martedì 13 agosto 2013

Cosa dice Francesco ai cristiani?



Temi dei primi mesi del pontificato di Francesco.

"Un papa umile ma forte, popolare ma esigente, dalla parte dei poveri ma non in modo ideologico, un papa che richiama alla solidarietà e all'ecologia ma  parla anche del diavolo, critica i cristiani seduti e approva quelli che vanno nelle periferie, biasima i carrieristi, ma anche quelli che passano la vita a lamentarsi. Ci ricorda che parlare male degli altri è peccato e che senza la preghiera non andiamo lontano. Considera la religiosità popolare un tesoro e parla costantemente di amore, tenerezza e misericordia, cose di cui la sua vita è testimonianza eloquente." Una sintetica descrizione del periodico portoghese Renescenca.



Argomenti:

- La dignità della persona viene anche dal lavoro.
- Andate fuori, nelle periferie esistenziali... con l'aiuto della preghiera.
- La giustizia sociale e il NO alla logica dello scarto.
- Per uno sviluppo sostenibile.
- L'importanza della preghiera.
- Non siamo possessori ma amministratori del creato: l'etica dell'energia.
- Lo scandalo della croce.
- Il forte legame col predecessore.
- Il cristiano e la gioia.
- La fede e la Lumen Fidei.
- L'idea di Chiesa e di cristiani (perle delle omelie quotidiane).



La dignità della persona viene anche dal lavoro.

Si può dire che grazie a Francesco capiamo meglio l'articolo 1 della nostra costituzione italiana. Il lavoro dà dignità (si pensi ai giovani) e uno stato ha il dovere di garantire un lavoro a tutti.

"Il lavoro è un elemento fondamentale per la dignità di una persona. Il lavoro, per usare un'immagine, ci 'unge' di dignità, ci riempie di dignità; ci rende simili a Dio, che ha lavorato e lavora, agisce sempre; dà la capacità di mantenere se stessi, la propria famiglia, di contribuire alla crescita della propria Nazione. E qui penso alle difficoltà che, in vari Paesi, incontra oggi il mondo del lavoro e dell'impresa; penso a quanti, e non solo giovani, sono disoccupati, molte volte a causa di una concezione economicista della società, che cerca il profitto egoista, al di fuori dei parametri della giustizia sociale". Omelia del 1 Maggio 2013.

Andate fuori, nelle periferie esistenziali... con l'aiuto della preghiera.

Papa Francesco è andato in mezzo ai poveri, ai giovani, agli anziani, a coloro che sono emarginati: lo ha fatto da vescovo e lo ha fatto da papa. Ha uno stile nuovo, tutto suo; è un predicatore nato. Noi cattolici un po' assopiti abbiamo bisogno di un messaggio forte e chiaro per risvegliarci.

Il nuovo modo di pregare che Gesù ci insegna si basa sull'affidamento al Padre, sulla fiducia in Dio. La preghiera vera ci fa uscire da noi stessi. Se noi non riusciamo ad uscire da noi stessi verso il fratello bisognoso, verso il malato, l'ignorante, il povero, lo sfruttato, se noi non riusciamo a fare questa uscita da noi stessi verso quelle piaghe, non impareremo mai la libertà che ci porta nell'altra uscita da noi stessi, verso le piaghe di Gesù. Ci sono due uscite da noi stessi: una verso le piaghe di Gesù, l'altra verso le piaghe dei nostri fratelli e sorelle. E questa è la strada che Gesù vuole. Omelia dell' 11 Maggio 2013

E' un vescovo attento alle periferie materiali ed esistenziali, e denuncia il rischio dell'esclusione dei poveri, dei giovani e degli anziani: una sorta di eutanasia nascosta, di eutanasia culturale.
Per evitare le esclusioni, il Papa sprona la Chiesa ad uscire da se stessa ed abbandonare la sua autoreferenzialità, agendo nella preghiera e nella contemplazione.

Questo invito ad uscire lo rivolge anche ai giovani, alla gmg: li ha invitati a non abbandonare la fede in Gesù e ha indicato nelle Beatitudini e in Mt25 il piano di azione.

Uscite e fatevi sentire nelle diocesi, andate per le strade e difendetevi da ciò che è modernità, immobilismo, comodità, clericalismo, da tutto ciò che è chiudersi in noi stessi.

Il desiderio di Francesco, in Brasile, era di poter visitare tutti.

Non chiudiamoci in noi stessi, sotterrando il proprio talento, le proprie ricchezze spirituali, intellettuali, materiali, tutto quello che il Signore ci ha dato, ma aprirsi, essere solidali, essere attenti all'altro. Omelia del 24 aprile 2013

Dobbiamo incontrare il Signore, ma è ancora più importante essere disponibili all'incontro, perché Cristo interviene sulle debolezze di ognuno di noi. Omelia del 17 maggio 2013.

Il Papa ci ricorda che siamo come vasi creta che custodiscono il tesoro immenso donato da Dio. Occorre ricordare ciò per evitare di pensare di essere ciò che non si è, e cedere alle lusinghe. Il tesoro donato è consistente ma il contenitore fragile: è la realtà umana. Saremo di creta fino alla fine e da questo non ci salva nessuno, se non Gesù, ma a modo suo, non alla maniera umana del prestigio, delle apparenze.

La giustizia sociale e il NO alla logica dello scarto.

E' un tema che sta a cuore al pontefice in linea da quanto detto dal predecessore nella Caritas in veritate. Occorre una giustizia sociale che dia voce ai poveri e sprona i giovani, soprattutto alla gmg, di promuovere i valori cristiani e di lottare per essi.

Accusa la cultura contemporanea come una cultura del silenzio di fronte alle ingiustizie sociali ed economiche. La Chiesa deve essere avvocato dei poveri. I cristiani non devono mai lasciarsi fermare dalle difficoltà, e disperare da persone e situazioni.

Si rivolge ai potenti invitandoli a costruire un mondo basato sulla giustizia sociale, in cui nessuno si senta scartato. Sprona tutti gli uomini a non stancarsi mai di lavorare per un mondo più giusto e solidale: la realtà può cambiare ed è compito dei cristiani portare il bene e non abituarsi al male.
Non sono l'egoismo e l'individualismo che portano ad un mondo migliore, ma la solidarietà: vedere nell'altro non un concorrente, ma un fratello. Nessuna pace è duratura per una società che mette ai margini una parte di essa.

La giustizia sociale implica la lotta contro la fame e la miseria. Occorre dare il pane a chi ha fame, ma c'è una fame più profonda, è la fame di felicità che solo Dio può saziare, fame di dignità. Non c'è promozione del bene comune quando si ignorano i pilastri che reggono la nazione: la vita, la famiglia, l'educazione, la salute, la sicurezza.

Per uno sviluppo sostenibile.

Anche in ambito internazionale e diplomatico la Santa sede promuove uno sviluppo sostenibile, un modello fondato sulle esigenze della giustizia sociale, piuttosto che sulla logica fallace dell'interesse personale utilitaristico e individualistico. L'uomo (la persona) deve essere al centro dello sviluppo sostenibile, ha diritto ad una vita sana e produttiva in armonia con la natura.

Lo sviluppo umano integrale richiede lo sviluppo della persona in tutte le sue dimensioni (fisica, spirituale e morale): non si può valutare tutto solo in criteri economici. L'attività umana deve essere strutturata in modo etico (Caritas in veritate).

Occorre edificare società umane e più giuste, realizzando uno sviluppo incentrato sull'uomo.

Imperativo morale è quello di sradicare la povertà, che costituisce un circolo vizioso, del quale l'esclusione è causa e conseguenza. La povertà deriva dall'esclusione dalla partecipazione dalla vita economica sociale e politica. Lo sradicamento della povertà può avvenire solo attraverso l'inclusione dei poveri (Caritas in veritate) e gli scambi economici devono essere di mutuo beneficio.

L'importanza della preghiera.

Occorre credere in Gesù e pregare, per superare le nostre certezze e la chiusura che deriva dalla mancanza di fede. La preghiera deve essere coraggiosa, come quella di Abramo che sembra lottare il Signore per salvare le due città: La preghiera fa miracoli.
Egli stesso, pieno di umiltà, chiede di pregare per se.

Non siamo possessori ma amministratori del creato: l'etica dell'energia.

Occorre un tutore per le generazioni future per garantire una giustizia intergenerazionale, riconoscendo l'accesso all'energia come un diritto fondamentale di ogni uomo. Importante è educare sin da piccoli ad uno stile di vita e  a pratiche responsabili orientate a migliorare l'efficienza energetica e a ridurre lo spreco.

Attenzione all'attrazione del dio Denaro!

Non lasciare che il denaro e l'avidità ci rubino l'anima!
La vera ricchezza non sta nelle cose ma nel cuore.
Dai più semplici apprendiamo una lezione di solidarietà.
La vita dell'uomo non dipende da ciò che possiede.
La ricchezza è un tranello: pensiamo di possedere invece sono le cose che possiedono noi.
Il denaro può dare un momento di ebbrezza, di illusione di essere felici, ma alla fine è lui che ci possiede, e ci spinge ad avere sempre di più e a non essere mai sazi.
La vera ricchezza consiste nel non aver bisogno di nulla.
"La maggior ricchezza di un uomo è un animo abbastanza grande da non desiderare le ricchezza" Goethe.
Pensiamo a garantirci l'essenziale. Il denaro non fa la felicità.

Lo scandalo della croce.
La croce continua a far scandalo (croce che è umiltà e mansuetudine), ma è l'unico cammino sicuro.
Non frullate la fede, lasciatela intera. E' la fede nel figlio di Dio fatto uomo, che mi ha amato ed è morto per me.

Il forte legame col predecessore.
Forte legame con Benedetto: è come avere un nonno, ricordando l'enciclica scritta a 4 mani. Prima di ogni decisione importante lo consulta... art. Rodari

Il cristiano e la gioia.
Il cristiano è un uomo e una donna di gioia. Questo ci insegna Gesù, ci insegna la Chiesa. Che cosa è, questa gioia? E' l'allegria? No: non è lo stesso. L'allegria è buona, eh?, rallegrarsi è buono. Ma la gioia è di più, è un'altra cosa. E' una cosa che non viene dai motivi congiunturali, dai motivi del momento: è una cosa più profonda. E' un dono.
L'allegria si può trasformare in leggerezza, mancanza di saggezza cristiana. La gioia ci riempie da dentro. testimone gioioso del suo amore, testimone coraggioso del suo Vangelo, per portare in questo mondo un po' di luce. Lasciati cercare da Gesù, lasciati amare, è un amico che non delude.
Omelia del 10 Maggio 2013.

La fede e la Lumen Fidei.
"Bota fè" metti fede. Se vogliamo che essa abbia veramente senso e pienezza, dico a tutti "metti fede" e la vita avrà un sapore nuovo, la vita avrà una bussola che indica la direzione; "metti speranza" e ogni tuo giorno sarà illuminato e il tuo orizzonte non sarà più oscuro ma luminoso; "Metti amore" e la tua esistenza sarà come una casa costruita sulla roccia, il tuo cammino sarà gioioso, perchè incontrerai tanti amici che camminano con te.
Tutto questo ce lo può donare solo Gesù, il quale ci porta a Dio, e con Lui la nostra vita si trasforma, e possiamo guardare la realtà con occhi nuovi (Lumen fidei 18).
"Metti cristo" nella tua vita e troverai un amico di cui fidarti sempre e vedrai crescere le ali della speranza, per percorrere con gioia la via del futuro. la vita sarà piena del suo amore, sarà una vita feconda. Quando c'è Dio nel nostro cuore dimora la pace, la dolcezza, la tenerezza, il coraggio, la serenità la gioia, che sono i frutti dello Spirito.

La fede è rivoluzionaria. Non aver paura di chiedere perdono a Dio che non si stanca mai di perdonare ed è pura misericordia. Ci aspetta anche nell'Eucaristia...

E' accogliendo Gesù, Parola incarnata, che lo Spirito ci trasforma, illumina il cammino del futuro, e fa crescere in noi le ali della speranza per camminare con gioia. (Lumen fidei 7)

Frammenti del discorso in occasione della GMG in Brasile

Il rapporto coi giovani.
Ai giovani che sfidano il freddo dell'invero brasiliano dice: "Siete degli eroi!"
Oggi Gesù ci chiede se vogliamo essere suoi amici, testimoni, discepoli.
"E' bello per noi essere qui" dice Pietro dopo aver visto Gesù trasfigurato. "E' bello essere qui, attorno a Gesù" dice il papa ai giovani n Brasile.

Chi va alla gmg vuole ascoltare la voce di Gesù, e per porsi delle domande importanti, tra cui: "Signore, che cosa devo fare della mia vita?".

L'idea di Chiesa e di cristiani..

Radicare la Chiesa nel Vangelo. Quando la Chiesa diventa burocratica moltiplica le strutture, allora perde la radicalità evangelica.

Noi, donne e uomini di Chiesa, siamo in mezzo ad una storia d'amore: ognuno di noi è un anello in questa catena d'amore.

Stile umile ma senza paura. Lo stile dell'annuncio cristiano è umile ma nello stesso tempo non ha paura di operare cose grandi. Dobbiamo predicare nel mondo, non conquistarlo. Il cristiano non deve essere come i soldati che quando vincono la battaglia fanno piazza pulita di tutto.

Omelia del 25 aprile 2013

Tutto il cammino della vita è un cammino di preparazione. Omelia del 26 aprile 2013

Aprirsi alla testimonianza. La comunità cristiana deve aprirsi al Signore, alla gioia, alla testimonianza positiva. Se una comunità non è libera, non è davvero credente, allora si chiude in se stessa ed è dominata da dinamiche negative. Omelia del 27 aprile 2013

Nel confessionale ci fa vergogna dire la verità: ho fatto questo, ho pensato questo. Ma la vergogna è una vera virtù cristiana e anche umana... E' una virtù dell'umile. Omelia del 29 Aprile 2013.

No alla mondanità. La Chiesa deve portare il messaggio del Vangelo e non può farlo se cede alle tentazioni della mondanità. Omelia del 30 aprile 2013

Coraggio nella testimonianza. Quando la Chiesa perde il coraggio, entra nella Chiesa l'atmosfera di tepore. I tiepidi, i cristiani tiepidi, senza coraggio... Quello fa tanto male alla Chiesa, perché il tepore ti porta dentro, incominciano i problemi fra noi. Omelia del 3 Maggio 2013

E' impossibile vivere con Gesù senza la Chiesa, seguire Gesù al di fuori della Chiesa, di amare Gesù senza amare la Chiesa.

Evangelizzare non è fare proselitismo. Quando la Chiesa perde questo coraggio apostolico, diventa una Chiesa ferma, una Chiesa ordinata, bella, tutto bello, ma senza fecondità, perché ha perso il coraggio di andare alle periferie... Padre noi possiamo sbagliare... avanti! se ti sbagli alzati e avanti. quello è il cammino. chi sta fermo per non sbagliare fa un errore più grande. Omelia del 8 Maggio 2013.

Non si è cristiani a tempo, in alcuni momenti soltanto, in alcune circostanze, in alcune scelte; no, non si può essere cristiano così, si è cristiano in ogni momento! Omelia del 15 Maggio 2013.

No ai cristiani da salotto. L'incontro con Gesù, salva. E lo zelo apostolico è il segno del desiderio di amare secondo quanto Gesù ha insegnato. È particolarmente vero per San Paolo ma il suo esempio vale per noi oggi. Anche ci sono i cristiani da salotto, no? Anche se diamo fastidio, avanti, coraggio. Omelia del 16 maggio 2013.

No alle chiacchere. La salvezza è andare dietro a Gesù (sequela), le chiacchere non servono a nulla e sono dannose. Omelia del 18 maggio 2013.

Il vero potere è il servizio. Il vero potere nella Chiesa è il servizio, e Cristo ha insegnato che per noi progredire, andare avanti, significa abbassarci e metterci a servizio degli altri.
Il vero potere è il servizio. Come lo ha fatto Lui, che è venuto non a farsi servire, ma a servire, e il suo servizio è stato proprio un servizio della Croce. Lui si è abbassato fino alla morte, alla morte di Croce, per noi, per servire noi, per salvare noi. E non c'è nella Chiesa nessun'altra strada per andare avanti. Per il cristiano, andare avanti, progredire significa abbassarsi. Omelia del 21 maggio 2013.

Fare il bene e la salvezza per tutti. Il comandamento che Gesù ci ha dato è di fare il bene. Pertanto non è legittima la violenza in nome della religione. E la redenzione riguarda tutti, non solo chi crede in Gesù.
Il Signore a tutti, a tutti ci ha redenti con il sangue di Cristo: tutti, non soltanto i cattolici. Tutti! Siamo creati figli con la somiglianza di Dio che vuole tutti, e il sangue di Cristo ci ha redenti tutti! E tutti noi abbiamo il dovere di fare il bene. A fare il bene ci incontriamo. Omelia del 22 maggio 2013.

Siate sale! Essere sale per il mondo vuol dire che l'originalità cristiana arricchisce tutte le situazioni in cui ognuno di noi è inserito. La originalità cristiana non è una uniformità! Prende ciascuno come è, con la sua personalità, con le sue caratteristiche, con la sua cultura... Ma gli dà qualcosa di più: gli dà il sapore!  Omelia del 23 maggio 2013.

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