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sabato 24 dicembre 2011

Saremo amici, amici per sempre.


Sì, tu che sei il mio amore grande, sei anche amica mia. L’amicizia contiene tutto: amore, fiducia, rispetto, responsabilità, confidenza... L’amicizia tra due amanti sta proprio in questo.

Io e te insieme, oggi e domani, alleveremo la nostra prima creatura, forse la più preziosa: il nostro amore.

Un amore che non è una fredda formula chimica, ma un cammino quotidiano, da far crescere. Insieme andremo oltre la semplice somma dell’ “io” e del  “tu”, ma saremo un “noi” più profondo. Un “noi” contraddistinto dall’intimità, dalla passione e dall’impegno.
Solo così potremo aprirci per accogliere e donarci all’altro.
In quel “noi” siamo, nel nostro piccolo, interpreti dell’amore di Dio per l’umanità.

Il “noi”, come nell’amicizia, è saper fare squadra: essere in sintonia, sapere a cosa pensa l’altro per servirlo al meglio, nel modo più nobile che Dio ci ha concesso, appunto, l’amare.
Fare squadra è fare posto all’altro che è diventato la tua scelta; è mettere in secondo piano quelle proprie aspettative e aspirazioni, che intralcerebbero il cammino. Le squadre vincenti, infatti, hanno un progetto o un obiettivo comune.

Questo “noi” che cresce avrà bisogno di gradualità, ma nella consapevolezza della presenza di una fiducia reciproca, di un’intesa e di un equilibrio. Tuttavia ciascuno riceve e offre secondo il proprio carattere, sapendo che l’uomo e la donna amano in modo diverso.

Questo momento di crescita è per noi prezioso perchè ci permette di migliorare, di poter cadere e di ripartire con più forza di prima, senza scoraggiarci. Ogni momento di questo cammino servirà per prendere la distanza giusta: se si è troppo vicini non riusciamo a essere critici nei confronti dell’altro quando questi sta sbagliando; se si è troppo lontani non vediamo l’esigenze dell’altro.

Pensando a nostri “primi giorni” si fa fatica a capire il “mistero” che ci ha fatti unire: sembra impossibile capire come io e tu, così diversi, possiamo amarci così. D’altronde “il cuore ha ragioni che la ragione non conosce”, vero?

Il “noi” sarà la nostra creatura, ma non dovremo scordarci che siamo “io” e “tu”: dalle nostre esperienze passate abbiamo imparato a stare in piedi con le nostre gambe, e ciò sarà prezioso  nei momenti di solitudine e tristezza. Nei momenti difficili occorre saper chiedere aiuto all’ ”amico”, perchè l’amico se ti vede triste è triste anche lui.

Ci saranno momenti in cui dovremo stare in silenzio, in attesa, portare l’ansia, avere pazienza, prenderci cura dell’altro e sapere litigare. Ma se ci sei tu so che l’impresa è possibile, perchè sei le fondamenta del “noi”, sei la colonna del mio cuore. Sapendo che quando pensi, pensi al nostro bene, in un difficile equilibrio tra i nostri apetti belli e brutti, è per me una grossa fonte di speranza.

Sei diventata il dono più grande che abbia ricevuto, e riesci a colmare, con la tua presenza, la mia vita.

Saremo amici, amici per sempre.

sabato 3 dicembre 2011

Ricordi: Proposte personali al consiglio diocesano di Modena (2007)


(ndr) con piacere ho ritrovato nel mio PC questa riflessione che avevo fatto durante i lavori del Consiglio Diocesano, nel gruppo dei giovani. Sono passati già 5anni...

Di Filippo Maria Gibellini.

I 5 ambiti:

Affettività

L’amicizia e l’amore sono sentimenti universali non solo di noi cristiani. Anche se, noi cristiani ne siamo consapevoli, che vivere questi sentimenti con Gesù sia meglio.
Perché allora anche noi cristiani abbiamo paura di amare e paura di far vedere che amiamo in maniera differente dagli altri, che c’è qualcosa di più... Questa è un’autocritica perché spesso siamo bravi a parole e meno nei fatti.
Il tema dell’affettività sembra poi un tabù, soprattutto per gli adulti, facendo si che i giovani non facciano domande e si comportino come la tv o il gruppo insegna loro. Non siamo certo a che fare con una televisione che fa audience trasmettendo “lectio divina” della Bibbia…

Esperienze come ritiri, campeggi e pellegrinaggi sono molto importanti nell’esperienza di una persona, se vissuti con intensità. Il laico si deve mettere in testa che deve essere lui l’artefice di quelle attività pastorali, che solo i preti non possono portare avanti da soli, visto che sono sempre meno numerosi e meno “simpatici” alla società.
Il laico protagonista del buon esempio, amando il prossimo. Protagonista non per farsi bello davanti a tutti, ricordandoci che siamo stati creati per amore e per amare, fino alla fine. Non sembriamo neanche cristiani, quando assistiamo ai consigli pastorali parrocchiali: invidie, dissapori e litigi… Non parliamo poi quando bisogna organizzare le sagre…
Talvolta l’adulto apprezza solo quei cristiani che sono già bravi, escludendo chi ancora non ha capito la bellezza della fede nel Vangelo. La comunità diventa così chiusa e impermeabile alle diversità: esclude.

I sentimenti di amicizia e amore sono i più belli che un uomo possa vivere. Compito di preti e laici cattolici, è far capire che l’amore è più bello, se vissuto con Gesù.

Proposta: Il sacerdote dovrebbe sfruttare di più la carta “laico”, senza trincerarsi dietro alle verità che solo lui può conoscere. Bisogna puntare l’attenzione sulla famiglia cristiana, cosa che un sacerdote non può vivere (anche se la sua famiglia  può essere l’intera parrocchia),  ma che può utilizzare come esperienza di affettività in Gesù. 
La famiglia sul modello cattolico deve essere il cardine della società e prima esperienza della vita affettiva. La sfida della chiesa e del cattolico è la difesa di questa famiglia.

Trasmissione

Proposta: La chiesa dovrebbe essere più presente nel settore delle telecomunicazioni. Perché non avere un canale televisivo a livello nazionale, viste le ultime liberalizzazioni rivolte al digitale terrestre…
Inoltre la Chiesa deve favorire il diaconato e altre forme di responsabilizzazione del laico, ponendo particolare attenzione alla FORMAZIONE

Fragilità

Nella mia comunità non ci sono casi eclatanti di fragilità, anche se risulta molto difficile andarli a scovare, visto che chi è non-credente si sente escluso a priori, pensando che la chiesa non possa dare un servizio.

Il problema di questo tema è che lo si affronta solo dopo avere toccato con mano la fragilità propria o altrui. Solo dopo capisci quanto arricchimento ti può dare, e quanta voglia e bisogno di formazione hai. Dopo, la fragilità ti coinvolge.
L’adulto laico, per primo non deve esclude, e far capire al giovane che esistono anche gente sfortunata, che soffre, che è fragile, ma che è da amare. Dare l’esempio hai figli nell’accoglienza della fragilità, come ha fatto Gesù.
Nell’età adolescenziale, quando ci sente forti e senza problemi, è molto difficile vedere la fragilità come una risorsa personale, in cui si possa trovare Dio.
Scoprire la fragilità (se fisicamente invisibile) di una persona è un’esperienza di comunione d’amore. In noi c’è un cambiamento, perché siamo portati a mostrare il nostro lato migliore.

Proposta: Dovere della chiesa e dei sacerdoti è farsi trovare pronti alla richiesta di formazione nell’aiuto delle fragilità.

Cittadinanza

Esistono gli spazi, in qualsiasi parrocchia, per partecipare concretamente alla vita comunitaria. Il rimboccarsi le maniche, lasciando a casa protagonismi inutili, è il modo migliore per dare il proprio contributo. La chiesa ne ha bisogno… (far del bene senza tornaconto).

Le istituzioni dovrebbero ascoltare di più i giovani e i loro disagi.
Dar loro spazio nella vita civile e politica. Si sa che il giovane ha più iniziativa e inventiva, anche se ha bisogno di essere guidato dagli “esperti della vita”. Spesso il giovane non viene considerato dagli adulti, che credono di avere la verità in tasca, solo perché più esperti.

Il problema della politica è del politico di professione che mette le radici nella poltrona.
Sempre quelli sono i nostri rappresentanti a Roma. A Modena invece se non sei di un certo colore non hai possibilità. La politica italiana di oggi è chiusa e ha perso di interesse e in consensi. Nel panorama di mille partiti non c’è n’è uno che per costituzione e per coerenza rispecchia l’ideale cattolico. O forse è giusto che non ci sia, visto che i cristiani praticanti sono ormai la minoranza della popolazione.

Proposta: La Chiesa deve creare una scuola di cultura politica cattolica, ispirandosi alle grandi figure del passato che l’Italia ha avuto l’onore di conoscere. La Chiesa lo deve fare anche per tutelare se stessa, vedendo l’assalto mediatico che subisce ogni volta che apre bocca. Semmai gettare le basi di un partito cattolico, senza violare la laicità di uno stato. 

Lavoro e Festa

La domenica è il giorno di incontro col Signore. L’operare in parrocchia con attività di catechesi e di animazione aiuta molto a entrare nel clima domenicale. Non strafare però, dimenticando la propria famiglia (la prima comunità in cui bisogna operare)e non dando spazio agli altri.

Per la festa ci sono varie proposte. Animare la messa con canti più moderni per attirare i giovani. Favorire la centralità della domenica con canti preghiere e offertori. L’importanza della figura del sacerdote o del diacono. Il sacerdote può preparare la comunità al vangelo domenica con incontri o riflessioni scritte.

Meno proposte per il lavoro. Nelle nostre aziende si avverte poco la cristianità, e forse anche il cristiano fa poca “pubblicità”… Il laico deve portare un dialogo cattolico, ma anche saper rispondere alle domande che gli vengono poste dai colleghi non credenti in officine e uffici.
A volte manca il coraggio di dire di essere cristiani, perché abbiamo paura di essere discriminati.

Proposta: Importanza formazione e catechesi agli adulti, a livello diocesano o parrocchiale.

Ricordi: L’incontro europeo della comunità di Taizè a Bruxelles (2007)


Mercoledì 07 Gennaio 2009 19:46

Erano circa 40.000 i fedeli venuti da ogni parte d'Europa per l'incontro della Comunità di Taizè svoltosi a Bruxelles. La città è la sede delle istituzione europee, e questo incontro ha avuto la finalità di dare un messaggio di speranza all'intera Europa, continuando il pellegrinaggio di fiducia sulla terra iniziato molti anni fa da Frère Roger, e proseguito dal suo successore Frère Alois.

Mai come in questo momento di crisi economica e di valori è necessario dare un messaggio di speranza e fiducia.

Gli incontri di Taizè hanno la prerogativa di essere rivolti a tutti i cristiani: cattolici, ortodossi e protestanti. Ognuno da il suo contributo alla fede in Cristo.

A Bruxelles, come a Taizè, la preghiera avviene tre volte al giorno: la mattina nelle parrocchie ospitanti, al pomeriggio e alla sera presso un padiglione della Fiera della capitale belga. Le campane suonano a festa decretando l'inizio di ogni preghiera.

Il popolo di Dio incontra il suo Signore nel silenzio, nel canto e nella semplicità della preghiera, che è accessibile a tutti.

Il silenzio è fondamentale nella preghiera. E' incredibile come, in silenzio e seduti ai piedi della croce, si possa aprire il proprio cuore a Gesù, affidandogli problemi e ringraziamenti. Nella preghiera e nel silenzio non si è soli: hai al tuo fianco i tuoi fratelli e sopra di te il Signore con il suo Spirito.

I canti brevi e ripetitivi aiutano la meditazione interiore. I brani del Vangelo, le preghiere e i salmi permettono a tutti di meditare e riflettere sui fondamenti della fede.

Se Dio è con te, non si ha paura di aprire il proprio cuore e amare. Aprendosi a Cristo nella preghiera e nell'ascolto della sua Parola, i giovani condividono tra loro le proprie aspirazioni e speranze, facendo l'esperienza della Chiesa come luogo di comunione e di amicizia.

Incontrare giovani provenienti da vari parti d'Europa, ti fa sentire realmente un cittadino europeo, diminuisce le distanze e avvicina i cuori. La Chiesa è quindi veramente la famiglia di Dio, senza confini.

L'allontanarsi dalla propria realtà per qualche giorno, ti permette riflettere senza farsi distrarre dalle ansie e preoccupazioni della quotidianità: in questo modo preghiera e silenzio diventano veri momenti di comunione con Dio. In questa comunione non ci possiamo nascondere e non dobbiamo avere paura.

In vista del nuovo anno, si ha quindi la possibilità di ricaricare le batterie con speranza e fiducia.

La linea guida dell'incontro è stata data dalla "Lettera dal Kenia" di Frère Alois, scritta durante l'ultimo incontro a Nairobi della comunità. La domanda che ci pone è: "Qual è la nostra sorgente di vita?"

Partecipando alla preghiera della comunità di Taizè la risposta è una sola: porre attenzione alla presenza di Dio, da cui attingere speranza e gioia. Così la nostra vita acquista senso, e aprendo a Dio le porte del nostro cuore, prepariamo anche la strada della sua venuta per molti altri.

Nel tornare a casa, ci salutiamo con la convinzione che se la nostra vita diventasse preghiera, l'amore di Dio raggiungerebbe tutti gli uomini e i risultati sarebbero evidenti.

Infine, per la gioia dei cristiani polacchi, il prossimo incontro europeo avrà luogo dal 28 dicembre 2009 al 1° gennaio 2010 in Polonia, nella città di Poznan.