Jacques Maritain filosofo cattolico (tomista) del 900,
sostenitore dell’umanesimo integrale, descrive brevemente nel libretto “Amore e
amicizia” il suo pensiero su questi temi.
Prima
di citare una parte del capitolo su “Matrimonio, amicizia e amore” occorre
riassumere alcuni concetti che spiega nei capitoli precedenti.
Amicizia: benevolenza fino al sacrificio (bene
per l’amato, dono ciò che ho)
Amore: comunicazione/donazione di sè (è impegnato lo spirito). L’amore
implica e presuppone l’amicizia.
Entrambe
hanno come sorgente comune l’amore di dilezione o amore per il bene dell’amato
Quindi
distingue tre tipi di amore:
Amore romantico o amore passione: effimero, dura poco e
illude
Amore autentico: donazione parziale
Amore folle: completamente vero ed estremo, tutto
per l’altro, donazione totale
Matrimonio, amicizia e amore.
... Sarebbe una grande illusione pensare che il matrimonio debba essere il
compimento perfetto dell'amore-passione o dell'amore-romantico.
In realtà l'amore-passione e l’amore-romantico non sono nient'altro che il
desiderio animale trasfigurato dall'immaginazione nell'amore puro per cui essi,
sono impermanenti e perituri e sempre pronti a passare da u oggetto all'altro
e, dunque, infedeli e infine intrinsecamente dilacerati tra l'amore per l'altro
che hanno suscitato e la loro propria natura essenzialmente egoista.
Certamente l'amore come desiderio e passione e l'amore romantico debbono il più possibile essere
presenti nel matrimonio come stimoli iniziali e punti di partenza. Ma ben
lungi dall'avere per scopo essenziale « di portare al compimento perfetto
l'amore romantico, il matrimonio ha da compiere nei cuori umani ben altra opera
: una infinitamente più profonda e più misteriosa operazione di alchimia :
voglio dire che ha da trasformare l'amore romantico, o quanto di esso esisteva
agli inizi, in un vero e proprio amore
umano, reale e indistruttibile, in un amore veramente disinteressato che
certamente, non esclude la passione carnale e il desiderio, ma che si eleva
sempre più al di sopra di essi; perché di per sé e per essenza esso è principalmente spirituale — un dono
completo e irrevocabile dell'uno all'altro per l'amore dell'altro.
L'amore di cui io parlo qui è
innanzitutto un amore di dilezione.
Non è necessariamente l'amore folle; ma è necessariamente e originariamente
l'amore di dedizione e di amicizia — quell'amicizia tra sposi tutt'affatto
unica e della quale uno dei fini essenziali è la compagnia spirituale tra l'uomo e la donna per aiutarsi l'un l'altro a
compiere quaggiù il loro destino; ed
è altresì un amore (parlo dell'amore nella sua forma ordinaria, di quello
che ho chiamato all'inizio il « bell'amore » semplicemente) veramente su misura dell'uomo e nel quale
l'anima è coinvolta al pari dei sensi, cosicché in questo amore, in cui il
desiderio è presente con tutta la sua potenza, la dilezione tuttavia primeggia
realmente sul desiderio. Infine vi è normalmente implicato anche il
commercio carnale effettivo, poiché l'altro fine essenziale del matrimonio è la
perpetuazione della specie umana ed è per questo che ogni sposo ha diritto sul
corpo dell'altro.
Nell'amicizia unica e sacra di cui ho
appena parlato con (quando c'è) l'amore, il bell'amore ugualmente unico e sacro
che vi si congiunge, o che dovrebbe normalmente congiungervisi, consiste l'essenza
dell'amore coniugale. E’ per essa che il
matrimonio « può costituire una autentica comunità d'amore tra uomo e donna:
qualcosa di costruito non sulla sabbia, ma sulla roccia perché poggia su di un
amore genuinamente umano, non animale e genuinamente spirituale, genuinamente
personale: attraverso la ardua disciplina dell'autosacrificio ed a forza di
rinunce e di purificazioni. Allora in un libero e incessante fluire e rifluire
di emozioni, in un continuo interscambio di sentimenti e di pensieri, ciascuno
partecipa realmente, in virtù dell'amore, a quella vita personale dell'altro
che appunto costituisce per natura l'incomunicabile possesso dell'altro. Allora ognuno può diventare una specie di
angelo custode dell'altro, pronto, come gli angeli custodi devono essere, a
molto perdonare all'altro, in breve « un
essere consacrato al bene e alla salvezza dell'altro » e in grado di
accettare « che gli siano pienamente affidate la rivelazione e la cura di tutto
ciò che l'altro è nei suoi recessi umani più profondi ».
Ad una tale amicizia fondamentalmente e
originariamente richiesta, ad un tale amore di totale dedizione, con il
commercio carnale implicato dal matrimonio e con l'amore dei sensi e della
anima, il bell'amore che esso comporta o che dovrebbe comportare normalmente può aggiungersi l'amore folle col quale
viene portato alla sua forma estrema e assolutamente piena il dono diretto, a
scoperto e a nudo della persona o della soggettività tutt'intera — e non
soltanto nel suo corpo, ma nel tutto assoluto che essa è — in modo tale che
essa si faccia veramente parte dell'altro come del suo Tutto. L'amore folle
viene allora per sovrabbondanza, ma in risposta a un voto radicale inscritto
nell'essere umano, poiché, come abbiamo notato più su, l'amore folle nel quale l'amante si estasia nell'amata e l'amata
nell'amante e diviene carne della sua carne in un solo spirito con lui, è il
vertice e la perfezione dell'amore tra l'Uomo e la Donna. E’ dunque per questo
il vertice e la perfezione dell'amore tra gli sposi.
Io non credo che questo vertice sia
raggiunto spesso — no affatto! Ma quando viene raggiunto in virtù di una
fortuna straordinaria che è un dono speciale e gratuito, è la gloria e il cielo
di quaggiù in cui prende realtà un sogno del fondo delle età consustanziale
alla natura umana e di cui tutti i canti d'imenei cantati lungo i secoli
passati rivelano la nostalgia inerente alla povera umanità.
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