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venerdì 31 gennaio 2014

Ipotesi su Gesù di Vittorio #Messori (6/14). Il problema Gesù: tra critica, mito e fede.

Guitton afferma che ci sono 3 soluzioni al problema Gesù:
1) Critica o storica (per negare)
2) Mitica (per negare)
3) Fede (per affermare)

La soluzione critica vede la presenza nella storia di Gesù, un uomo eccezionale, ma non soprannaturale. Inoltre è difficile ricostruirne la storia perché i vangeli sono documenti di fede. Certo è che Gesù dopo la sua morte è stato divinizzato da discepoli che gli attribuirono miracoli e resurrezione dai morti: forse fu un predicatore, forse un esaltato, forse illuse i discepoli. E' la critica che deve tentare di capire cosa c’è di storico nei vangeli (a cui vengono eliminati i riferimenti soprannaturali). Per questa soluzione il Cristo della fede non è che l’abbellimento del Cristo storico. Gesù è un uomo progressivamente divinizzato.

La soluzione mitica sostituisce alla storia di Gesù accettata dai critici, l’ipotesi del mito di Gesù: non c’è un uomo, ma una leggenda di un Dio che si fa uomo, muore e risorge per la salvezza degli uomini. La storia di Gesù non è certa o addirittura  è stato inventato tutto. Ciò che importa di Gesù è il mito che incarna (Bultmann, teologo mitologico), ovvero la fede non cambierebbe se si scoprisse che Gesù non è esistito. Ciò che importa non è la storia ma il mito. Gesù è un Dio progressivamente umanizzato.

giovedì 30 gennaio 2014

Ipotesi su Gesù di Vittorio #Messori (5/14). Le profezie e le attese messianiche.

  • “Come si è felici di scoprire un po’ di luce in tanta oscurità” Pascal.
E’ possibile che sia stato predetto colui che i cristiani riconobbero come il Cristo annunciato dai profeti? La Bibbia non è un calendario cifrato, però con ragione e cautela ci si può avventurare alla ricerca del Dio nascosto. Nell'Israele del I secolo si dava per scontato che, in quel tempo, sarebbe sorto in Giudea il dominatore del mondo. Infatti nel 66-70 dC gli Ebrei sfidarono i Romani, i quali poi distrussero Gerusalemme. Ma perché Israele attendeva il suo Messia proprio nel periodo in cui apparve Gesù? Quel secolo per gli ebrei portò certezza per chi riconobbe Gesù e delusione in chi non riconobbe alcun candidato (su questa delusione i sacerdoti e i dotti cambiarono le interpretazioni dei loro antenati sul I sec.) 
  • Il messianesimo ebraico si trasforma dall'attesa di un uomo all'idea dell’avvenire, verso l’effettuarsi della giustizia e della religione nella storia. Il travaglio umano dovrà confluire in un’alba di redenzione in cui il male non regnerà. Non più la persona, ma il tempo e il fatto contano. Il Messia viene continuamente” (Dante Lattes, studio ebreo contemporaneo).

Ipotesi su Gesù di Vittorio #Messori (4/14). Il compimento delle profezie.

Per i cristiani solo il vangelo è la chiave per capire gli annunci messianici della Bibbia ebraica. 
  • 1945 Zolli, rabbino di Roma, convertito al cristianesimo:  “l’Antico Testamento sembrava un telegramma cifrato inviato agli uomini. Il cifrario è Cristo”. 
Ez 34/36 Is 66. L’unica cosa che non è mai espressa è che Dio si facesse uomo. Aldilà della fede è innegabile che sul piano oggettivo della storia la dinamica prevista dai profeti millenni fa si è realizzata. Israele ha passato il suo predominio religioso ad un popolo che da lui è sorto e si è allargato sino agli estremi confini della terra. L’Antico Testamento annuncia un nuovo patto (Geremia 31): dopo Gesù non c’è più stato bisogno di profeti perché Dio è sceso in campo. 

L’ AT riprende più volte il popolo eletto accusandolo di cecità, di non saper leggere i messaggi della Scrittura (Paolo usa le stesse parole). Per Pascal Israele è il popolo che custodisce le profezie, fondamentali per i cristiani (Michea 4-5).
  •  Maritain: “Contro l’ebreo si esprime l’odio di un mondo che non vuole essere segnato dalle ferite di Adamo, l’odio dell’uomo contro se stesso, le sue radici, il suo destino”. 

mercoledì 29 gennaio 2014

Ipotesi su Gesù di Vittorio #Messori (3/14). Cristiani ed Ebrei: Gesù stesso era ebreo.

I primi cristiani erano ebrei convertiti. 
Gli ebrei della Palestina sono i primi che hanno accolto Gesù. 
Gesù stesso era ebreo. 
Le due fedi sono intimamente legate e dirsi anti-ebraico è come dire anti-cristiano: Cristo non è cristiano. E' assurdo quindi l’antisemitismo nato nel cristianesimo. Per i primi convertiti non si trattava di una nuova religione, ma lo sbocco naturale dell’antica fede basata sulle rivelazioni delle Scritture. Il non esaminare assieme la Scrittura ha portato ad un solco tra le due religioni. Si sono create due ipotesi: 
1) data l’evidenza delle profezie perché tutti gli ebrei non si sono convertiti? (creduloni cristiani-pagani che hanno interpretato le scritture); 
2) Gesù è stato divinizzato da alcuni ebrei (creduloni ebrei). 


Qual è l’ipotesi giusta sull'origine del cristianesimo? Nessuno può dire che le profezie dell'AT diano state manipolate dai cristiani, perché gli ebrei hanno custodito gelosamente la scrittura. Per fortuna che ci sono gli ebrei, che non si sono convertiti tutti, che non sono stati sterminati: così abbiamo fonti non di parte o sospette. Il libro di Isaia, trovato Qumran 1947, scritto nel I sec aC è uguale a quello della Bibbia. La fede giudaica è garante di quella cristiana. 


Ipotesi su Gesù di Vittorio #Messori (2/14). Il Dio dei filosofi e degli scienziati non dà amore.

Dio è nascosto, e scienza e filosofia non sono strumenti validi per raggiungerlo: solo il dono della rivelazione è valido. Il giudeo-cristianesimo incarna la sua fede nella storia, vista come il terreno dove Dio e l’uomo si cercano e si incontrano (ad esempio per l’Islam, Allah è evidente e l’ateismo è incomprensibile). Nel cristianesimo natura ed esistenza di Dio costituiscono un problema, e il suo nascondersi fa parte della fede. 
  • Questo permette che “ci sia abbastanza luce per chi vuol credere ma abbastanza buio per chi non vuole credere” e “se non ci fosse oscurità, l’uomo non vedrebbe la sua miseria, se non ci fosse luce non spererebbe nella salvezza”. (Pascal)
Sembra che Dio non voglia salvare l’uomo senza l’uomo. Se Dio fosse evidente l’uomo non sarebbe libero e non si occuperebbe delle cose della terra e degli uomini. Nessuno ha amore più grande di colui che rispetta la libertà dell’altro e ogni uomo può scegliersi il proprio destino. Si instaura così un rapporto di libertà e non di necessità

Il cristianesimo dà diritto di cittadinanza all'ateismo. Dio si è avvolto di ombra per rendere la fede più appassionata, e lascia libertà di azione alla sua misericordia nei confronti di chi non crede. Per le scritture Dio è una persona, la quale per sua natura va alla ricerca delle altre persone, per scoprirsi e conoscersi, per avere un rapporto, un incontro, che presuppone l'auto-rivelazione e la fiducia (fede >> incontro Dio-uomo). 

Per un cristiano non basta dire che Dio esiste per conoscerlo, altrimenti saremmo come i musulmani (islam = sottomissione) e questo "tipo" di Dio non si può chiamare padre. Per conoscere Dio non basta accumulare dimostrazioni: la scienza fa a meno di Lui. Gesù rivela un Dio che prima di tutto è amore. Gesù introduce un concetto di divinità il cui simbolo terreno non è il re ma lo schiavo, il servitore. Dio si fa servo per amore e soltanto guardando a Gesù si guarda a Dio. Sarebbe un errore teologico partire dal concetto umano di Dio per spiegare il Dio di Gesù (in questo modo Dio diventa qualcosa da plasmare a proprio piacimento), anziché partire da Gesù per capire Dio. Per conoscere Dio occorre porsi in una posizione di ricerca e di fiducia. Anche in Gesù (falegname, servo, morte, croce) Dio si nasconde, e non si manifesta come l’uomo vorrebbe. 

Ipotesi su Gesù di Vittorio #Messori (1/14) Introduzione

Nei prossimi 14 post pubblicherò un mio "resoconto" conseguente alla lettura del libro "Ipotesi su Gesù" di Vittorio Messori. Questo libro, nel 2009, mi ha aperto la strada all'approfondimento delle tematiche relative alle "ragioni della fede". Ciò che colpisce dello scritto di Messori  è il linguaggio pratico, "giornalistico", della sua indagine.


  • O Dio esiste o non esiste. Su cosa volete scommettere? Puntare è necessario non è facoltativo. Anche voi siete incastrato (Pascal).
Parlare di Gesù è un tabù: o lo si trascura o lo si da già per noto. La fede in lui diventa un dato di fatto e non ci preoccupa delle fondamenta. Ci si è abituati e non ci si stupisce più che ad un uomo è stato associato il nome di Dio. Ma per sapere di più di Gesù cosa si può fare? La stampa ne parla poco e la cultura laica si occupa delle istituzioni (Vaticano, Chiesa…) e si ignora il problema della storicità di Gesù, curandosi solo della fase meditativa. In realtà la biografia su di Lui è enorme: sono state fatte ipotesi, obiezioni, così come per il NT passato al vaglio. Fino al 1700 la disputa era tra ortodossia ed eresia. 

lunedì 27 gennaio 2014

La denuncia di Paolo VI

"Così la verità cristiana subisce oggi scosse e crisi paurose. Insofferenti dell'insegnamento del magistero (…) v'è chi cerca una fede facile vuotandola, la fede integra e vera, di quelle verità, che non sembrano accettabili dalla mentalità moderna, e scegliendo a proprio talento una qualche verità ritenuta ammissibile; altri cerca una fede nuova, specialmente circa la Chiesa, tentando di conformarla alle idee della sociologia moderna e della storia profana".

Il digiuno chiesto da Gesù

Appunti di catechismo. Riflessione di Mons. Ravasi sul digiuno.

È la profezia che si preoccupa di imprimere al digiuno un profilo più vitale e meno rituale, trasformandolo in un impegno di carità verso il prossimo, attuato proprio attraverso quanto non si consuma.

Emblematica è una pagina di Isaia in cui il Signore dichiara: «Questo è il digiuno che io voglio: sciogliere le catene inique, togliere i legami del giogo, rimandare liberi gli oppressi e spezzare ogni giogo. Il digiuno consiste nel dividere il pane con l'affamato, nell'introdurre in casa i miseri, i senza tetto, nel vestire chi vedi nudo, nel non distogliere gli occhi da quelli della tua carne» (58,6-7). 

Paradossalmente il digiuno autentico e non meramente rituale dovrebbe condurci a saziare chi è digiuno per forza, a causa della povertà. Anche Cristo è piuttosto restio nell'esaltare il digiuno come osservanza sacrale, peraltro molto cara al giudaismo. 

Nel Discorso della montagna egli ammonisce: «Quando digiunate, non assumete aria malinconica come gli ipocriti che si sfigurano la faccia per far vedere agli uomini che digiunano... Tu, invece, quando digiuni, profumati la testa e lavati il viso, perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo tuo Padre che è nel segreto...» (Matteo 6,16-17). 

È per questo che Gesù non impone il digiuno come uno dei vertici della sua spiritualità, a differenza dei farisei e dei discepoli di Giovanni Battista: «Possono forse o digiunare gli invitati alle nozze  quando lo sposo è con loro? Finché hanno lo sposo con loro, non possono digiunare» (Marco 2,19).

Il cristianesimo non è una religione dell'ascetismo esagerato, dello scrupolo maniacale, dell'esteriorità penitenziale. È, innanzitutto, fede nel Dio della salvezza, dell'amore e della gioia. Tuttavia c'è anche il tempo del digiuno: «Verranno i giorni in cui sarà tolto lo sposo e allora digiuneranno». E Gesù stesso, prima di iniziare la sua missione, era ritirato nel deserto per un lungo digiuno di cibo e parole, seguendo l'esempio di Mosè.

Elemosina, preghiera, digiuno. #Quaresima.

Appunti di catechismo (tratto da una riflessione di Mons. Monari).

In quaresima le letture ci mettono davanti tre opere di misericordia: l'elemosina, la preghiera e il digiuno; sono i grandi filoni della conversione.

- L'elemosina è la conversione nel rapporto con gli altri; quindi il renderci responsabili del bisogno dell'altro, il non far finta che il bisogno dell'altro non ci sia.

- La preghiera è il ritrovare il giusto rapporto con Dio;
il Dio della nostra vita, è il Signore e la nostra vita deve fare riferimento a Lui. La preghiera ci riconduce continuamente a questo rapporto di fede e di obbedienza nei suoi confronti.

- Il digiuno vuole dire il giusto rapporto con noi stessi: imparare a non essere schiavi di niente e di nessuno.
Il cibo è il simbolo del bisogno fondamentale della vita umana. E' naturale, abbiamo bisogno di cibo per vivere; ma il rischio è che il cibo diventi il padrone della nostra vita. In realtà ci sono delle cose alle quali facciamo fatica a rinunciare e che, se vengono meno, causano in noi una grande tristezza o depressione. Ma noi siamo più grandi delle cose, siamo più importanti di una gratificazione o soddisfazione; bisogna imparare questa libertà. E allora toccherà a ciascuno vedere dentro la sua vita quali devono essere i cammini concreti di conversione. 

Una volta si facevano i "fioretti", i propositi quaresimali; se tu ti rendi conto che hai una schiavitù, per cui non puoi fare a meno di qualche cosa di secondario, prova a farne a meno per un po'. E' un segno, non è la conquista della libertà assoluta, però è un segno della consapevolezza di libertà, del fatto che tu sei più grande delle cose, e che puoi trovare la tua gioia non nell'avere questo o quello, ma semplicemente nell'essere te stesso e nel manifestarti per quello che sei.

Ciascuno dovrà rientrare in se stesso e chiedersi, davanti al Signore, quale sia il cammino che è più giusto fare, quale sia l'impegno, possibilmente concreto, che è più giusto prendere; ma bisogna che uno scelga quello centrale, più significativo e più importante.

Perchè Giovanni si concentra sulla lavanda dei piedi? (Gv 13)

Innanzitutto Giovanni parla dell'Eucaristia già al cap. 6 col discorso del pane di vita. Inoltre essendo il vangelo più recente da per noto il racconto dell'Eucaristia fatto dai sinottici.

Giovanni sottolinea la lavanda dei piedi di Gesù agli apostoli perché la lavanda è un gesto che racchiude la passione di Gesù, come l'Eucaristia stessa. Il messaggio della lavanda, che Giovanni vuote dare ai suoi contemporanei della comunità cristiana, è riferito al servizio reciproco quotidiano tra fratelli, il dare la vita ai fratelli come il Cristo ha fatto. 

Lavanda e Eucaristia sono quindi due cose distinte immerse nella stessa realtà. Infatti l'amore estremo di Cristo per l'uomo, è rappresentato sia dal pane e dal vino nella comunione con lui, ma anche dall'essere trattato da schiavo dagli uomini, quando già a sua volta si sentiva schiavo del Signore. Entrambi sono segni di Gesù che da la sua vita per noi, in modo libero e per amore Gesù va liberamente verso la morte, non per costrizione del Padre, ma in modo cosciente (lui sa già di morire) e lo annuncia ai suoi apostoli durante la cena.

In quest'ottica la passione e la morte di Gesù possono dividersi in due sacramenti: quello dell'altare, cioè l'Eucaristia (offerta del proprio corpo, in memoria di lui), e quello del fratello, cioè la lavanda (ci si fa schiavi per gli altri, fare un servizio come lui ha fatto e affinché noi (o facciamo gli uni gli altri).

L'Eucaristia fa la chiesa, ma la lavanda la fa vivere.

Gesù, prima di essere arrestato, vuole cenare con i suoi apostoli anche se sa già di morire (e lo accetta) per volere del Padre, il quale lo attende al suo fianco per glorificarlo alta vita eterna. Gesù sa di venire da Dio e di avere il suo potere, ma questo non gli può impedire di compiere la sua missione. Gesù ama sempre i suoi discepoli, da la vita per loro, anche se loro non erano capaci di rispondere al suo amore: l'esempio è Giuda che non sa amare Gesù, il quale però continua ad amarlo nonostante il tradimento. 

Pietro, poi, non capisce perché il suo Maestro debba lavargli i piedi, non capisce che la lavanda di Gesù significa accogliere nella fede la passione del Signore per la remissione dei peccati. 

L'unico discepolo che capisce l'amore estremo di Gesù, è al suo fianco e in questo Vangelo non è nominato, ma si parla di Giovanni, il quale conosce il vero amore di Gesù per lui e per chi lo tradirà. Ed è a Giovanni che il Cristo annuncia chi sarà il traditore (23-30), non a Pietro il quale non era ancora pronto per l'amore di Gesù. 
Giovanni non dirà a Pietro del traditore, perché sa che la sua reazione non sarebbe razionale, la prova di ciò avverrà dopo quando Pietro staccherà con la spada un orecchio ad uomo dei sommi sacerdoti.
In questo Vangelo Giovanni è anonimo perché ognuno di noi ha il diritto dell'amore di Gesù, di sentirsi discepolo amato, per poterlo così apprendere fino in fondo.

Alla fine della lavanda Gesù pronuncia un comandamento nuovo (14): "Se io il Signore, ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri", e ancora (17): "Sarete beati se lo metterete in pratica".

Dopo che Giuda è uscito dalla casa per compiere il tradimento, Gesù sa di andare verso la Passione, e da un nuovo comandamento (34): "come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri".

La fatica dell'Adorazione

Appunti di catechismo

L'adorazione è un momento assai faticoso della preghiera. E' molto più facile meditare, far preghiera vocale, leggere la Parola. 

L'adorazione Eucaristica è stare davanti a Gesù Eucaristico dandosi a Lui; è un continuare la Messa.

Quasi sempre la nostra preghiera è un chiedere, l'adorazione invece è un dare, dare il mio amore! L'adorazione non è un dare a parole ma è un dare a fatti.

L'adorazione si può fare senza parole: chi ama veramente non ha tante parole da dire, ma fa, dona se stesso. 
Quando dico al Signore che lo amo, io intendo dire: "Signore, voglio essere come mi vuoi tu, la mia carità sarà autentica, il mio dovere sarà compiuto bene, riparerò a quella viltà, sistemerò quella cosa che ti dispiace. Ti amo, Signore, voglio fare cioè la tua volontà, ubbidire, essere povero, essere come mi vuoi tu."

Per Padre De Foucauld, adorare significa "guardare al Signore amandolo".

Ecco qualche consiglio pratico per favorire la concentrazione:
- Un certo lasso di tempo che consente di entrare nel clima interiore adatto per trovare noi stessi, per incontrarci con Dio, per aprirci a Lui, nella completa disponibilità.
- Purificarsi prima dell'incontro con Dio, anche lungamente. Dio non si incontra con il peccato. Tra me e Dio devo appianare il cammino, ripulirlo da ogni disordine.
- Devo leggere poco e bene, tanto quanto mi è utile alla preghiera. Devo smettere quando la preghiera sgorga viva, riprendere quando la preghiera si affievolisce. Ciò che leggo devo penetrarlo.
- Un buon allenamento all'adorazione è costituito dalla preghiera di ringraziamento, pensando spesso e in modo profondo ai benefici di Dio.
- Molto silenzio esteriore ed interiore, perché adorare è amare. Ed amare significa prima di tutto ascoltare.

Che senso ha la croce di Gesù?

La missione di Gesù, nei Vangeli, è chiara: annunciare il regno a tutti, compresi i peccatori. La sua è una 

missione universale. Rivolgendosi ai peccatori va contro ai benpensanti, perciò viene messo in cattiva luce dai 

farisei e dai sacerdoti. Ma Gesù è Dio e solo Dio può perdonare i peccati.

I capi spirituali degli ebrei sono i veri responsabili della crocifissione di Gesù: lo insultano, lo tentano, lo vogliono eliminare. Anche i discepoli lo "tradiscono" non capendo appieno la sua missione. 

Gesù è contro il legalismo degli uomini perché solo Dio è il legislatore.
Gesù guarisce gli ammalati e perdona i peccati perché Dio è amore.
Ci chiede quindi di convertirci, di distaccarci dai peccati, sapendo che abbiamo l'aiuto di Dio.

Con la croce è compiuto il disegno di amore di Dio per l'uomo. E Gesù non si oppone, ma in piena obbedienza si 

sottopone alla prova, ha superato le tentazioni, gli scherni e i tormenti di una morte spaventosa.
Gesù nella prova si fa obbediente al Padre.
Gesù prende su di se il peccato del mondo e la malattia.
Gesù accetta in libertà la missione di Dio e accetta gli uomini così come sono: accetta di essere ripudiato, arrestato, condannato.
Egli non viene per se stesso ma per Dio e per l'uomo.
Si sacrifica per noi: noi, gli amati, possiamo amare.

Il mistero pasquale, il significato della croce e della risurrezione sono il centro del vangelo. 

La folla che lo aveva accolto festante qualche giorno prima, ora è delusa perché vorrebbe che Gesù li liberasse dall'oppressione romana e instaurasse il regno di Israele. L'uomo voleva la prova della sua potenza, visto che si definiva Figlio di Dio. Ma Gesù non è venuto per questo.

La croce è per i loro occhi una sconfitta, un'infamia (morire in croce era una maledizione) . Gesù sembra non sentire nemmeno Dio, e compie un atto umano: si preoccupa della madre e la affida a Giovanni.

Gesù viene per salvare tutti: questa è la sua missione, e prende tutti i peccati su di sé.

Mediante la croce, l'uomo si può riconciliare a Dio; nasce una nuova alleanza nel sangue di Gesù; il male che opprimeva il mondo è stato sconfitto, così come la paura della morte; siamo liberati e siamo entrati nell'ora di Dio, l'ora della proclamazione di Dio.

domenica 26 gennaio 2014

Letture per una buona confessione.

Leggendo queste letture emergono tutte le nostre contraddizioni...

Regole di vita cristiana. Rm 12, 9-21.

La carità non sia ipocrita: detestate il male, attaccatevi al bene; 
amatevi gli uni gli altri con affetto fraterno, gareggiate nello stimarvi a vicenda. 
Non siate pigri nel fare il bene, siate invece ferventi nello spirito; servite il Signore. 
Siate lieti nella speranza, costanti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera
Condividete le necessità dei santi; siate premurosi nell'ospitalità.
Benedite coloro che vi perseguitano, benedite e non maledite. 
Rallegratevi con quelli che sono nella gioia; piangete con quelli che sono nel pianto. 
Abbiate i medesimi sentimenti gli uni verso gli altri; 
non nutrite desideri di grandezza; 
volgetevi piuttosto a ciò che è umile
Non stimatevi sapienti da voi stessi.
Non rendete a nessuno male per male. 
Cercate di compiere il bene davanti a tutti gli uomini. 
Se possibile, per quanto dipende da voi, vivete in pace con tutti. 
Non fatevi giustizia da voi stessi, carissimi, ma lasciate fare all'ira divina. 
Sta scritto infatti: Spetta a me fare giustizia,io darò a ciascuno il suo, dice il Signore. 
Al contrario, se il tuo nemico ha fame, dagli da mangiare; se ha sete, dagli da bere: 
facendo questo, infatti, accumulerai carboni ardenti sopra il suo capo. 
Non lasciarti vincere dal male, ma vinci il male con il bene.

Le Beatitudini. Mt 5, 1-16.

Vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. 
Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:

Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli.
Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati.
Beati i miti, perché avranno in eredità la terra.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustiziaperché saranno saziati.
Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio.
Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia.  Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti perseguitarono i profeti che furono prima di voi.

Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? 
A null'altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente.
Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, 
né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa. 
Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli.

La speranza cristiana

Il cristiano è un illuso? Un ottimista a prescindere?
No. Il cristiano è colui che ha speranza nel Signore. 
E' colui che si aggrappa al Signore e ha speranza in Lui anche quando le cose vanno male.
Si può vivere senza speranza, ma si vive male...
La speranza è rischio, così come la fede e l'amore. Ma Dio è sempre con noi.

Rm 8, 31-39. Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi? Egli, che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha consegnato per tutti noi, non ci donerà forse ogni cosa insieme a lui? Chi muoverà accuse contro coloro che Dio ha scelto? Dio è colui che giustifica! Chi condannerà? Cristo Gesù è morto, anzi è risorto, sta alla destra di Dio e intercede per noi!
Chi ci separerà dall'amore di Cristo? Forse la tribolazione, l'angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada?Come sta scritto: Per causa tua siamo messi a morte tutto il giorno, siamo considerati come pecore da macello.
Ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori grazie a colui che ci ha amati. Io sono infatti persuaso che né morte né vita, né angeli né principati, né presente né avvenire, né potenze, né altezza né profondità, né alcun'altra creatura potrà mai separarci dall'amore di Dio, che è in Cristo Gesù, nostro Signore.

Leggere la Bibbia: un metodo.

UN METODO PER LASCIARSI GIUDICARE E RINNOVARE DALLA PAROLA DI DIO.

La Scrittura è un testo letterario, ma al contempo un libro di fede, che vuole comunicare la fede. Il metodo con cui guardiamo ai testi deve tener conto di questa sua peculiarità. Il vero problema quando ci poniamo di fronte ad un testo della Scrittura è l'atteggiamento, ovvero cosa cerchiamo in essa. Non possiamo leggerlo o studiarlo prima come se fosse un testo letterario qualsiasi, ma dobbiamo sempre tenere conto della sua pretesa di assolutezza: dire una parola assoluta, definitiva sulla vita e sulla morte. 

Se ci accostiamo alla Bibbia per giudicarla con i nostri criteri, essa si chiude; se al contrario ci lasciamo giudicare da essa, si apre e svela tutta la sua ricchezza di vita. Bisogna accostarsi alla Scrittura con una reale disponibilità a lasciarsi provocare e interpellare dal Signore che in essa si comunica a noi. 

Attenzione però a non farne un uso emotivo e sentimentale.

Tale disponibilità va educata gradualmente, «iniziando» le persone a una lettura oggettiva (osservazione e interpretazione dei testi) e insieme soggettiva (applicazione di vita e risposta in preghiera) nello Spirito. 

4 momenti:
- osservare (ciò che c'è nel testo);
- interpretare (ciò che significa il testo);
- applicare (ciò che il testo dice a me);
- pregare (ciò che rispondo a Dio che mi parla).

OSSERVARE

Leggere e rileggere il testo per far emergere gli elementi portanti. 
Si rilegge «con la penna in mano» sottolineando verbi, personaggi, parole ripetute, luoghi, tempi... 
Non dobbiamo avere la preoccupazione di cercare subito commenti o spiegazioni.
1. Che tipo di «testo» è? Una narrazione, un fatto, un discorso?
2. Quali sono i personaggi che intervengono nel testo (descrizione e punto di vista dei personaggi)? 
3. In che luogo agiscono i personaggi e in quale tempo?
4. Perché avviene «quel» fatto in «quel» luogo-tempo e da parte di «quel» personaggio?

INTERPRETARE

Far emergere dal testo il «punto chiave», la sollecitazione fondamentale che Gesù vuol fare.
Si medita attorno al nucleo centrale, cercando di far risaltare i valori-significati che lo compongono e che hanno senso per l'oggi.
1. Qual è il «tema centrale» di questo brano?
2. Qual è il «versetto chiave» in cui appare il tema fondamentale?
3. Quali sono i valori-significati che costituiscono il senso del testo?
4. Quale di questi valori merita di essere approfondito perché «significativo» per l'oggi?

APPLICARE

Discernere come diventare più simili a Cristo nella mentalità e nello stile.
Si applica facendo entrare la parola di Dio in un'area-settore della propria vita, o in un atteggiamento specifico o in una relazione significativa, o in una scelta che si è fatto o che si sta facendo.
1. Che cosa significa per me questo brano «oggi»?
2. Perché il Signore «qui-ora» mi affida «questa» Parola?
3. A che cosa mi invita questa Parola e in quale situazione specifica del mio essere persona credente?

PREGARE

Far emergere, dal confronto fra il testo e la vita, la propria risposta interiore e spontanea.
Si prega entrando in un dialogo che è adorazione, lode, offerta, ringraziamento, domanda... o semplice silenzio!
1. In questo momento, quale preghiera desidero rivolgere al Signore?
2. Come la esprimo, sia a livello verbale (lode, domanda...) che gestuale (tono di voce, posizione del corpo)?

La concentrazione e il rispetto della parola sono fondamentali. Non siamo noi che diamo un significato al testo, ma è il testo che ci insegna qualcosa.

venerdì 24 gennaio 2014

Il Battesimo di Gesù.


Mt3,13ss Allora Gesù dalla Galilea venne al Giordano da Giovanni, per farsi battezzare da lui.Giovanni però voleva impedirglielo, dicendo: "Sono io che ho bisogno di essere battezzato da te, e tu vieni da me?". Ma Gesù gli rispose: "Lascia fare per ora, perché conviene che adempiamo ogni giustizia". Allora egli lo lasciò fare. Appena battezzato, Gesù uscì dall'acqua: ed ecco, si aprirono per lui i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio discendere come una colomba e venire sopra di lui. Ed ecco una voce dal cielo che diceva: "Questi è il Figlio mio, l'amato: in lui ho posto il mio compiacimento".



Gesù viene dalla Galilea, terra considerata semi-pagana, nel peccato e nella tenebra, ma come aveva annunciato Isaia " il popolo che camminava nella tenebra vide una grande luce".
Dalla tenebra viene il nuovo Davide, il Figlio di Dio, il Messia.

Gesù è l'Emmanuele (Isaia) è Dio con noi. E' concepito dallo Spirito nel grembo di Maria e viene accolto da una stella. I doni dei magi rivelano la vita di Gesù: oro (re), incenso (si brucia per Dio), mirra (unguento per i defunti: anche il Figlio di Dio morirà).

Il fiume Giordano è il cancello della terra promessa: attraversandolo il popolo ebraico sapeva di essere nella terra che Dio ha loro riservato.

Giovanni opera un battesimo di conversione per uno che deve venire. Quando gli si presenta Gesù, non capisce il perché di quel gesto. Ma la giustizia di Dio deve passare anche da quel gesto. Per capire Dio non si può ragionare con la mentalità di questo mondo. gesù si è fatto come noi, perchè noi facessimo come lui.

Chi andava da Giovanni, andava per purificarsi, per essere perdonato. Il Giordano portava via (lavava) i peccati degli uomini. L'acqua fa rinascere, anche se per gli ebrei è un simbolo di paura (riff. diluvio). Gesù, l'Agnello, si immerge nella stessa acqua e così facendo prefigura la croce: prende su di sè i peccati del mondo. Potremmo dire che Gesù fa le "prove" della croce.
 La croce spiega il battesimo e dà senso alla vita di Gesù. L'immersione di Gesù prefigura la sua morte, ma la sua risalita è immagine della risurrezione.

Dio è con noi, sempre, anche nel peccato. Dio ci salva.

Uscito dall'acqua compare la colomba, simbolo dello Spirito Santo e della fine del diluvio.
Nelle acque del Giordano è presente la Trinità: Il Padre che annuncia il Figlio prediletto e lo Spirito che discende.

Lasciamo che Gesù si immerga nella nostra vita!

Io credo in un solo Dio.

Dio è una persona che non vediamo, ma che accompagna l'uomo nella storia e si concretizza in Gesù. Egli vive con noi, e chi ha fede, vive un rapporto con lui come se fosse una persona, ma una persona onnipotente. Egli si è rivelato all'uomo tramite i profeti, e tramite quegli scrittori sacri, che lui stesso ha ispirato, e i quali hanno lasciato le Sacre Scritture. Più le conosciamo, minore sarà il "nostro sforzo " nel capire le ragioni della fede.

Dio si rivela progressivamente all'uomo: promette ad Abramo prima un figlio, poi una discendenza, una patria. Il popolo poi si dimentica di Dio e si ritrova in schiavitù in Egitto. Così Dio chiama Mosè (Es 3). La storia della salvezza si compie in Gesù. Dio rimane mistero, ma Gesù è la sua rivelazione definitiva e il compimento dell'alleanza, un'alleanza stretta nel sangue di Cristo.

L'atto di fede che compiamo è dato dal nostro credo a questa rivelazione. Dio chiede il nostro impegno, nonostante sia Lui stesso che suscita in noi la fede.

Dio è anche Padre perché ci ha generato. Dio dona la vita non per nostra scelta, come gesto di amore unilaterale.

La Bibbia, nell'antico testamento, ci mostra come Dio doni amore e chieda la fedeltà all'uomo. Nonostante ciò l'uomo lo tradisce. Così Dio punisce, l'uomo si ravvede e infine Dio perdona, rinnovando la promessa e l'alleanza. Segue uno schema pedagogico: peccato > punizione > perdono > ravvedimento dell'uomo > misericordia di Dio (giustizia).

Per dimostrare il suo amore, Dio ci dona Gesù: noi veniamo salvati, se noi lo accogliamo.

Il popolo ebraico ha riconosciuto che all'origine di tutto c'è Lui, e la nostra storia dipende da Dio. Da sempre Egli dialoga con l'uomo: da Adamo, poi Abramo ecc... Cerca un rapporto con gli uomini che incontra: così fa con noi. L'uomo nella sua libertà decide se seguirlo, e se comprendere il progetto che Dio ha su di lui. Il diavolo tenta sempre di inserirsi in questa relazione, tentando di incrinare il rapporto Dio-uomo, mettendo in dubbio la verità, facendo cadere la fiducia e la lealtà: nasce così il peccato.

Dio è fedele, è giusto, è amore (1 Gv 4).

Com'è l'amore di Dio?

Fate una prova: cercate di amare una persona che ci sta antipatica.
Pregate per lei, servitela umilmente e con fatica.
Fate il possibile e al meglio delle vostre possibilità.

Solo allora capirete l'amore di Dio per l'uomo.

Tutte queste cose, nella nostra quotidianità, facciamo fatica a compierle addirittura verso i nostri cari. Tuttavia sforziamoci ad amare sull'esempio di Gesù, fermiamoci, ascoltiamoci reciprocamente, non sospettiamo, doniamoci nell'incontro. 

Il perdono ci porta a superare i nostri limiti, e ci porta a scoprire che la felicità dell'altro è la nostra.