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domenica 29 giugno 2025

I genitori italiani, per la stragrande maggioranza, sono dei cattivi educatori


Siamo in tempi di furibonda demagogia e ci tengo a precisare che non sono mai stato un proletario. Io, allora, ero semplicemente un borghese povero mentre ora sono un borghese benestante. A tal proposito, mentre non so se si possa dire che pro letario è chi lavora per vivere e borghese è chi vive per lavorare, so con certezza che, oggi, in Italia, coloro i quali si proclamano con maggior furore campioni del proletariato e spietati nemici della borghesia appartengono alla grassa borghesia, mentre gli autentici proletari aspirano tutti a diventare dei borghesi.

I genitori italiani, per la stragrande maggioranza, sono dei cattivi educatori. Vuoi per eccesso di sentimentalismo, vuoi per ignoranza, vuoi per pigrizia. È infatti assai più faticoso educare un figlio, attrezzarlo per combattere validamente la lotta per la vita, che trattarlo fino a trent'anni come un bambino.

Costa assai meno regalare al figlio un patrimonio che insegnargli come si conquista e si amministra un patrimonio.

Ma gli italiani sono dei cattivi educatori anche perché i figli vengono utilizzati nel ruolo di «vendicatori»:

"Noi abbiamo potuto comprare una misera auto utilitaria usata a quarant'anni e nostro figlio, a diciott'anni, deve avere una fuoriserie. Noi abbiamo risparmiato il centesimo: nostro figlio a vent'anni deve avere le tasche piene di banconote da 100.000 lire…"

Oppure:

"Noi non siamo riusciti a diventare persone importanti. Diventerà importante nostro figlio!"


Quanti infelici creati da questo strano amore dei genitori. Quanti giovani spinti fuori dalla loro vera strada, costretti a svolgere attività a essi non adatte!

Questi genitori tolgono ai figli il piacere della conquista, il rispetto per la loro personalità, e creano quegli scontenti che poi si ribellano alla società ingerendo droga, rapinando per divertimento o scatenando rivoluzioni al grido di: «Viva Mao! Viva Marcuse! Viva Marx! Viva Che Guevara!».

Ma i giovani non sanno che il comunismo porta in sé la propria condanna. Il comunismo, che è soltanto la negazione di tutte le conquiste della civiltà (conquiste spirituali naturalmente), che nega Dio, la libertà, e vuol togliere all'uomo la coscienza personale per sostituirla con una coscienza di partito o di Stato, una volta esaurita la sua iniziale carica di odio contro Dio e contro gli uomini, si comporta come il colossale macigno che, precipitando da una vetta, travolge e sgretola tutto al suo passaggio e poi giace inerte nella valle opprimendo la terra col suo immane peso.

Le mandrie di giovanissimi che commettono le loro nefandezze nei Paesi satelliti dell'Unione Sovietica, e nella stessa Unione Sovietica, dimostrano a quale orrendo risultato porti l'educazione materialista con annessa negazione dei valori spirituali e morali.

Anche in America la delinquenza giovanile non scherza.

Non si può pretendere una gioventù di sana educazione morale e spirituale in un Paese dove il vero Dio si chiama Danaro. E anche i giovani teppisti americani si battono, inconsciamente, contro una dittatura più feroce ancora di quella socialista: la dittatura del Dollaro.

Noi vecchi speriamo solo nei giovani. Non perché sono migliori di noi, come dicono e scrivono i demagoghi in cerca di clientele, ma perché sono più giovani di noi. Chi ha costruito qualcosa, sia pure di molto modesto, dovrà ai giovani se ne rimarrà il ricordo. Non tutto finirà con noi e coi nostri coetanei.

Giovannino Guareschi
Chi sogna nuovi gerani?

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