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sabato 29 settembre 2012

Gli sguardi di Gesù.

Il primo sguardo di Gesù
Uscito lungo il mare, Gesù osservò un pubblicano di nome Levi seduto al banco delle imposte. Gli disse: "Seguimi". Egli, lasciando tutto, si alzò e lo seguì (Lc 5,27-28).


Seduto, intento a riscuotere i dazi, Levi sta contemplando, estasiato, le monete che i commercianti depongono sul suo tavolo: i sicli di Tiro, i quadranti di bronzo con l'effige di Tiberio, le dramme d'argento e i preziosi "aurei" di Augusto coniati a Efeso.
È al culmine dell'euforia quando – senza alcuna ragione plausibile – tutto ciò che fino a quel momento ha dato senso alla sua vita perde valore. Si alza, abbandona tutto e segue il Maestro.
La sua decisione improvvisa lascia sconcertati. È inspiegabile. Levi non ha assistito ad alcun miracolo, Gesù non è ancora famoso, e noto solo come "il carpentiere" di Nazareth. E allora?
Un particolare del racconto ci illumina: Gesù lo osservò.
Nel Vangelo di Luca questo è il primo sguardo che Gesù rivolge a una persona. È uno sguardo che si rivela subito irresistibile, prodigioso, capace di rimette in piedi un uomo paralizzato dall'incantesimo esercitato su di lui dal più tirannico degli idoli, il denaro.


L’amore è il contrario delle matematiche.

Per i cristiani l’uomo è spirito incarnato. La nostra carne è animata dallo Spirito. Ognuno di noi quindi tende naturalmente verso la trascendenza. Per chi non lo sapesse, il matrimonio essendo un sacramento c’è un particolare effusione dello Spirito.

 ὁ θεòς ἀγάπη ἐστίν" ("Dio è amore") riportato su una stele ritrovata sul Monte Nebo.

Se “Dio è Amore”, allora anche l’uomo amando viene integrato nel piano di Dio, che è un piano d’amore. Il matrimonio cristiano è quel sacramento, istituito da Dio, che vincola gli sposi a Dio.

“Scendendo” al livello di noi uomini non è sbagliato affermare che l’amore è il contrario delle matematiche. Niente come l’amore è così imprevedibile. Gli sposi si completano, non si sommano aritmeticamente. Entrano in comunione: sono un cuor solo e un anima sola. Hanno la consapevolezza che non si raggiunge la perfezione da soli, ma insieme. L’uomo necessita di amare un tu.

Così si raggiunge l’ideale dell’amore: due persone che amandosi affermano la propria personalità. Non fusione ma unione, in cui entrambi si affermano come persona autonoma, e insieme “fanno” un amore pieno.

Quando prevale una visione egoistica, l’amore perde di forza. L’egoismo è il nemico dell’amore.
L’egoismo porta a interrompere la collaborazione tra gli sposi e Dio creatore nella missione di trasmettere la vita. La sessualità è positiva, perché creata da Dio: è la spinta che Dio ha messo in noi, per uscire da noi stessi. A contrario di quanto si pensa, l’amore coniugale tra uomo e donna, è un’esigenza pienamente umana, un amore umano, sensibile e spirituale: è amore totale.

L’amore è personale perchè si dona il proprio io con responsabilità. Il centro esistenziale di questo amore è il tu. Do la mia persona, il mio io profondo. Amare è darsi all’altro, non dare ma darsi.
Amiamo l’altro come altro, come un tu differente dal mio io; questa è la vera generosità: accettare l’altro come diverso da me.

Essendo cristiani, crediamo della presenza del Signore nel coniuge: Dio è come il nostro amore ma senza i nostri limiti. Gli sposi partepano alla persona di Cristo, che è pienezza dell’amore, amandosi. Amare una persona è amare Dio sotto un altro modo. Siamo strumenti di Dio: Dio ha bisogno del nostro cuore per amare l’altro

Cristo esige molto da noi. Il cristianesimo è un morire col Cristo, per risorgere con Lui. La morte è il principio della vita, l’inizio della gloria.

 Le riflessioni sul matrimonio e l’amore presenti in questo blog,


sono frutto della lettura dei seguenti documenti: Familiaris Consortio - Giovanni Paolo II / Humanae vitae – Paolo VI / Io-tu Comunità d’amore - Antonio Hortelano.

mercoledì 26 settembre 2012

Matrimonio:cammino di salvezza.

Civitas Nova: Matrimonio:cammino di salvezza.: Col matrimonio e con l’amore sponsale percorriamo uno particolare cammino di  salvezza  e di  santità . Si apre la strada ad una sempre nu...

L’elogio della famiglia, prima e ultima scuola di vita

Civitas Nova: L’elogio della famiglia, prima e ultima scuola di ...: La famiglia diventa scuola di vita e di fede perché in essa si "impara" la fiducia nella vita e la sua accoglienza, il rispetto di sé e de...

Quello che l’amore chiede...

Civitas Nova: Quello che l’amore chiede...: L’amore esige  dialogo:  per amare devo conosce l’altro. Faccio un atto di fede, io ti credo, mi rivela la sua intimità. La stessa cosa va...

martedì 25 settembre 2012

Preghiera dei fidanzati

Nel mio cuore, O Signore, si è acceso l'amore per una creatura che anche Tu conosci ed ami.
Ti ringrazio di questo dono che mi inonda di una gioia profonda,mi rende simile a Te che sei l'Amore,e che mi fa comprendere il valore della vita che mi hai donato. 
Fa' che io non sciupi questa immensa ricchezza che mi hai messo nel cuore: insegnami che l'amore è un dono e non può mescolarsi con nessun egoismo, che l'amore è puro e non può stare con nessuna bassezza,che l'amore è fecondo e deve fin da oggi produrre una nuova vita in me e chi mi ha scelto. 
Ti prego per chi mi aspetta e mi pensa, per chi mette in me tutto il suo avvenire; 
Rendici degni l'uno dell'altro. 
Preparaci al matrimonio, alla sua grandezza, alle sue responsabilità, perché le nostre anime e i nostri cuori siano fin d'ora uniti nello stesso amore.

(tratta da: G. BELOTTI, In cammino... verso il  matrimonio cristiano, Ed. Ferrari, Clusone)

lunedì 24 settembre 2012

Quello che l’amore chiede...

Antonio Hortelano, in *Io-tu Comunità d’amore*, propone una riflessione profonda sul significato dell'amore, in particolare in una prospettiva cristiana. Egli identifica diversi pilastri su cui si fonda un amore autentico e duraturo.

1. Dialogo e Conoscenza: Per Hortelano, il dialogo è fondamentale per l’amore. Solo conoscendo profondamente l’altro posso amarlo davvero, ed è un atto di fede che si esprime attraverso il credere e l'accogliere l'intimità dell'altro. Questo concetto vale anche per Dio: l’amore per il divino si esprime nella fiducia e nel desiderio di conoscerLo.

2. Generosità e Totalità: L'amore vero richiede una generosità senza riserve, un donarsi all'altro in modo totale e permanente. Non posso dividere il mio “io”, e il mio amore deve essere completo e proiettato nel tempo. È un dono che non può essere frammentato.

3. Dinamismo Costruttivo: Hortelano sottolinea che amare implica favorire la crescita dell’altro, secondo il disegno di Dio. Questo non solo arricchisce chi riceve amore, ma permette anche all'amante di realizzare se stesso. Qui si richiama la celebre frase di Saint-Exupéry: *"Amarsi non è guardarsi a vicenda, ma guardare insieme nella stessa direzione"*, che esprime la collaborazione verso un obiettivo comune.

4. Fecondità e Responsabilità: L'amore è anche apertura alla vita e alla responsabilità genitoriale. Secondo Hortelano, i coniugi sono chiamati a riflettere su quanti figli Dio voglia per loro, assumendo una genitorialità responsabile e consapevole.

Questa riflessione sottolinea che l'amore è più di un sentimento: è un impegno concreto, fatto di conoscenza, dono, crescita reciproca e apertura alla vita.

domenica 23 settembre 2012

L’elogio della famiglia, prima e ultima scuola di vita.


La famiglia diventa scuola di vita e di fede perché in essa si "impara" la fiducia nella vita e la sua accoglienza, il rispetto di sé e degli altri, il servizio generoso, lo spirito di sacrificio e la gratuità, l’autocontrollo, la saggezza e la bellezza dello stare insieme. Per questo è la cellula principale della società.

Gli sposi, come tutti i cristiani, hanno il dovere di testimoniare nel mondo la speranza che li anima.
La famiglia cristiana è la prima comunità chiamata ad annunciare il vangelo e i genitori ne diventano gli araldi verso i figli. 

La famiglia cristiana ha il compito di illuminare la quotidianità secondo il disegno di Dio. 
La chiesa (fatta di famiglie) seguendo Cristo cerca la verità che non sempre coincide con la maggioranza dell’opinione. Ascolta la coscienza e non il potere.

La famiglia riceve la missione di custodire, rivelare e comunicare l’amore, quale riflesso vivo e reale partecipazione all’amore di Dio per l’umanità e dell’amore di Gesù per la chiesa sua sposa.

La famiglia è fondata e vivificata dall’amore. La preghiera comune è il cemento dell'unione famigliare.

La famiglia è colei che accoglie la vita come una benedizione e come un dono: non è suo possesso.

Io ti prendo come mia sposa


di Claudio Baglioni

io ti prendo come mia sposa 
davanti a Dio e ai verdi prati 
ai mattini colmi di nebbia 
ai marciapiedi addormentati 
alle fresche sere d'estate 
a un grande fuoco sempre acceso 
alle foglie gialle d'autunno 
al vento che non ha riposo 
alla luna bianca signora 
al mare quieto della sera 
io ti prendo come mia sposa 
davanti ai campi di mimose 
agli abiti bianchi di neve 
ai tetti delle vecchie case 
ad un cielo chiaro e sereno 
al sole strano dei tramonti 
io ti prendo come mia sposa 
davanti a Dio 

venerdì 21 settembre 2012

Sposi ovvero fratelli!


Sembra un controsenso ma gli sposi oltre a diventare una sola carne, diventano anche fratelli. 
Nasce un’amicizia personale (HV9). Fratelli perché devono amarsi come fratelli e oltre, perché la loro è una donazione massima e indissolubile. 
Il loro amore li unisce, non sono due atleti che si sfidano nella gara della vita. Come fratelli si accompagnano per mano, e per primi si esercitano alla carità (coniugale).

giovedì 20 settembre 2012

Matrimonio:cammino di salvezza.


Col matrimonio e con l’amore sponsale percorriamo uno particolare cammino di salvezza e di santità. Si apre la strada ad una sempre nuova relazione con Dio. Non a caso la famiglia viene anche chiamata chiesa domestica: gli sposi sono resi capaci di incarnare il vangelo nel quotidiano con l’aiuto dello Spirito Santo, ovvero sono consacrati per essere vangelo vivo tra gli uomini. Lo stesso Spirito ha animato i fidanzati a consacrarsi l’uno con l’altra nell’amore di Gesù, fedele e indissolubile, manifestando l’impegno di amarsi tutta la vita. Essi diventano una sola carne.

La decisione dell’uomo e della donna di sposarsi secondo questo progetto divino, la decisione cioè di impegnare nel loro irrevocabile consenso coniugale tutta la loro vita in un amore indissolubile ed in una fedeltà incondizionata, implica realmente, anche se non in modo pienamente consapevole, un atteggiamento di profonda obbedienza alla volontà di Dio, che non può darsi senza la sua grazia. 

Inseriti in un vero e proprio cammino di salvezza...

mercoledì 19 settembre 2012

Etty Hillesum. La vita è difficile, ma non è grave.


Etty (Esther) Hillesum (1914 – Auschwitz 1943) è stata una scrittrice olandese, di origine ebraica.
Fu una donna dalla vivace intelligenza, brillante e ricca di interessi. Nel 1942, lavorando come dattilografa presso una sezione del Consiglio Ebraico, ebbe anche la possibilità di salvarsi, ma decise, forte delle sue convinzioni umane e religiose, di condividere la sorte del suo popolo.

"La vita è difficile, ma non è grave". Un frammento significativo del suo Diario, scritto il 20 giugno 1942, in piena occupazione dell'Olanda: «  Trovo bella la vita, e mi sento libera. I cieli si stendono dentro di me come sopra di me. Credo in Dio e negli uomini e oso dirlo senza falso pudore. La vita è difficile, ma non è grave. Dobbiamo prendere sul serio il nostro lato serio, il resto verrà allora da sé: e “lavorare sé stessi” non è proprio una forma di d'individualismo malaticcio. Una pace futura potrà esser veramente tale solo se prima sarà stata trovata da ognuno in sé stesso – se ogni uomo si sarà liberato dall'odio contro il prossimo, di qualunque razza o popolo, se avrà superato quest'odio e l'avrà trasformato in qualcosa di diverso, forse alla lunga in amore se non è chiedere troppo. E' l'unica soluzione possibile. E così potrei continuare per pagine e pagine. Quel pezzetto d'eternità che ci portiamo dentro può esser espresso in una parola come in dieci volumi. Sono una persona felice e lodo questa vita, la lodo proprio, nell'anno del Signore 1942, l'ennesimo anno di guerra. » ( Diario, pagine 126-127 )

Considerando Dio la parte più profonda e ricca di me, in cui riposo, Etty trova una serenità mistica che farà sempre parte del suo cammino, fino alla fine.

Da Wikipedia.

Il matrimonio non è il carcere della vita!

La moda dell'addio al celibato, in cui si deve trasgredire, prima di entrare in prigione... in realtà non si trasgredisce affatto perchè ormai è la norma.

Trasgredire è il non farlo.

Il matrimonio non è un carcere, ma è l'ambito in cui si svela il mistero dell'essere umano chiamato all'amore ("il mistero grande" di Ef 5). Il matrimonio è il sigillo del cammino affettivo tra uomo e donna: essi si donano reciprocamente e si accolgono generosamente.

martedì 18 settembre 2012

Sentimentalismo? No grazie: meglio la responsabilità.

L'amore è sopprattutto responsabilità, andando oltre all'ideale romantico. Diventare sposi nel Signore responsabilizza la coppia anche per ciò che il loro amore genera (i figli). Una alleanza esige responsabilità: il sì pronunciato è una sfida per la coppia, che sperimenta la grazia di Dio.

La responsabilità è custodire il tesoro della vita dell'altro.

L'amore sponsale è un cammino di libertà, di fedeltà nel tempo, in cui Cristo rimane il modello da seguire.
"Il modo di amare di Dio diventa la misura dell'amore umano" (Deus Caritas Est 11).

La fedeltà è talmente preziosa che ci si scambia un anello d'oro. L'amore di Dio è amore fedele.

L'amore fondamento della famiglia.

Non tutto ciò che è moderno (anzi post-moderno) è sbagliato. Oggi si ha una concezione diversa dell'amore tra uomo e donna, se vogliamo più matura, se si escludono certi eccessi che caratterizzano la nostra società. Una volta i matrimoni venivano decisi dalle famiglie di origine, mentre chi si sposa, oggi, lo fa per convinzione e sentimento personale.

L'amore nel matrimonio è fondamentale: è importante che gli sposi si amino fortemente, altrimenti verrebbe meno il fondamento della loro famiglia, l'amore coniugale, appunto. Su quell'amore l'uomo e la donna, la "coppia", fondano il loro progetto di vita. E senza girarci tanto intorno, se c'è amore, lì c'è Dio.

Nel matrimonio cristiano l'alleanza dei fidanzati si estende a Dio: non un'alleanza sentimentale, ma una vocazione contemporanea sfociata dal cuore di lui e di lei. Ci si sente come chiamati ad amare, perchè si scopre, nella vita di tutti i giorni, che ad odiare non si sta bene.

L'amore, il suo senso di bellezza e di grandezza, anima l'uomo nella sua vita.

L'amore degli sposi è un carisma a loro donato, perchè permette loro di amare l'altro più di se stessi, sconfiggendo l'amore egoistico: questa è la vera libertà vissuta nell'unica carne.

Non abbiate paura!

"Non abbiate paura! Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo! Alla sua salvatrice potestà aprite i confini degli Stati, i sistemi economici come quelli politici, i vasti campi di cultura, di civiltà, di sviluppo. Non abbiate paura! Cristo sa "cosa è dentro l'uomo". Solo lui lo sa!" 

Beato Giovanni Paolo II





Il memoriale di Pascal


Pochi giorni dopo i funerali di Pascal un domestico si accorse di un pezzo di carta cucito all'interno del corpetto che il filosofo aveva indossato fino alla morte. Si trattava di una piccola pergamena scritta da Pascal la notte del 23 novembre 1654; venne denominata Memoriale, nome che tuttora conserva. Si è discusso molto se si sia trattato di un fenomeno mistico: a noi sembra importante soprattutto la polemica con "il Dio dei filosofi e dei sapienti".
 

L'anno di grazia 1654,
Lunedí, 23 novembre, giorno di san Clemente papa e martire e di altri nel martirologio,
Vigilia di san Crisogono martire e di altri,
Dalle dieci e mezzo circa di sera sino a circa mezzanotte e mezzo,

Fuoco.

Dio di Abramo, Dio di Isacco, Dio di Giacobbe, non dei filosofi e dei sapienti.
Certezza, Certezza. Sentimento. Gioia. Pace.
Dio di Gesú Cristo.

Deum meum et Deum vestrum.
"Il tuo Dio sarà il mio Dio".
Oblio del mondo e di tutto, fuorché di Dio.
Lo si trova soltanto per le vie insegnate dal Vangelo.
Grandezza dell'anima umana.
"Padre giusto, il mondo non ti ha conosciuto, ma io ti ho conosciuto".
Ch'io non debba essere separato da lui in eterno.
Gioia, gioia, gioia, pianti di gioia.
Mi sono separato da lui.
Dereliquerunt me fontes aquae vivae.
"Mio Dio, mi abbandonerai?".
"Questa è la vita eterna, che essi ti riconoscano solo vero Dio e colui che hai inviato: Gesú Cristo".

Gesú Cristo.
Gesú Cristo.

Mi sono separato da lui; l'ho fuggito, rinnegato, crocifisso.
Che non debba mai esserne separato.
Lo si conserva soltanto per le vie insegnate dal Vangelo.
Rinuncia totale e dolce.

Sottomissione intera a Gesú Cristo e al mio direttore.
In gioia per l'eternità per un giorno di esercizio sulla terra.
Non obliviscar sermones tuos. Amen.

sabato 15 settembre 2012

"Amare significa non dover mai dire mi dispiace"




“Amare significa non dover mai dire mi dispiace” una delle frasi più celebri dell’altrettanto famoso film Love Story degli anni settanta.

Ho visto questo film moltissime volte ed altrettante mi sono lasciata ammaliare da questa frase, che , pronunciata a fior di labbra e con le lacrime agli occhi, strappa davvero il cuore. Mi sono chiesta, almeno un centinaio di volte, ripensando a questa frase quale fosse il suo vero significato.

A mio parere questa frase può essere interpretata in due modi.

Il primo, secondo me, significa che quando ci si ama non c’è bisogno di dire mi dispiace perché si presuppone che la persona che sta dall’altra parte e che ci ama abbia già compreso il nostro errore e nell’immensità dell’amore che prova per noi ci abbia già perdonato.

L’altro modo, a mio avviso, è un po’ più complicato: penso, infatti, in maniera utopica che significhi che amando non c’è mai la necessità di dire mi dispiace perché proprio in funzione di questo amore non dovremmo mai avere occasione di pronunciare queste parole.

Mi spiego meglio, se amiamo una persona davvero con tutta l’anima, allora il nostro lavoro e il nostro scopo nella vita dovrebbe diventare quello di rendere felice questa persona, di farla sempre sorridere, di renderla orgogliosa di noi, di pensare prima a lei che a noi stessi, e alla luce di questo, dovremmo essere in grado di non cadere in errore, di non sbagliare.

Mi rendo conto che questa ultima versione corrisponde più che altro ad un’utopia e non ad una storia d’amore, per quanto bella, ma trovo, comunque, interessante il pensiero che l’amore sia una forza tale da permetterci di andare oltre noi stessi e oltre i nostri limiti ed errori esclusivamente inseguendo la felicità dell’altro.

Un’altra cosa che mi fa sorridere, ora che ho finito di scrivere, è notare che i due modi che ho analizzato fin qui non sono incompatibili l’uno con l’altro come ho sempre pensato, anzi, sono un segno della reciprocità che contraddistingue l’amore.

L’amore, infatti, è un dare ed un avere: così, mentre noi diamo tutti noi stessi nel cercare di rendere felice l’altro, l’altro, che ci ama dello stesso amore, che vede il nostro sforzo e lo comprende, ci dona il suo perdono, la sua comprensione e il suo amore per quelle volte in cui siamo meno perfetti, in cui cadiamo, in cui vorremmo tanto dire “mi dispiace”. Ma in amore non è necessario, perché chi ama sa già quando all’altro dispiace.

lunedì 3 settembre 2012

Come si fa a sapere che si ama?

http://filippogibellini.blogspot.it/2012/09/come-si-fa-sapere-che-si-ama.html

Perché sposarsi?

Perché sposarsi rischiando di sbagliare? [...] Per sbagliare una volta sola? [...] il matrimonio è una prigione in cui si è costretti a vivere per sempre con un unico e medesimo compagno di cella? [...]
“Tuttavia, il Vangelo dice: « Che il vostro sì sia sì ». Paragonare il matrimonio a una prigione è una banalità da teatro leggero. [...] Vivere la propria vita con la stessa persona è una prospettiva poco incoraggiante quando non la si ama; ma quando la si ama la vita sembra troppo corta. Il matrimonio è un impegno definitivo, ratificato da un « si reciproco da cui è esclusa qualsiasi riserva, un « sì » che sia un «sì ». [...] Pronunciato con sincerità, è invece un pegno di felicità, uno scudo contro la disgrazia; non produce una «coppia», [...] ma un unico essere che realizza tra l'uomo e la donna un'unione più forte di tutte le promesse di uguaglianza che la legge non riesce a far mantenere: « Saranno una sola carne », dice il Vangelo. Il resto è questione di amore, dunque di fedeltà e nei momenti difficili, di onore.

[...]  Dio è il testimone del nostro impegno e il depositario della nostra parola. [...] là dove Dio è associato a un atto umano, non è più il nostro modo di essere che conta, bensì il suo che tende a imporsi. E ogni cristiano dovrebbe sapere che è un modo fatto di verità, di disinteresse e soprattutto di oblio di sé, come mostra la vita di Cristo, che nel Vangelo chiama se stesso «Figlio dell'uomo », per cercare di farci capire che non si avvarrà contro di noi della propria essenza divina.
[...] Se nell'amore è il corpo che viene per primo, esistono forti probabilità che l'amore sfiorisca con lui, che quello che ha avuto inizio nel desiderio finisca nell'avversione.
Se invece, come noi pensiamo la priorità spetta a quella misteriosa, commovente e luminosa espressione della persona che è l'anima, allora l'amore durerà quanto lei: ogni colpo subito dal corpo non farà che accrescerlo e le rughe saranno i solchi preziosi di un dispiacere condiviso. Fedele al proprio principio divino, l'amore, al pari di questo, non avrà mai fine; gli anni potranno solo ringiovanirlo, tant'è vero che c'è un solo mezzo per restare giovani, cioè essere eterni.
Il matrimonio cristiano è una scommessa sull'assoluto; ma, per vincerla, non bisogna risparmiare niente di sé. [...] Il matrimonio non crea due schiavi, bensì una libertà in due persone.

Riflessione tratta da “Dio. le domande dell’uomo” di Andrè Frossard.
http://it.wikipedia.org/wiki/Andr%C3%A9_Frossard

Come si fa a sapere che si ama?

L’amore non è una malattia mentale e la psicologia non è di alcun aiuto.“Questo sentimento non è di questa terra, dove vive come può, e resiste a ogni analisi. [...] Contrariamente a quanto lascerebbero supporrei costumi odierni, il primo elemento di seduzione è l'anima intravista; [...] Se, come noi pensiamo, l'anima viene per prima, il primo sentimento sarà, l'ammirazione, che si unisce sempre a un profondo rispetto, quasi un senso di sbalordimento, e non si può ammirare senza sentire, più o meno confusamente, il bisogno di ringraziare, di rendere grazie. [...] riconoscerete l'amore da questo segno: l'essere che vi sta di fronte e, vi seduce è, innanzitutto, un capolavoro di Dio. E questa evidenza durerà, nonostante i colpi dell'età e della vita; poiché l'essere acquista in eternità quello che perde lottando contro il tempo. L'amore vero è totalmente indistruttibile: ve l'ho già detto, é un sentimento che non appartiene a questa terra.”
Riflessione tratta da “Dio. le domande dell’uomo” di Andrè Frossard.
http://it.wikipedia.org/wiki/Andr%C3%A9_Frossard