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domenica 29 aprile 2012

In che direzione stiamo andando?


L’evoluzione del modo di pensare dell’uomo è recente. Fino al XVII-XVIII sec regnava il “credo dunque sono” ovvero “faccio ciò credo”, in cui la mentalità religiosa era predominante.

Poi dal Rinascimento, passando dall’illuminismo e la rivoluzione francese, ci troviamo nell’età moderna e si è passati al cartesiano “Penso dunque sono”, ovvero “faccio ciò che penso”, con l’imposizione del pensiero forte, e lo spostamento del baricentro da Dio all’uomo. Si conosce solo in base alla ragione, e non tramite una rivelazione.
Ci si ribella alle “regole” imposte dalla religione, e ci si focalizza sull’uomo e sulla sua istanza di libertà da tutto.

Infine dal XX sec le ideologie e i totalitarismi che hanno generato decadono e si afferma un pensiero debole. Emerge un certo pessimismo e l’uomo si chiude ancora di più in se stesso con il “sento dunque sono”, ovvero “faccio ciò che sento”. Siamo nella post-modernità e la razionalità diventa più umile. Nulla è più certo.

In che direzione stiamo andando? non solo dei beni di consumo ma anche delle relazioni umane. Anche la religione viene personalizzata dall’individuo, in una specie di self service tra ciò che il “mercato delle religioni” offre. Ciò che pensa la maggioranza diventa regola, e la società si impone sulla religione, diventata appunto genere di consumo.
Inoltre l’uomo ha un’ambiguità di atteggiamenti: a seconda delle situazioni o ambienti cambia modo di essere. Finita l’esperienza finisce l’appartenenza. L’appartenenza è quindi plurale ma più debole. 

mercoledì 25 aprile 2012

Lettera agli Sposi


Cari Sposi,

è con grande gioia che partecipiamo al vostro matrimonio.
La gioia è grande perché il matrimonio di due giovani cristiani rappresenta, nel mondo di oggi, una sfida che a molti pare incomprensibile e priva di valore.

Devo dire che leggere San Paolo è sempre impegnativo, ancora di più in questa occasione.
E’ uno che quando scrive lascia sempre il segno. Infatti le sue parole sono state oggetto di confronto…

Ad una prima lettura questo brano innalzerebbe l’uomo a capo della moglie, la quale deve essergli sottomessa. Ovvie le proteste di lei: Perché la moglie deve essere sottomessa? Perché la donna non può amare come l’uomo? E’ questo ciò che Paolo intende dire?

San Paolo ci esorta a farci imitatori di Cristo: nell’amore e nel sacrificio.
L’apostolo usa la metafora matrimoniale per spiegare il rapporto tra Cristo e la sua sposa, la Chiesa, e come lei debba essere sottomessa al suo Creatore e Salvatore.

Nonostante il contesto biblico sia evidentemente maschilista, non mancano però gli elementi di novità rispetto alla società dell’epoca, soprattutto per quanto riguarda il ruolo dell’uomo… Ed è proprio qui che la cresta alzata dei candidati mariti deve tornare ad abbassarsi. Il marito, infatti, deve amare la moglie quanto se stesso, allo stesso modo in cui Gesù ha amato la sua Chiesa…

Quindi per Paolo, l’amore sponsale ha una specifica reciprocità. E’ significativo che nella Bibbia Adamo inizi a parlare solo quando ha di fronte a se Eva. L’uomo senza la donna non è completo… e viceversa.

Il centro del messaggio è che Gesù rimane l’esempio e il fine della vita cristiana e matrimoniale.

La regola nuova degli sposi è “siate sottomessi gli uni agli altri” ovvero servitevi a vicenda nel cammino di amore e di sacrificio che avete intrapreso assieme a Gesù.

“… e i due diventeranno una sola carne. Questo mistero è grande …”

Che il Signore vi doni la gioia di riscoprire ogni giorno questo mistero nella vostra vita insieme…

Vi auguriamo ogni bene e tanta gioia del cuore.