Cristo ci ha liberati dalla morte e dal peccato attraverso la sua morte e risurrezione. Siamo arrivati fin qui per la sua Grazia, che ci ha guidati passo dopo passo. La sofferenza rimane una certezza che ancora ci attende; non possiamo illuderci di evitarla. La pace, se è vera, è fatta di gioia e dolore in parti uguali. Possiamo sperare di conoscere ancora gioie, ma dobbiamo accettare che non siano mai garantite.
La tua mamma, i bambini sperduti, i giovani malati: sono volti e storie che ci ricordano la fragilità della vita, la sua caducità. Di questa consapevolezza dobbiamo farne tesoro, come una luce che orienta il cammino. Eppure, la nostra società evita di pensare alla morte e alla sofferenza, ma nel farlo ha smarrito anche la speranza, e spesso cade nella disperazione. Solo l'amore resta, solo ciò che è stato vissuto con amore ha un valore che non si perde.
Per questo, preghiamo il Signore perché ci insegni le sue vie. Siamo chiamati a cambiare il nostro sguardo, perché solo così potrà cambiare anche la realtà attorno a noi. La vita è spesso una battaglia interiore, una guerra segreta combattuta contro l'orgoglio, contro ciò che ci separa dagli altri e da Dio. Ma dentro questa lotta possiamo scoprire la Misericordia, una Misericordia che si fa presente nella nostra storia attraverso Gesù.
Davanti ai grandi "perché" della vita, non siamo costretti a restare paralizzati nel dolore: possiamo scegliere di non fissare lo sguardo solo sulla miseria, ma di portare quella miseria – le nostre ferite, i torti subiti, i rancori, i rimorsi, i peccati – davanti a Cristo. Non possiamo permetterci di accumulare odio, di restare prigionieri del risentimento. L'incontro con Gesù è ciò che può trasformare la miseria in occasione di salvezza. E questa è la strada su cui siamo chiamati a camminare.
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