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martedì 27 ottobre 2015

Contraddizioni culturali secondo il Sinodo:

8. Le condizioni culturali che agiscono sulla famiglia mostrano in grandi aree del mondo un quadro contrastante, anche sotto l'influenza massiccia dei media. Da un lato, il matrimonio e la famiglia godono di grande stima ed è tuttora dominante l'idea che la famiglia rappresenti il porto sicuro dei sentimenti più profondi e più gratificanti. Dall'altro lato, tale immagine ha talvolta i tratti di aspettative eccessive e di conseguenza di pretese reciproche esagerate. Le tensioni indotte da una esasperata cultura individualistica del possesso e del godimento generano all'interno delle famiglie dinamiche di insofferenza e di aggressività. Si può menzionare anche una certa visione del femminismo, che denuncia la maternità come un pretesto per lo sfruttamento della donna e un ostacolo alla sua piena realizzazione. Si registra poi la crescente tendenza a concepire la generazione di un figlio come mero strumento per l'affermazione di sé, da ottenere con qualsiasi mezzo.

Una sfida culturale odierna di grande rilievo emerge da quell'ideologia del "gender" che nega la differenza e la reciprocità naturale di uomo e donna. Essa prospetta una società senza differenze di sesso, e svuota la base antropologica della famiglia. Questa ideologia induce progetti educativi e orientamenti legislativi che promuovono un'identità personale e un'intimità affettiva radicalmente svincolate dalla diversità biologica fra maschio e femmina. 

L'identità umana viene consegnata ad un'opzione individualistica, anche mutevole nel tempo. Nella visione della fede, la differenza sessuale umana porta in sé l'immagine e la somiglianza di Dio (cf. Gn 1,26-27). «Questo ci dice che non solo l'uomo preso a sé è immagine di Dio, non solo la donna presa a sé è immagine di Dio, ma anche l'uomo e la donna, come coppia, sono immagine di Dio. […] Possiamo dire che senza l'arricchimento reciproco in questa relazione – nel pensiero e nell'azione, negli affetti e nel lavoro, anche nella fede – i due non possono nemmeno capire fino in fondo che cosa significa essere uomo e donna. La cultura moderna e contemporanea ha aperto nuovi spazi, nuove libertà e nuove profondità per l'arricchimento della comprensione di questa differenza. Ma ha introdotto anche molti dubbi e molto scetticismo. […] La rimozione della differenza […] è il problema, non la soluzione» (Francesco, Udienza generale, 15 aprile 2015).

domenica 25 ottobre 2015

La vita è misericordia

Messaggio per la Giornata della vita 2016

[...]

Chiunque si pone al servizio della persona umana realizza il sogno di Dio. Contagiare di misericordia significa aiutare la nostra società a guarire da tutti gli attentati alla vita. L'elenco è impressionante: "È attentato alla vita la piaga dell'aborto. È attentato alla vita lasciar morire i nostri fratelli sui barconi nel canale di Sicilia. È attentato alla vita la morte sul lavoro perché non si rispettano le minime condizioni di sicurezza. È attentato alla vita la morte per denutrizione. È attentato alla vita il terrorismo, la guerra, la violenza; ma anche l'eutanasia. Amare la vita è sempre prendersi cura dell'altro, volere il suo bene, coltivare e rispettare la sua dignità trascendente" . Contagiare di misericordia significa affermare – con papa Francesco – che è la misericordia il nuovo nome della pace. La misericordia farà fiorire la vita: quella dei migranti respinti sui barconi o ai confini dell'Europa, la vita dei bimbi costretti a fare i soldati, la vita delle persone anziane escluse dal focolare domestico e abbandonate negli ospizi, la vita di chi viene sfruttato da padroni senza scrupoli, la vita di chi non vede riconosciuto il suo diritto a nascere. Contagiare di misericordia significa osare un cambiamento interiore, che si manifesta contro corrente attraverso opere di misericordia. Opere di chi esce da se stesso, annuncial'esistenza ricca in umanità, abita fiducioso i legami sociali, educa alla vita buona del Vangelo e trasfigura il mondo con il sogno di Dio.

Roma, 22 ottobre 2015 
Memoria di San Giovanni Paolo II

IL CONSIGLIO PERMANENTE DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Avere una fede chiara...

..., secondo il Credo della Chiesa, viene spesso etichettato come fondamentalismo
 
"Non dovremmo rimanere fanciulli nella fede, in stato di minorità. E in che cosa consiste l'essere fanciulli nella fede? Risponde San Paolo: significa essere 'sballottati dalle onde e portati qua e là da qualsiasi vento di dottrina…' (Ef 4, 14). 

Una descrizione molto attuale! Quanti venti di dottrina abbiamo conosciuto in questi ultimi decenni, quante correnti ideologiche, quante mode del pensiero… La piccola barca del pensiero di molti cristiani è stata non di rado agitata da queste onde – gettata da un estremo all'altro: dal marxismo al liberalismo, fino al libertinismo; dal collettivismo all'individualismo radicale; dall'ateismo ad un vago misticismo religioso; dall'agnosticismo al sincretismo e così via. Ogni giorno nascono nuove sette e si realizza quanto dice San Paolo sull'inganno degli uomini, sull'astuzia che tende a trarre nell'errore (cf Ef 4, 14). 

Avere una fede chiara, secondo il Credo della Chiesa, viene spesso etichettato come fondamentalismo. Mentre il relativismo, cioè il lasciarsi portare "qua e là da qualsiasi vento di dottrina", appare come l'unico atteggiamento all'altezza dei tempi odierni. Si va costituendo una dittatura del relativismo che non riconosce nulla come definitivo e che lascia come ultima misura solo il proprio io e le sue voglie".

BENEDETTO XVI

venerdì 16 ottobre 2015

Una fede personale e la sana dottrina

La persona di Gesù 'è' la sua dottrina, e la sua dottrina 'è' lui stesso. 
Pertanto, la fede cristiana, ossia la credenza in Gesù visto come Cristo, è davvero una 'fede personale'… 
Una fede così impostata non è l'accettazione d'un sistema, bensì l'accoglimento di questa persona che è il suo Verbo; è la ricezione del Verbo in quanto persona, e della persona in quanto Verbo.

JOSEPH RATZINGER

Verrà giorno, infatti, in cui non si sopporterà più la sana dottrina, ma, pur di udire qualcosa, gli uomini si circonderanno di maestri secondo i propri capricci, rifiutando di dare ascolto alla verità per perdersi dietro alle favole. Tu però vigila attentamente, sopporta le sofferenze, compi la tua opera di annunciatore del Vangelo, adempi il tuo ministero.

SAN PAOLO APOSTOLO, 2 Tm 4,1-5


giovedì 15 ottobre 2015

Il Papa non è un sovrano assoluto

Benedetto XVI alla messa d'insediamento sulla Cathedra Romana, il 7 maggio 2005:

"Il Papa non è un sovrano assoluto, il cui pensare e volere sono legge. Al contrario: il ministero del Papa è garanzia dell'obbedienza verso Cristo e verso la Sua Parola. Egli non deve proclamare le proprie idee, bensì vincolare costantemente se stesso e la Chiesa all'obbedienza verso la Parola di Dio, di fronte a tutti i tentativi di adattamento e di annacquamento, come di fronte ad ogni opportunismo. (…) Il Papa è consapevole di essere, nelle sue grandi decisioni, legato alla grande comunità della fede di tutti i tempi, alle interpretazioni vincolanti cresciute lungo il cammino pellegrinante della Chiesa. Così, il suo potere non sta al di sopra, ma è al servizio della Parola di Dio, e su di lui incombe la responsabilità di far sì che questa Parola continui a rimanere presente nella sua grandezza e a risuonare nella sua purezza, così che non venga fatta a pezzi dai continui cambiamenti delle mode".

Il Venerabile Pio Brunone Lanteri, che pure era un grande difensore del papato, lo spiegava chiaramente in un suo libro: "Mi si dirà che il S. Padre può tutto, 'quodcumque solveris, quodcumque ligaveris etc.' è vero, ma non può niente contro la divina costituzione della Chiesa; è vicario di Dio, ma non è Dio, né può distruggere l'opera di Dio".

martedì 6 ottobre 2015

RADICI CRISTIANE

Diceva Immanuel Kant: "Il Vangelo è la fonte da cui è scaturita la nostra cultura". E il laicissimo Federico Chabod: "il Cristianesimo ha modellato il nostro modo di sentire e di pensare in guisa incancellabile; e la diversità profonda che c'è fra noi e gli Antichi (…) è proprio dovuta a questo gran fatto, il maggior fatto senza dubbio della storia universale, cioè il verbo cristiano. Anche i cosiddetti 'liberi pensatori', anche gli 'anticlericali' non possono sfuggire a questa sorte comune dello spirito europeo".

Infine il papa laico Benedetto Croce, nel saggio del 1942 "Perché non possiamo non dirci cristiani", spiegò: "Il Cristianesimo è stato la più grande rivoluzione che l'umanità abbia mai compiuta (…). Tutte le altre rivoluzioni, tutte le maggiori scoperte che segnano epoche nella storia umana, non sostengono il suo confronto, parendo rispetto a lei particolari e limitate (…). E le rivoluzioni e le scoperte che seguirono nei tempi moderni (…) non si possono pensare senza la rivoluzione cristiana (…) perché l'impulso originario fu e perdura il suo".

Si pensi inoltre alla resistenza della Chiesa – pagata con milioni di martiri – ai totalitarismi del XX secolo. E' sempre stata l'unica luce nella notte degli orrori e il grande antidoto alle ideologie.

Certi laicisti alla Scalfari oggi potranno gioire per la sua liquidazione. Ma potrebbero amaramente pentirsene di fronte alle devastazioni del nichilismo e – come ha dimostrato in Francia la tragedia di "Charlie Hebdo" – davanti all'Islam rampante nel mondo.

Un intellettuale liberale francese, Pierre Manent ha pubblicato un libro, "Situation de la France", dove fotografa la disperata inermità dell'Europa laicista di fronte all'Islam.

Manent dice: "non basta la laicità per contrastare l'Islam. E diversamente da quanto sostengono i politici radicali, la laicità nemmeno serve a integrare i musulmani".

La tragedia è stata la demolizione della Chiesa. "Era l'idea dell'ateismo progressista", dice Manent. Dopo il Concilio "i cattolici hanno accettato di fondersi in questa sorta di nuova chiesa postcristiana… E il cristianesimo si è dissolto in una religione dell'umanità".