla, di accettarla, senza provare ad evitarla, perché nella realtà opera una forza misteriosa, ma reale, che è la Grazia di Dio.

Otto anni fa, ci siamo trovati a vivere il momento più difficile della nostra vita. Nel giro di poche settimane, abbiamo scoperto che uno dei nostri figli aveva avuto un ictus e che la mia mamma era malata di linfoma, una malattia che l’ha portata via dopo un anno. Era il 2017, e nei mesi che seguirono ci sembrò di precipitare nel vuoto, come quel bambino che San Geminiano salvò dalla Ghirlandina. Anche noi avevamo bisogno di qualcuno che ci afferrasse e ci sollevasse.

Ci sembrava che ogni speranza fosse svanita, che la vita che sognavamo e la vocazione che cercavamo di realizzare fossero ormai perdute e tradite. Ci trovavamo immersi nella prova, accompagnata dalla tentazione di credere che tutto fosse inutile e che fossimo abbandonati. Smarriti nel nostro dolore, ci siamo chiesti: perché? Perché proprio a noi? Perché nostro figlio? Perché mia madre?

Eppure, in queste domande abbiamo salvato la nostra speranza, la nostra ricerca di senso. Non ci siamo limitati a gridare contro Dio per sfogare il dolore e la delusione, ma abbiamo chiesto con sincerità di comprendere, di intravedere un disegno più grande. Dio ha accolto il nostro grido di angoscia e, paradossalmente, è proprio da quel grido che nasce la forza della preghiera. Nel dolore, la preghiera diventa più intensa, più vera. In questo contesto il dolore stesso può trasformarsi in un dono: ci spinge a rivolgerci a Dio, a cercarlo con più ardore e ad accrescere la nostra fede.

Anche nel mezzo delle tragedie, Egli risponde, e la sua risposta cambia tutto. Nulla accade per caso: ogni evento trova il suo senso all'interno del disegno divino, che ci guida e ci aiuta a superare gli ostacoli. 

Anch'io, nel mio cammino di fede, ho sperimentato una crescita profonda attraverso le prove che la vita mi ha posto davanti. Persino i momenti più oscuri rientrano nella Provvidenza divina: quando ci sembra di aver perso la meta, in realtà è il nostro sguardo ad essersi distolto. La meta resta sempre lì, immutabile. Siamo noi che dobbiamo imparare a non perdere la speranza.

L’angelo disse a Maria: “Nulla è impossibile a Dio”, e noi ne siamo testimoni diretti. Quando arrivò la diagnosi di nostro figlio, ci dissero che probabilmente non avrebbe mai parlato né camminato in autonomia. Nessuno credeva che potesse comprendere o che il suo sviluppo cognitivo fosse nella norma. Eppure, oggi nostro figlio ha sfidato gran parte di queste previsioni, realizzando progressi che la scienza non sa spiegare.

Filippo:

Quanti pellegrinaggi in bicicletta abbiamo fatto da Cittanova a Cognento per affidarci alla fonte del nostro santo! Ci sentivamo smarriti, sopraffatti dalle difficoltà: gestire un bambino con una diagnosi così complessa, affrontare le cure per la nonna, divisi tra notti insonni e giornate senza fine; tra la malattia e la morte; tra la sofferenza e la rabbia; tra la gioia e la speranza; tra la grandezza e la piccolezza dell'uomo; tra i nostri limiti e i nostri carismi nascosti.

In quegli anni bui abbiamo toccato il fondo, ma abbiamo anche trovato la forza per risalire. Le esperienze più vere non si possono scavalcare. 

Ci siamo interrogati sulla nostra fede. Era rimasta solo una bella idea, o era diventata vita concreta? 

Davanti ai nostri perché, Signore, ci hai mostrato lo scandalo e la stoltezza della Croce. Ci hai mostrato la sofferenza del Figlio che porta alla resurrezione, alla vera vita, alla vita eterna, che già ora viviamo con le sue gioie e i suoi dolori. Abbiamo gridato, e Tu hai ascoltato il nostro grido. Quando rischiavamo di perdere la strada, ci hai ricolmati della grazia del sacramento che avevamo celebrato anni prima.

Abbiamo imparato che la fede non è tenebra, ma luce. Che la preghiera non è solo parole al vento, ma forza concreta che si fa sentire, grazie anche a chi ci è stato accanto pregando per e con noi. 

Il Signore ci ha dato una nuova prospettiva sulla vita.

Negli anni, la sfida educativa con i nostri figli ci ha insegnato che per essere felici non bisogna fuggire dalla realtà, ma affrontarla con coraggio e fede. Quando è nata Ester, dopo quel periodo terribile, è stata per noi un segno di speranza.

Carissimi, tutto questo non significa essere ingenui. Il cristiano non è un ottimista a prescindere, ma un realista che si aggrappa al Signore. È colui che confida nella forza che viene da Dio anche quando tutto sembra perduto, perché, come dice San Paolo: «Quando sono debole, è allora che sono forte.» 

Concludo ricordando un passaggio che abbiamo scelto come canto al Vangelo il giorno del nostro matrimonio, tratto da Romani 8:

«Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi? Chi ci separerà dall’amore di Cristo? Forse la tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? (…) Niente e nessuno potrà mai separarci dall’amore di Dio, che è in Cristo Gesù, nostro Signore.»

Guarda caso pochi versetti prima dice: "Nella speranza siamo stati salvati!" che è il tema di questa serata e della lettera alla città del nostro vescovo.

Come avete sentito, la speranza cristiana non elimina il dolore, ma dà significato alla vita. Ci ricorda che non siamo abbandonati al caso, ma amati da Dio. È una speranza che non delude, che si alimenta con la preghiera e ci sostiene nelle difficoltà.

Auguriamo a tutti voi di incontrare Cristo Vivo, morto e risorto per noi, e lasciarsi guidare da una speranza che illumina il cammino verso la vera vita.

Impressioni dopo la lettura dei Promessi Sposi - CAP.10

Riflessione sulla capacità della religione cristiana di consolare e indirizzare l'individuo in ogni circostanza della vita. Essa offre soluzioni anche per situazioni difficili, insegnando a trovare il bene anche quando sembra impossibile, e a fare virtù della necessità. La religione cristiana aiuta a continuare con saggezza ciò che è stato intrapreso in modo avventato, trasformando una scelta temeraria in una vocazione sacra e piena di gioia. La fede permette di superare anche i momenti più oscuri, guidando verso una vita di serenità e felicità, nonostante le difficoltà. Tuttavia, la protagonista, Gertrude, non riesce a vivere questa trasformazione. La sua vita monastica le appare come un giogo doloroso, un continuo rimpianto per la libertà perduta, e l'incapacità di accettare la sua condizione la porta a un rammarico profondo. Il suo spirito è tormentato dal passato e dai desideri insoddisfatti, mentre idealizza ciò che ha perso e invidia le donne che possono vivere liberamente, godendo della loro giovinezza e bellezza senza restrizioni.

giovedì 30 gennaio 2025

Impressioni dopo la lettura dei Promessi Sposi - CAP.4

In questo post fisserò i punti che mi hanno colpito maggiormente nella lettura dell'opera di Alessandro Manzoni.  

La scena del perdono di Lodovico / fra Cristoforo.

Lodovico, che non aveva mai sparso sangue prima, rimase profondamente colpito dal vedere l'uomo che aveva ucciso, morto per sua mano. Nonostante la violenza fosse comune all'epoca, la sua esperienza gli suscitò emozioni nuove e inaspettate. Durante un incontro, fra Cristoforo si inginocchiò davanti al fratello della vittima, ammettendo la sua colpa e chiedendo perdono. La sua umiltà e sincerità toccarono profondamente gli astanti, che lo accolsero con pietà e rispetto. Il gentiluomo, pur inizialmente turbato, perdonò fra Cristoforo, dicendo che la sua offesa era stata causata da un destino divino e invitandolo a rialzarsi. Fra Cristoforo chiese conferma del perdono, e la risposta fu affermativa, con tutti gli spettatori che acconsentirono all'unisono. La scena culminò in un abbraccio di pace tra i due, seguita dall'applauso e dal sostegno della folla. Il gentiluomo, commosso, offrì un rinfresco, ma fra Cristoforo, ormai distaccato dalle cose terrene, rifiutò, chiedendo solo un pane come segno di carità e perdono. Alla fine, fra Cristoforo lasciò il luogo, accompagnato dalla gente, verso il suo viaggio verso il noviziato. Così, il perdono trasformò quella situazione di conflitto in una gioia serena, sostituendo l'orgoglio con la benevolenza.

lunedì 20 gennaio 2025

Dignitas Infinita (2). ​Alcune gravi violazioni della dignità umana.


La centralità della dignità umana. La dignità umana è un principio fondamentale e inviolabile. Papa F sottolinea che ogni essere umano ha diritto a vivere con dignità, indipendentemente dalle circostanze, e ammonisce contro le violazioni che compromettono fraternità e sopravvivenza umana.

 

Violenze contro la vita e l'integrità personale. Il VATII denuncia:

o    Crimini contro la vita: omicidio, genocidio, aborto, eutanasia e suicidio volontario.

o    Violazioni dell'integrità personale: mutilazioni, torture fisiche e psicologiche, costrizioni.

o    Offese alla dignità umana: condizioni di vita subumana, incarcerazioni arbitrarie, deportazioni, schiavitù, prostituzione e sfruttamento lavorativo. Anche la pena di morte è condannata come violazione della dignità inalienabile, così come le condizioni degradanti nelle carceri e la pratica della tortura.

 

·         Il dramma della povertà. La povertà estrema, causata da una distribuzione iniqua della ricchezza, rappresenta una delle principali negazioni della dignità umana.

o    GP2 denuncia l'ingiustizia di una distribuzione squilibrata di beni e servizi.

o    B16 evidenzia l'aumento delle disuguaglianze globali, con nuove forme di povertà anche nei Paesi ricchi.

o    Papa F critica la ricchezza senza equità e la diffusione della povertà causata da scelte economiche come la riduzione dei costi del lavoro e la disoccupazione, che priva le persone della dignità legata al lavoro.

 

·         La tragedia della guerra. La guerra è definita una "sconfitta dell'umanità" e una negazione della dignità umana:

o    Essa causa distruzione, sofferenze, perdita di vite innocenti e la disperazione dei rifugiati.

o    Papa F rifiuta la logica della "guerra giusta", esortando a costruire la pace fuori da schemi di conflitto.

o    La guerra giustificata dalla religione è condannata come contraria alla fede stessa.



Continua... 

domenica 19 gennaio 2025

Dignitas Infinita (1)

 
  1. Dignità infinita: Ogni persona umana possiede una dignità infinita, fondata nel suo stesso essere, indipendentemente dalle circostanze. La Chiesa conferma questa dignità ontologica, poiché ogni persona è creata a immagine di Dio e redenta in Cristo, e perciò merita rispetto e protezione. Questo principio è alla base dell'impegno della Chiesa per difendere i più deboli e promuovere i diritti umani.
  2. Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo: La dignità umana è riconosciuta nella Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo del 1948, che sottolinea l'importanza di trattare ogni individuo con rispetto e amore. In occasione del 75° anniversario di questo documento, la Chiesa ribadisce la sua convinzione che ogni essere umano, creato e redento da Dio, deve essere rispettato e trattato con dignità.
  3. Impegno della Chiesa nella difesa della dignità umana: Fin dal suo inizio, la Chiesa ha promosso la libertà e i diritti umani. I Pontefici moderni hanno intensificato l'impegno per il riconoscimento della dignità fondamentale della persona, evidenziando la sacralità, i diritti e la moralità insiti in ogni essere umano.
  4. GP2: Nel 1979, ha sottolineato che la dignità umana è un valore evangelico, che non può essere disprezzato senza offendere gravemente il Creatore. La dignità viene calpestata quando le persone sono private dei loro diritti fondamentali, come la libertà religiosa, l'integrità fisica e psichica e la partecipazione sociale.
  5. B16: ha ribadito che la dignità della persona è un principio fondamentale difeso dalla fede in Cristo, specialmente per i più indifesi. Ha anche affermato che economia e finanza devono essere al servizio della persona umana e della sua dignità.
  6. F: ha enfatizzato che ogni persona possiede una dignità infinita, che è un dato originario e deve essere riconosciuto con gratitudine. Riconoscere la dignità di ogni individuo è fondamentale per promuovere una nuova coesistenza basata sulla fraternità. La dignità umana, secondo F, è radicata nel Vangelo e nella natura umana, al di là di qualsiasi cambiamento culturale.
A seguire i punti fino al 31...

lunedì 13 gennaio 2025

​ La Vera Ricchezza: Apparire o Essere?

Oggi si fraintende spesso il concetto di ricchezza: non si tratta di ciò che è visibile, ma di ciò che garantisce libertà e serenità. Molti cercano di apparire ricchi ostentando beni di lusso, ma dietro a questa facciata si nascondono spesso debiti e stress finanziario. Al contrario, chi possiede una vera stabilità economica tende a vivere con discrezione, senza il bisogno di dimostrare nulla.

Viviamo in una società in cui l'apparenza è centrale, alimentata dai social media e dalla pubblicità, che ci spingono a misurare il successo attraverso il lusso. Tuttavia, il denaro non deve essere un mezzo per impressionare gli altri, ma uno strumento per conquistare libertà e opportunità.

Molti cadono nella trappola del consumismo, acquistando beni superflui per cercare approvazione. Questo comportamento, più che portare felicità, conduce a debiti e insoddisfazione. Chi comprende il vero valore del denaro sceglie invece di investire in esperienze che arricchiscono la vita: viaggi, momenti speciali con amici e familiari, e crescita personale.

La vera ricchezza si costruisce con scelte intelligenti e uno stile di vita sobrio. Risparmiare e investire oggi consente di vivere domani senza vincoli economici, concentrandosi su ciò che conta davvero.

In conclusione, il denaro è un mezzo, non un fine. Sprecarlo per impressionare chi non conosciamo è un errore. La libertà e la felicità derivano dal fare scelte consapevoli, orientate a una vita più ricca di significato, non di apparenza. La sobrietà non è una rinuncia, ma una strategia per raggiungere una soddisfazione profonda e duratura.

sabato 11 gennaio 2025

Riflessioni Letterarie di Franco Nembrini: LEOPARDI.

Dobbiamo sfatare una certa immagine che la tradizione scolastica italiana ci ha consegnato, quella di Leopardi pessimista. È' per me una definizione ingiusta. I veri pessimisti vengono tutti dopo di lui: Verga, Pirandello, eccetera. Leopardi, mentre sembra parlar male della vita e ne denuncia gli aspetti di dolore, disfacimento, corruzione, mortalità, pesca da queste considerazioni una nostalgia profonda di eterno e di infinito. La definizione per me più adeguata è "realismo".


Leopardi è attento ai desideri più profondi del cuore, ai desideri più profondi dell'uomo, a quel desiderio di felicità, di beni, di bellezza, a cui tutti siamo chiamati, vocati, destinati. 

Per Leopardi il maggior segno di nobiltà e grandezza che si vede nella natura umana è la noia. La noia di Leopardi è il sentimento che nasce nell'uomo quando constata l'inadeguatezza di un oggetto a renderlo felice. Io mi rendo conto di essere desiderio quando c'è un oggetto davanti a me che si propone come bene e mi attira. Quell'oggetto mi suscita il desiderio e, invece, nel momento in cui lo stringo, è una fregatura, perché il desiderio più grande esige altro: esige l'infinito e l'eterno. È una delusione mortale. Nulla soddisfa il desiderio.


venerdì 10 gennaio 2025

Riflessioni Letterarie di Franco Nembrini: I PROMESSI SPOSI.

La frase "Che c'è da allegro in questo maledetto paese?" deriva dall'episodio dei Promessi Sposi della conversione dell'Innominato, che, in una notte tribolatissima, sente fuori dal castello un vociare di popolo. Perché a volte sentiamo la vita come una maledizione, come un male. Il mondo sembra privo di bene, sembra che non ci sia più alcuna virtù e che sia coperto di male. Un annuncio così è per tutti, per l'uomo confuso e smarrito, e per i giovani in particolare. Non sentiremmo con tanto dolore e con tanta fatica questo male, se non fosse perché contraddice qualcosa che in noi è profondo e costitutivo: la speranza di un bene possibile. È proprio perché siamo fatti per il bene, per la gioia, per un compimento, per una vita grande, lieta e buona, che sentiamo il male con dolore e con fatica.

Perché la vita è veramente una promessa. L'uomo viene al mondo e percepisce sé e la vita come una promessa di bene. Il Benedictus e il Magnificat sono la risposta anticipata alla domanda dell'Innominato: "Ma cosa c'è da magnificare in questa giornata, in questa vita così piena di male, di errori e di orrori?" La Chiesa ci fa dire: "Benedetto" e "Magnifica". Benediciamo il Signore, e la nostra anima magnifica il Signore perché ha mantenuto la sua promessa. Perché c'è la vittoria sul male. Occorre intravedere la vita come una promessa mantenuta. Nei Promessi Sposi, si parte dall'esperienza del male per scoprire che, invece, la vita è questa promessa di bene che Dio mantiene. E la mantiene nella storia, non nell'aldilà, ma nella vita di tutti i giorni.


mercoledì 8 gennaio 2025

Riflessioni Letterarie di Franco Nembrini: MIGUEL MANARA.

Miguel Manara è un giovane nobile che trascorre le proprie giornate pensando ai piaceri e al divertimento. Si innamora di Gerolama, una ragazza docile e forte allo stesso tempo, diversa, un'anima retta. Per amor suo, l'uomo decide di cambiare vita e si converte. I due si sposano, ma la giovane muore dopo soli tre mesi. Miguel rischia di impazzire: vaga per molto tempo in preda alla disperazione, finché non approda al convento. Miguel Manara muore in odore di santità.

Quest'opera è significativa e tratta del passaggio dal buio alla luce. La luce non è mai una conquista definitiva: la vita cristiana obbliga all'impegno quotidiano, a scegliere costantemente tra il buio e la luce, in un'incessante lotta tra la verità e la menzogna che ci vede protagonisti ogni giorno.


domenica 5 gennaio 2025

Riflessioni Letterarie di Franco Nembrini.

 "Che c'è di allegro in questo maledetto paese?"

Milosz, Manzoni, Leopardi: un dialogo serrato tra Dio e l'uomo moderno.


dalla postfazione di Don Fabio Rosini:

Leggere grandi capolavori della letteratura non per fare discorsi eruditi, ma per andare al fondo del senso che racchiudono. Una bellezza che non ha nulla a che fare con le nozioni imparate a scuola. La grazia di Dio, a patto che vogliamo ascoltarla, continuerà a indirizzare la vita umana. Occorre prendere coscienza del vuoto che ci portiamo dentro, del fatto che questo vuoto non può essere la verità. Quando compare anche solo una parola che fa accendere una piccola luce, è fatta, non ci vuole molto. Questa luce sta lì che aspetta nel profondo del nostro cuore, anche nei momenti di dolore più assoluto. Di fronte alla sofferenza proviamo un senso di ribellione, eppure anche in quei momenti quella luce sta lì che aspetta. 

Nel Miguel Manara, il peccato è già pieno di se stesso, perché passare la vita a fare stupidaggini e cattiverie non rende felici. Peccare non è mai una passeggiata, rende profondamente infelici. Nella vita, le cose dobbiamo desiderarle. 

Nei Promessi Sposi, Manzoni adopera il suo romanzo per riflettere sulla Misericordia, la quale è una radicale necessità della nostra vita: senza Misericordia non si può fare nulla. Se manca la Misericordia, possiamo sostituirla solo con deboli surrogati come la buona educazione, le norme e la gentilezza. Senza la Misericordia, la gentilezza diventa falsità, l'accoglienza diventa buonismo. La Misericordia, invece, sa di Eternità perché essa è Dio stesso. Da Renzo e Lucia possiamo imparare che tutte le cose che ci accadono, anche le peggiori, hanno un senso iscritto nel disegno di Dio, che senza dubbio ci aiuterà a superare ogni ostacolo e ogni pericolo. Don Abbondio è posto di fronte ai pericoli della vita, ma li vive in modo opposto a Renzo: li evita. Dal colloquio tra l'Innominato e il Cardinal Borromeo possiamo trarne un'altra grande lezione: prima o poi il potere mondano dovrà ammettere la propria inferiorità rispetto a quello celeste. 

Con Leopardi abbiamo potuto ritrovare quella ricerca ansiosa, a volte disperata, di Dio che abita da sempre il cuore di ogni uomo. Leopardi aveva una percezione molto seria della parola di Dio: non solo conosceva l'ebraico, ma tradusse dall'ebraico tutti i salmi. Il Canto notturno di un pastore errante dell'Asia è accostabile alla storia di Abramo. Le difficoltà, a volte, sono necessarie affinché la nostra fede venga messa alla prova, altrimenti rimarrà piccola. Anche i momenti più brutti della nostra vita rientrano nella Provvidenza: siamo noi che non dobbiamo perdere la speranza. Leopardi ci aiuta a mantenere desta la nostra meraviglia di fronte al mistero della vita, senza cadere nel torpore della superficialità. 

Scrittore e lettore in una comune ricerca della verità: solo così la letteratura può diventare parte integrante della nostra crescita spirituale, della nostra vita di cristiani. È importante che conserviamo questo gusto per le cose belle, per l'arte e la letteratura, mantenendo vivo il nostro amore per la bellezza, che è la bellezza di Dio, allenando la nostra capacità di osservare l'intimo delle cose, della realtà. La lettura, specie se di grandi opere, allena la nostra capacità di guardarsi dentro ed interrogare ed indirizzare lo sguardo verso i nostri desideri, i nostri bisogni e soprattutto verso quel desiderio che più forte di tutti arde nei nostri cuori.

mercoledì 1 gennaio 2025

Maria, vera donna, madre ed educatrice

Suor Anna Monia Alfieri, in un discorso tenuto a Termoli il 1° maggio 2024, ha riflettuto sul ruolo fondamentale di Maria nella storia della salvezza e nella vita della Chiesa. In relazione all'effigie della Madonna di Fatima presente durante l'evento, sottolineando l'importanza del messaggio di conversione e amore che essa trasmette.

Suor Anna Monia ha evidenziato come, attraverso la storia, diverse donne, sia nell'Antico Testamento che nel Nuovo, abbiano avuto un ruolo cruciale nella collaborazione con Dio per il bene dell'umanità. In particolare, ha posto l'accento su Maria di Nazareth, il cui "sì" all'arcangelo Gabriele ha dato inizio al rinnovamento dell'umanità e l'ha resa un modello insostituibile per tutti i credenti. Maria, infatti, è presentata come un esempio di educatrice e madre, che conosce profondamente il Figlio e si affida completamente a Lui, dimostrando forza e coraggio nelle difficoltà.

Suor Anna Monia ha inoltre discusso la questione della valorizzazione della donna all'interno della Chiesa, esprimendo la sua convinzione che non ci sia una reale discriminazione ma piuttosto una complementarità tra i ruoli maschili e femminili. Ha sottolineato l'importanza di superare visioni divisive e ha lodato l'approccio di Papa Francesco nel rendere la Chiesa meno "clericale" e più inclusiva delle qualità del genio femminile.

Infine, Suor Anna Monia ha parlato del ruolo educativo della Chiesa, ricordando la sua lunga tradizione in questo campo e criticando la tendenza a diluire il messaggio evangelico in nome del politicamente corretto. Ha esortato a riscoprire le radici della fede e a proporre nuovamente ai giovani un'educazione basata sui valori cristiani, seguendo l'esempio di Maria, per formare persone aperte alla vita e al dialogo. Ha concluso con un richiamo all'importanza dell'amore verso Dio e il prossimo, incarnato perfettamente nella figura di Maria.