Dagli anni ’70 ad oggi, la società è profondamente cambiata. Questo mutamento impone la necessità di riaprire il dibattito su temi delicati e fondamentali, tra cui quello dell’aborto. Non si tratta di riesumare ideologie del passato, ma di affrontare una questione di grande rilevanza etica, giuridica e scientifica con spirito critico e onestà intellettuale.
L’aborto è troppo importante per essere ridotto a uno slogan. Se la scienza oggi riconosce che l’embrione umano possiede fin dall’inizio della sua esistenza una struttura genetica completa e autonoma, allora non si può eludere la domanda fondamentale: l’embrione è un essere umano? Se la risposta è sì, allora l’interruzione volontaria della gravidanza non può essere liquidata come un semplice "diritto", ma solleva interrogativi gravi sulla soppressione di una vita.
Se l’aborto è ritenuto un diritto per la donna, quale diritto ha il feto? La legge 194 distingue tra l’interruzione entro i primi tre mesi di gravidanza e quella successiva, ma sempre più studi mettono in dubbio che questa distinzione abbia un reale fondamento scientifico. Dal punto di vista biologico, la continuità dello sviluppo umano non presenta fratture sostanziali. Sembra dunque arbitrario attribuire maggiore o minore valore alla vita in base alla sua età gestazionale. In definitiva, è una discriminazione tra una vita prima e una dopo la nascita.
In questo contesto si inserisce anche la storica sentenza della Corte di Giustizia europea, che – accogliendo un ricorso presentato da Greenpeace – ha stabilito che l’embrione umano, anche allo stadio unicellulare dell’ovulo appena fecondato, deve essere trattato con rispetto in quanto essere umano, vietandone la distruzione a fini di ricerca brevettabile. Questa posizione non nasce da motivazioni religiose, ma da una visione giuridica e scientifica condivisa anche da 500 docenti universitari di medicina e diritto, che nel 2002 hanno affermato che non può esserci differenza tra il concetto biologico e quello giuridico di essere umano: l’embrione è un individuo umano, e in quanto tale deve essere tutelato.
D'altra parte, se non si riconosce dignità all'embrione e al feto, allora diventano coerenti – seppur inquietanti – le posizioni di alcuni bioeticisti contemporanei come Peter Singer, Engelhardt e Giubilini, i quali sostengono che nemmeno il neonato, privo di autocoscienza e razionalità, dovrebbe essere considerato persona a pieno titolo. Da qui discendono tesi estreme, come quella dell’"aborto post-nascita", ovvero la possibilità di sopprimere legalmente un neonato in certe circostanze, ad esempio per ragioni eutanasiche. È una prospettiva che inquieta profondamente, ma che emerge logicamente quando si rifiuta di riconoscere il valore intrinseco della vita umana sin dal suo inizio.
Ecco perché anche aspetti apparentemente secondari, come la polemica sulla sepoltura dei feti abortiti nei cimiteri, suscitano interrogativi profondi: se quei corpi non rappresentano persone, perché il loro trattamento genera così tante reazioni emotive e ideologiche? Perché seppellirli indigna, ma gettarli nei rifiuti sanitari no? Di cosa abbiamo paura?
Infine, una cifra che pesa come un macigno: in Italia, dall’entrata in vigore della legge 194 ad oggi, mancano all’appello oltre 4 milioni di vite. Non si tratta solo di numeri, ma di persone che non sono nate. Questo dato, al di là di ogni giudizio, dovrebbe spingere a una riflessione più ampia sulla nostra visione della vita, del corpo, della maternità e del futuro.
In definitiva, non si tratta di negare i diritti delle donne, né di tornare indietro nel tempo. Si tratta di avere il coraggio di rimettere al centro la questione del valore della vita umana, sin dal suo inizio, senza scorciatoie ideologiche. Perché una società che non si interroga su questi temi è una società che rischia di perdere il senso della propria umanità.
PAROLE SULL'ABORTO
RispondiElimina· L'aborto è il più grande distruttore della pace perché, se una madre può uccidere il suo stesso figlio, cosa impedisce che io uccida te e che tu uccida me? Non c'è più nessun ostacolo. ~ Madre Teresa di Calcutta
· Il problema morale dell'aborto è di natura pre-religiosa perché è nel momento del concepimento che risiede il codice genetico della persona. Lì è già presente l'essere umano... Abortire equivale a uccidere chi non ha modo di difendersi. ~ Jorge Mario Bergoglio
· È un omicidio anticipato impedire di nascere; poco importa che si sopprima l'anima già nata o che la si faccia scomparire nel nascere. È già un uomo colui che lo sarà; anche ogni frutto esiste già nel seme. ~ Tertulliano
· È assolutamente da escludere, come via lecita per la regolazione delle nascite, l'interruzione diretta del processo generativo già iniziato, e soprattutto l'aborto diretto, anche se procurato per ragioni terapeutiche. ~ Paolo VI
· Siamo in realtà di fronte a una oggettiva "congiura contro la vita" che vede implicate anche Istituzioni internazionali, impegnate a incoraggiare e programmare vere e proprie campagne per diffondere la contraccezione, la sterilizzazione e l'aborto. ~ Giovanni Paolo II
· L'aborto, cioè l'uccisione deliberata e diretta, comunque venga attuata, chirurgicamente o chimicamente, di una persona umana già concepita e non ancora nata, è, come lo definisce il Concilio Vaticano II, un "delitto abominevole". ~ Carlo Caffarra
· Dite piuttosto che questo bambino vi disturba e perciò preferite ucciderlo, ma dite la verità. È un uomo la cosa in questione, non un ammasso di cellule. ~ Jérôme Lejeune
· C'è un "piano storico" un "progetto storico" di Cristo che la storia attua... Gli attori di questo "progetto",… chi sono? Gli uomini... L'aborto sottrae – con l'estinzione del nascituro – una di queste pietre essenziali all'edificazione di questa volta. ~ Giorgio La Pira
· Non somministrerò ad alcuno, neppure se richiesto, un farmaco mortale, né suggerirò un tale consiglio; similmente a nessuna donna io darò un medicinale abortivo. ~ Giuramento antico di Ippocrate