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lunedì 10 febbraio 2025

​La tirannia dei valori - Carl Schmitt



La tirannia dei valori è un saggio del giurista e filosofo politico Carl Schmitt, scritto nel 1960, in cui critica l'uso politico dei valori assoluti.

Schmitt sostiene che l'imposizione di valori universali porta inevitabilmente al conflitto, poiché i valori non sono neutrali ma assumono una dimensione combattiva: chi li sostiene tende a imporli sugli altri, trasformando la politica in una lotta morale senza possibilità di compromesso. Secondo Schmitt, mentre le leggi stabiliscono un ordine giuridico stabile e chiaro, i valori sono soggettivi e mutevoli, e la loro assolutizzazione porta a una "tirannia" che giustifica la guerra e la repressione in nome del bene.

Il saggio è una critica all'ideologia occidentale del dopoguerra, che secondo Schmitt usa i valori (come la democrazia e i diritti umani) per legittimare l'intervento politico e militare. Per lui, questa deriva morale mette in crisi la sovranità e il diritto stesso, trasformando il conflitto politico in una guerra senza fine tra "bene" e "male".

venerdì 7 febbraio 2025

Impressioni dopo la lettura dei Promessi Sposi - CAP.36b

Il dialogo tra fra Cristoforo e Lucia si svolge in un momento di grande tensione per la giovane, che aveva fatto un voto alla Madonna di non sposarsi. Fra Cristoforo la interroga con dolcezza, facendole capire che, pur avendo fatto una promessa a Dio, lei non poteva legarsi per sempre a un voto che riguardava anche un altro, in questo caso Renzo, al quale era già legata. Il frate le spiega che la Chiesa ha l'autorità di sciogliere tali voti, specialmente quando sono legati a circostanze particolari e a un amore reciproco, come nel caso di Lucia e Renzo.

Lucia, pur essendo turbata, si rende conto che il suo voto potrebbe essere sciolto, e dopo un momento di esitazione, chiede a fra Cristoforo di liberarla da quell'impegno. Il frate, con l'autorità della Chiesa, dichiara formalmente sciolto il voto di verginità di Lucia, annullando così l'obbligo che si era autoimposto. Renzo, presente al momento, ringrazia con gli occhi fra Cristoforo, ma è evidente la sua emozione. Fra Cristoforo li esorta a proseguire insieme nel cammino della vita, ricordando loro che il matrimonio è un'opportunità per avviarsi verso la consolazione eterna, pur tra le difficoltà della vita terrena.

Il frate offre anche un simbolo del suo sacrificio, un pezzo di pane che aveva chiesto per carità, come segno di un amore che perdona sempre. Infine, si informa sul piano di Lucia e Renzo per il futuro e li benedice, esprimendo il desiderio di essere ricordato nelle preghiere di entrambi. La scena si conclude con un commiato carico di speranza e di fede, mentre fra Cristoforo si allontana con Renzo, augurando loro di vivere una vita piena di carità e gratitudine verso Dio.

giovedì 6 febbraio 2025

Impressioni dopo la lettura dei Promessi Sposi - CAP.36a

L'omelia di Padre Felice nel lazzaretto inizia con un pensiero per tutti coloro che sono morti e per coloro che sono ancora vivi, ma incerti del loro destino. Esprime gratitudine verso Dio per aver salvato alcuni e per aver scelto un piccolo gruppo che, pur soffrendo, è stato corretto e fortificato dalla sua misericordia. Il frate invita tutti a riflettere sulla vita come un dono divino da utilizzare nelle opere di carità, affinché il ricordo delle sofferenze passate li renda più compassionevoli e pronti ad aiutare i propri simili.
Poi, Padre Felice si scusa pubblicamente per eventuali mancanze nel suo ministero, chiedendo perdono se la sua pigrizia o imperfezione hanno ostacolato il servizio agli altri. Si prostra umilmente chiedendo perdono per sé e per tutti i suoi compagni, riconoscendo che, nonostante il loro impegno, potrebbero non aver sempre risposto adeguatamente alle necessità della gente. In questo gesto di umiltà, chiedeva la misericordia di Dio per tutti.
La sua preghiera e umiliazione suscitano un'emozione profonda tra i presenti, che avevano visto quel frate sempre in prima linea, pronto a sacrificarsi per gli altri. Le sue parole sono cariche di sincerità e di un profondo senso di responsabilità verso le persone che aveva cercato di aiutare, ma che sentiva di non aver sempre servito degnamente. Alla fine, prende una grande croce e si avvia per mettersi alla testa della folla, con un gesto di umiltà e dedizione.

L'omelia di Padre Felice esprime un profondo senso di umiltà e carità, un riconoscimento delle proprie debolezze e un invito a vivere una vita di servizio e di compassione, nonostante le difficoltà e le sofferenze.

mercoledì 5 febbraio 2025

Impressioni dopo la lettura dei Promessi Sposi - CAP.35

Condanna della vendetta.

Nel lazzaretto, Renzo, furioso e accecato dalla rabbia per il tormento subito, giura di vendicarsi di chi ha separato lui e Lucia, e decide di cercare l'uomo responsabile in qualsiasi parte del mondo. Fra Cristoforo, sconvolto dalla sua collera, lo rimprovera severamente, esortandolo a riflettere sulla giustizia divina, che non è nelle mani degli uomini. Il frate lo invita a perdonare, come Dio perdona, perché il rancore può solo portare alla perdizione. Renzo, sopraffatto dalla sua furia, ammette di non aver mai perdonato davvero e promette di farlo ora, ma il frate lo sfida a perdonare veramente, come Gesù ha fatto con i suoi nemici, anche quelli che ci hanno fatto del male.

Fra Cristoforo poi lo porta a vedere Don Rodrigo, l'uomo che Renzo odiava, ormai gravemente malato e vicino alla morte. L'incontro è un duro colpo per Renzo, che si trova a dover guardare l'uomo che ha tanto odiato in uno stato di estrema sofferenza. Il frate gli spiega che la misericordia di Dio può giungere anche a chi sembra irrimediabilmente colpevole, e che il perdono e la compassione di Renzo potrebbero influire sulla salvezza dell'uomo. Alla fine, entrambi pregano insieme per lui e si separano, con il frate che esorta Renzo a essere pronto ad accogliere qualsiasi esito delle sue ricerche, lodando comunque Dio per ogni risultato.

Il dialogo mostra il conflitto tra vendetta e perdono, con Fra Cristoforo che guida Renzo a comprendere il vero significato della giustizia e della misericordia, mentre Renzo è messo di fronte a una dura realtà che lo porta a rivedere i suoi sentimenti.

martedì 4 febbraio 2025

Impressioni dopo la lettura dei Promessi Sposi - CAP.25-26

Nel dialogo (cap.25) tra il cardinale Federigo e don Abbondio, il cardinale rimprovera il curato per non aver celebrato il matrimonio tra Lucia e il suo promesso sposo, nonostante fosse stato richiesto. Don Abbondio giustifica il suo rifiuto, dicendo di essere stato minacciato di morte se avesse proceduto con il matrimonio. Il cardinale lo interroga duramente, sottolineando che il dovere del sacerdote non può essere abbandonato per paura della morte, e lo esorta a considerare che il coraggio necessario per adempiere ai propri doveri viene da Dio. Don Abbondio, ansioso di non compromettersi, cerca di difendersi, ma il cardinale continua a insistere sull'importanza del coraggio e dell'amore per il proprio gregge, chiedendogli se si è preparato ad affrontare difficoltà per il bene degli altri.

Nella seconda parte del dialogo (cap.26) tra il cardinale Federigo e don Abbondio, il cardinale rimprovera duramente don Abbondio per aver ceduto alla paura e non aver agito secondo i principi di carità e giustizia. Gli dice che avrebbe dovuto difendere i giovani che gli erano stati affidati, non obbedire all'ingiustizia e non nascondere la verità. Federigo evidenzia come don Abbondio si sia limitato a salvaguardare il proprio interesse personale, trascurando il dovere di aiutare gli altri e di affidarsi a Dio, che sarebbe stato un supporto nelle difficoltà. Il cardinale sottolinea che, se don Abbondio avesse agito diversamente, avrebbe potuto fare molto di più per proteggere i giovani e per adempiere al suo ministero, senza temere le minacce di un potente come don Rodrigo.
Don Abbondio, confuso e inquieto, cerca di giustificarsi dicendo che non avrebbe saputo cosa fare in una situazione tanto difficile. Però il cardinale lo invita a riflettere sulla sua condotta, incoraggiandolo a vedere in questi giovani non solo una causa da difendere, ma anche una possibilità di redenzione e di misericordia. Infine, il cardinale conclude il dialogo con un tono affettuoso, ma serio, esortando don Abbondio a correggere il suo comportamento e a cercare opportunità per fare del bene in futuro, sempre con la speranza di compiere la volontà di Dio.
Don Abbondio, pur restando titubante e consapevole della gravità del rimprovero, sembra toccato dalle parole del cardinale, sebbene il pensiero di don Rodrigo e delle sue minacce non lo abbandoni. La scena si conclude con un accenno alla speranza e alla necessità di redimersi, in vista del giudizio di Dio.

lunedì 3 febbraio 2025

Impressioni dopo la lettura dei Promessi Sposi - CAP.24

La disgrazia è il far del male.

Il discorso esprime un'idea di dignità e virtù nella povertà, sottolineando che la vera disgrazia non è essere poveri o soffrire, ma fare del male. L'oratore ammira una persona che, nonostante viva poveramente, condivide ciò che ha con gli altri, dimostrando coerenza tra parole e azioni. Inoltre, afferma che chi ha più del necessario, anche se non è un signore, ha il dovere di aiutare chi soffre.

domenica 2 febbraio 2025

Impressioni dopo la lettura dei Promessi Sposi - CAP.23

Il dialogo tra il cardinale Federigo e l'innominato, protagonista di una conversione, si sviluppa in un intenso confronto emotivo e spirituale. Federigo accoglie con un volto sereno e accogliente l'innominato, che, tormentato da sensi di colpa e dubbi, ha cercato un incontro con lui. Nonostante il passato oscuro dell'innominato, Federigo lo accoglie con amore e compassione, mostrando una superiore serenità e speranza, guidato dalla fede che Dio possa operare una grande redenzione. L'innominato, inizialmente reticente e pieno di vergogna, viene lentamente toccato dalle parole e dalla carità del cardinale, provando una gioia e un sollievo mai sperimentati prima. L'innominato, commosso, riconosce finalmente la grandezza di Dio e il suo bisogno di redenzione, accettando l'abbraccio di Federigo, che lo invita a lasciare indietro il suo passato di violenza e a intraprendere un cammino di pentimento e cambiamento. Il momento culmina con un pianto liberatorio, simbolo della sua trasformazione interiore.

sabato 1 febbraio 2025

Conversioni ?

"Oggi non ci sono più ragioni filosofiche forti per essere atei" (Gianni Vattimo). 

"Niente è più ribelle che entrare nella chiesa cattolica" John Fosse (nobel 2023, convertito)

Alcuni intellettuali sono affascinati da Gesù, ma restano atei, altri si convertono. 

Negli ultimi tempi si è registrato un crescente interesse per il cristianesimo anche tra intellettuali dichiaratamente atei o agnostici. Alcuni, come Massimo Cacciari, evidenziano il valore universale delle parole del Vangelo e lamentano la progressiva "scristianizzazione" della società. Altri, come Jon Fosse, Premio Nobel per la letteratura 2023, o lo storico Niall Ferguson, hanno compiuto un percorso di conversione, sottolineando il valore ribelle e controcorrente di abbracciare la fede cattolica in un contesto dominato dal relativismo.

Secondo Gianni Vattimo e Augusto Del Noce, le principali teorie filosofiche moderne, come il positivismo e il marxismo, non hanno eliminato la religione, ma hanno mostrato i propri limiti. Questo ha aperto nuove riflessioni sul cristianesimo come risposta al bisogno di senso e trascendenza. Tuttavia, molti intellettuali rimangono affascinati dalla figura di Gesù e dalla Chiesa, senza però abbracciare pienamente il mistero del soprannaturale.

Questo fenomeno riflette una crisi del razionalismo moderno, incapace di rispondere alle domande ultime dell'uomo. Conversioni come quelle di Fosse e Ferguson segnano un possibile cambiamento culturale, indicando che la modernità non è necessariamente avviata verso il trionfo dell'ateismo.



Più forte della morte è l’amore. La speranza non delude.

Lettera dell'Arcivescovo Castellucci alla città per la Solennità di S. Geminiano 2025


L'Arcivescovo Erio Castellucci, nella sua Lettera alla città per la Solennità di San Geminiano 2025, riflette sul tema della morte e della speranza. Prendendo spunto dal bassorilievo del Duomo di Modena, ricorda la morte serena di San Geminiano e il concetto cristiano del "dies natalis", inteso come nascita alla vita eterna.

Castellucci analizza il rapporto della società contemporanea con la morte, spesso rimossa o spettacolarizzata dai media. Richiama il pensiero di Epicuro, che minimizza la morte, e quello di Heidegger, che ne sottolinea l'angoscia. La fede cristiana, invece, la vede come un passaggio verso la pienezza della vita.

L'Arcivescovo evidenzia l'importanza dell'accompagnamento nel fine vita, lodando le cure palliative e le reti di solidarietà, specialmente nelle comunità modenesi. Sottolinea il valore dell'amore e della speranza, che rendono più umano e significativo l'ultimo tratto della vita. Infine, invita i cristiani a essere "pellegrini di speranza" nel Giubileo, seguendo l'esempio di San Geminiano.


I passi più belli di questa lettera:

Impressioni dopo la lettura dei Promessi Sposi - CAP.22

La vita è il paragone delle parole

le dimostrazioni di virtù, pur non essendo rare o difficili da fare, possano essere facilmente imitate o derise da chi non le condivide sinceramente. L'autore suggerisce che, nonostante ciò, queste dimostrazioni continuano a essere l'espressione genuina di un sentimento virtuoso e saggio, se sono accompagnate da un comportamento che dimostra disinteresse e sacrificio. In altre parole, anche se le parole e le azioni che esprimono virtù possono essere utilizzate da persone insincere o ridicolizzate, restano comunque belle e significative quando sono accompagnate da una vita che le supporta davvero. La vita, come il linguaggio, è il vero indicatore del valore delle parole e delle azioni.