Nel suo articolo, l'autore critica la visione del filosofo Emanuele Severino, secondo cui la politica dovrebbe mettersi al servizio della tecnica e della scienza, escludendo la religione. Severino ritiene che la Chiesa cattolica influenzi negativamente la politica e il capitalismo, poiché, a suo avviso, la Chiesa antepone il bene comune al profitto, generando una contraddizione e una crisi tra scienza, politica e fede. Severino sostiene che solo la tecnica, libera da valori morali e religiosi, possa garantire il benessere dell’umanità, proponendo un “governo tecnico” guidato da filosofi che realizzino una “pax tecnica”.
L'autore dell’articolo, invece, difende la prospettiva cattolica, affermando che la vera causa della crisi attuale non risiede nella tecnica stessa, ma nell’incapacità dell’uomo di utilizzarla con saggezza. Citando Benedetto XVI e Giovanni Paolo II, sottolinea che la tecnica è positiva solo se integrata con una profonda maturità etica e spirituale, e che l'uomo moderno, nonostante l’elevata capacità tecnica, è spesso immaturo per gestirla correttamente, rischiando così di esserne dominato.
Inoltre, l'autore contesta l’idea che la Chiesa sia contraria al capitalismo. Afferma che la Chiesa stessa ha contribuito allo sviluppo economico, ponendo l’accento sul profitto come mezzo e non come fine, e propone una visione antropologica che considera l’uomo come un essere dotato di dignità e non un semplice “animale intelligente.” La crisi, secondo l’autore, è attribuibile al nichilismo e all'assenza di valori, non alla tecnica o alla religione.
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Nel discorso alla Plenaria del Pontificio Consiglio Cor Unum, il Papa esprime gratitudine ai partecipanti per il loro servizio caritatevole e li incoraggia a promuovere la fede come fondamento della carità cristiana. Sottolinea come il recente Motu proprio *Intima Ecclesiae natura* evidenzi l'importanza di mantenere la dimensione ecclesiale nelle opere di carità, le quali possono avvicinare molte persone all’amore di Cristo. Il tema affrontato durante l'anno della fede, "Carità, nuova etica e antropologia cristiana," pone un legame tra fede e amore, che dà forma all'ethos cristiano e alla vita umana.
Il Papa richiama i presenti a considerare la "dimensione profetica" della carità, orientata dai principi della fede, che fornisce una prospettiva cristiana nella comprensione dell'uomo e del mondo. Tale visione è minacciata oggi da ideologie materialiste e dalla tecnologia che promuovono un'antropologia atea, riducendo l'essere umano a funzioni biologiche e autonomia assoluta, senza riferimento a Dio e alla dimensione spirituale.
Di fronte a tali sfide, il Pontefice invita a un discernimento vigile, mettendo in guardia dai rischi di un falso umanesimo che propone un "progresso" privo di radici cristiane. Invita i cristiani a promuovere la dignità umana secondo il disegno di Dio, rifiutando collaborazioni che potrebbero sostenere progetti contrari all’antropologia cristiana. Infine, ribadisce il valore della famiglia e del matrimonio tra uomo e donna, quale riflesso della bellezza della creazione. Conclude incoraggiando i presenti a proseguire nella loro missione con gioia e fedeltà a Cristo, fonte della vera realizzazione umana.
Ai progetti di «riduzione antropologica», promossi oggi da potenti lobby che dominano le organizzazioni internazionali, non è mai lecito collaborare. «Certamente dobbiamo esercitare una vigilanza critica e, a volte, ricusare finanziamenti e collaborazioni che, direttamente o indirettamente, favoriscano azioni o progetti in contrasto con l’antropologia cristiana». Non sono più tollerabili cedimenti o scorciatoie. «Di fronte a queste sfide epocali, noi sappiamo che la risposta è l’incontro con Cristo. In Lui l’uomo può realizzare pienamente il suo bene personale e il bene comune». Benedetto XVI