"Che c'è di allegro in questo maledetto paese?"
Milosz, Manzoni, Leopardi: un dialogo serrato tra Dio e l'uomo moderno.
dalla postfazione di Don Fabio Rosini:
Leggere grandi capolavori della letteratura non per fare discorsi eruditi, ma per andare al fondo del senso che racchiudono. Una bellezza che non ha nulla a che fare con le nozioni imparate a scuola. La grazia di Dio, a patto che vogliamo ascoltarla, continuerà a indirizzare la vita umana. Occorre prendere coscienza del vuoto che ci portiamo dentro, del fatto che questo vuoto non può essere la verità. Quando compare anche solo una parola che fa accendere una piccola luce, è fatta, non ci vuole molto. Questa luce sta lì che aspetta nel profondo del nostro cuore, anche nei momenti di dolore più assoluto. Di fronte alla sofferenza proviamo un senso di ribellione, eppure anche in quei momenti quella luce sta lì che aspetta.
Nel Miguel Manara, il peccato è già pieno di se stesso, perché passare la vita a fare stupidaggini e cattiverie non rende felici. Peccare non è mai una passeggiata, rende profondamente infelici. Nella vita, le cose dobbiamo desiderarle.
Nei Promessi Sposi, Manzoni adopera il suo romanzo per riflettere sulla Misericordia, la quale è una radicale necessità della nostra vita: senza Misericordia non si può fare nulla. Se manca la Misericordia, possiamo sostituirla solo con deboli surrogati come la buona educazione, le norme e la gentilezza. Senza la Misericordia, la gentilezza diventa falsità, l'accoglienza diventa buonismo. La Misericordia, invece, sa di Eternità perché essa è Dio stesso. Da Renzo e Lucia possiamo imparare che tutte le cose che ci accadono, anche le peggiori, hanno un senso iscritto nel disegno di Dio, che senza dubbio ci aiuterà a superare ogni ostacolo e ogni pericolo. Don Abbondio è posto di fronte ai pericoli della vita, ma li vive in modo opposto a Renzo: li evita. Dal colloquio tra l'Innominato e il Cardinal Borromeo possiamo trarne un'altra grande lezione: prima o poi il potere mondano dovrà ammettere la propria inferiorità rispetto a quello celeste.
Con Leopardi abbiamo potuto ritrovare quella ricerca ansiosa, a volte disperata, di Dio che abita da sempre il cuore di ogni uomo. Leopardi aveva una percezione molto seria della parola di Dio: non solo conosceva l'ebraico, ma tradusse dall'ebraico tutti i salmi. Il Canto notturno di un pastore errante dell'Asia è accostabile alla storia di Abramo. Le difficoltà, a volte, sono necessarie affinché la nostra fede venga messa alla prova, altrimenti rimarrà piccola. Anche i momenti più brutti della nostra vita rientrano nella Provvidenza: siamo noi che non dobbiamo perdere la speranza. Leopardi ci aiuta a mantenere desta la nostra meraviglia di fronte al mistero della vita, senza cadere nel torpore della superficialità.
Scrittore e lettore in una comune ricerca della verità: solo così la letteratura può diventare parte integrante della nostra crescita spirituale, della nostra vita di cristiani. È importante che conserviamo questo gusto per le cose belle, per l'arte e la letteratura, mantenendo vivo il nostro amore per la bellezza, che è la bellezza di Dio, allenando la nostra capacità di osservare l'intimo delle cose, della realtà. La lettura, specie se di grandi opere, allena la nostra capacità di guardarsi dentro ed interrogare ed indirizzare lo sguardo verso i nostri desideri, i nostri bisogni e soprattutto verso quel desiderio che più forte di tutti arde nei nostri cuori.