Dilexi te è un forte appello a rimettere i poveri al centro del Vangelo e della vita della Chiesa. Non basta assisterli: occorre riconoscerli come luogo teologico, come presenza viva di Cristo. Solo così la Chiesa può essere fedele alla propria identità, e il mondo può ritrovare giustizia, fraternità e pace duratura.
1. Introduzione
L'esortazione nasce dal progetto lasciato da Papa Francesco, che desiderava proseguire la riflessione di Dilexit nos sull'amore del Cuore di Cristo, applicandola alla cura per i poveri.
Il titolo "Dilexi te" ("Ti ho amato") esprime il messaggio di Cristo rivolto ai poveri: "Hai poca forza, ma io ti ho amato".
L'obiettivo è far percepire il legame inscindibile tra amore di Cristo e prossimità ai poveri, cuore stesso della santità cristiana.
2. Alcune parole indispensabili
Gesù è identificato nei poveri: "Tutto quello che avete fatto a uno di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me".
L'amore per i poveri non è un'opzione morale, ma un atto di fede e un luogo privilegiato d'incontro con Dio.
Il gesto della donna che unge il capo di Gesù mostra che ogni piccolo atto di amore verso chi soffre ha valore eterno.
Il Vangelo rivela un'unione profonda tra l'amore per Cristo e l'amore concreto verso gli ultimi.
San Francesco d'Assisi è il modello di questa unione tra contemplazione e servizio ai poveri: in essi egli vedeva "il volto del Cristo povero e crocifisso".
3. Il Vangelo dei poveri
La povertà evangelica non è solo mancanza di beni, ma atteggiamento interiore di libertà e fiducia in Dio.
Gesù stesso visse povero, nacque in una stalla, visse senza dimora, e predicò ai poveri la buona notizia.
Il giudizio finale (Mt 25) mostra che l'amore pratico verso i bisognosi è il criterio del giudizio divino.
Nelle lettere apostoliche, la fede senza opere è dichiarata "morta": la carità è la prova della fede viva.
I profeti e gli scritti sapienziali dell'Antico Testamento avevano già rivelato l'importanza della giustizia e della misericordia verso i poveri.
4. Una Chiesa per i poveri
Papa Francesco espresse il desiderio di "una Chiesa povera e per i poveri".
La Chiesa riconosce nei poveri l'immagine del suo Fondatore e serve Cristo servendo loro.
Fin dalle origini, la comunità cristiana si prese cura dei bisognosi: i diaconi furono istituiti per questo compito (At 6,1-5).
La vera ricchezza della Chiesa è la carità vissuta, non il potere o le risorse materiali.
I Padri della Chiesa e i santi hanno continuamente rinnovato questa dimensione, fondando opere di misericordia e difendendo la dignità degli ultimi.
5. La storia della carità cristiana
Nei secoli, la Chiesa ha generato innumerevoli opere di carità: ospedali, scuole, istituti di assistenza, congregazioni religiose.
Figure come San Basilio, San Benedetto, San Vincenzo de' Paoli, San Giovanni Bosco e molte donne consacrate hanno incarnato la carità attiva.
La carità cristiana ha promosso anche cultura e educazione, soprattutto per i più poveri, unendo compassione e giustizia sociale.
La "carità intellettuale" di Rosmini e l'educazione salesiana mostrano che servire i poveri significa anche formare la mente e il cuore.
6. Analisi del mondo contemporaneo
Oggi la povertà assume forme nuove: disuguaglianze, esclusione sociale, sfruttamento economico, precarietà, solitudine.
Le donne, soprattutto povere, subiscono doppie forme di oppressione e discriminazione.
Le ideologie economiche che esaltano il mercato libero e la meritocrazia producono nuove povertà e giustificano l'indifferenza.
La povertà non è frutto del destino o dell'inerzia personale, ma di strutture ingiuste e scelte collettive sbagliate.
È falso pensare che la crescita economica da sola eliminerà la miseria: serve giustizia, equità e solidarietà.
7. Denuncia delle "strutture di peccato"
Le ingiustizie sociali diventano "strutture di peccato" che generano alienazione e indifferenza.
È necessario riconoscere e combattere la "dittatura di un'economia che uccide", che antepone il profitto alla persona.
La mancanza di equità è la radice dei mali sociali.
La Chiesa deve annunciare la verità con coraggio profetico, denunciando i meccanismi economici e politici che negano la dignità umana.
8. I poveri come soggetti
Le comunità emarginate non devono essere solo oggetto di assistenza, ma protagoniste della loro liberazione.
La Conferenza di Aparecida ha affermato che la scelta per i poveri è "inscritta nella fede cristologica".
I poveri possiedono una sapienza propria, un modo "popolare" di vivere la fede che arricchisce tutta la Chiesa.
La vicinanza reale, non l'assistenzialismo, è il cuore dell'amore cristiano: vivere "con" i poveri, non solo "per" loro.
I poveri evangelizzano: la loro fede, vissuta nella precarietà, insegna fiducia e speranza a chi vive nel benessere.
9. Il Buon Samaritano come modello
La parabola del Buon Samaritano è centrale: essa mostra la risposta cristiana all'indifferenza e all'egoismo sociale.
Il Samaritano si ferma, si prende cura, paga di persona: così deve fare ogni discepolo di Cristo.
Le società moderne, invece, spesso "passano oltre", abituandosi a ignorare la sofferenza.
L'invito del Vangelo – "Va' e anche tu fa' così" – è un comandamento permanente per ogni credente e per la Chiesa intera.
10. L'elemosina e la giustizia
Il dono al povero, anche piccolo, resta un gesto essenziale di comunione e umanità.
L'elemosina non sostituisce la giustizia sociale, ma la prepara e la accompagna.
Toccare la carne del povero è incontrare Cristo stesso: "Visitiamo Cristo, curiamo Cristo, sfamiamo Cristo".
Le Scritture esaltano la generosità come via di liberazione personale e sociale.
11. Una sfida permanente
L'amore per i poveri è parte costitutiva della Tradizione della Chiesa: non un tema accessorio ma essenziale.
Ogni riforma ecclesiale è sempre passata da un ritorno alla povertà evangelica.
I poveri non sono "problemi sociali", ma "membri della famiglia di Dio".
L'indifferenza verso i poveri è un segno di malattia spirituale e di perdita della fede viva.
La cura dei poveri deve unire fede, carità e impegno politico, costruendo una società fraterna e giusta.
12. Conclusione
La missione della Chiesa non è solo annunciare il Vangelo, ma farlo diventare vita nella solidarietà e nel servizio.
L'amore di Cristo verso i poveri è la misura della nostra santità e della credibilità della fede cristiana.
Ogni cristiano è chiamato a rendere visibile questo amore: "Dilexi te — Ti ho amato", dice il Signore anche oggi ai più deboli e dimenticati.
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