Nel dialogo (cap.25) tra il cardinale Federigo e don Abbondio, il cardinale rimprovera il curato per non aver celebrato il matrimonio tra Lucia e il suo promesso sposo, nonostante fosse stato richiesto. Don Abbondio giustifica il suo rifiuto, dicendo di essere stato minacciato di morte se avesse proceduto con il matrimonio. Il cardinale lo interroga duramente, sottolineando che il dovere del sacerdote non può essere abbandonato per paura della morte, e lo esorta a considerare che il coraggio necessario per adempiere ai propri doveri viene da Dio. Don Abbondio, ansioso di non compromettersi, cerca di difendersi, ma il cardinale continua a insistere sull'importanza del coraggio e dell'amore per il proprio gregge, chiedendogli se si è preparato ad affrontare difficoltà per il bene degli altri.
Nella seconda parte del dialogo (cap.26) tra il cardinale Federigo e don Abbondio, il cardinale rimprovera duramente don Abbondio per aver ceduto alla paura e non aver agito secondo i principi di carità e giustizia. Gli dice che avrebbe dovuto difendere i giovani che gli erano stati affidati, non obbedire all'ingiustizia e non nascondere la verità. Federigo evidenzia come don Abbondio si sia limitato a salvaguardare il proprio interesse personale, trascurando il dovere di aiutare gli altri e di affidarsi a Dio, che sarebbe stato un supporto nelle difficoltà. Il cardinale sottolinea che, se don Abbondio avesse agito diversamente, avrebbe potuto fare molto di più per proteggere i giovani e per adempiere al suo ministero, senza temere le minacce di un potente come don Rodrigo.
Don Abbondio, confuso e inquieto, cerca di giustificarsi dicendo che non avrebbe saputo cosa fare in una situazione tanto difficile. Però il cardinale lo invita a riflettere sulla sua condotta, incoraggiandolo a vedere in questi giovani non solo una causa da difendere, ma anche una possibilità di redenzione e di misericordia. Infine, il cardinale conclude il dialogo con un tono affettuoso, ma serio, esortando don Abbondio a correggere il suo comportamento e a cercare opportunità per fare del bene in futuro, sempre con la speranza di compiere la volontà di Dio.
Don Abbondio, pur restando titubante e consapevole della gravità del rimprovero, sembra toccato dalle parole del cardinale, sebbene il pensiero di don Rodrigo e delle sue minacce non lo abbandoni. La scena si conclude con un accenno alla speranza e alla necessità di redimersi, in vista del giudizio di Dio.
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