Alberto Ravagnani è nato nel 1993 a Brugherio, in Brianza, ed è prete dal giugno 2018. Per colpa (o merito) del lockdown, che lo aveva costretto a restare lontano dai suoi ragazzi dell'oratorio San Filippo Neri, a Busto Arsizio, e dagli studenti del liceo "Arturo Tosi", dove insegna religione, in poco tempo è diventato un comunicatore molto popolare (su TikTok, su Instagram e su YouTube, con il seguitissimo podcast "Viva la Fede"), riuscendo a fare dei social uno strumento al servizio della pastorale.
Sinossi
Federico ha quasi diciassette anni, vive in una bella casa a Busto Arsizio, i suoi genitori sono stimati professionisti, frequenta il Classico e trascorre il tempo libero tra l'oratorio San Filippo, le feste con gli amici e il cazzeggio sui social. Sempre a cavallo della sua inseparabile Graziella, ereditata dalla nonna. Riccardo i diciotto li ha già compiuti, vive in una zona popolare di Busto e la scuola l'ha lasciata. Non ha mai conosciuto il padre, la mamma è ricoverata in un centro tumori, ha una sorellina di sette anni che adora – ricambiato – e della quale deve prendersi cura. Per aiutare la famiglia con i soldi fa il rider ma, quando capisce che ancora non basta, entra in brutti giri. Niente calcio, niente PlayStation, non ha né il tempo né la testa. Non si fida di nessuno perché nessuno gli ha mai fatto dono di niente. Due così dovrebbero cordialmente detestarsi (soprattutto se si innamorano della stessa ragazza, che sceglie Riccardo), e infatti è proprio quello che succede. Solo che poi don Andrea, il giovane parroco di San Filippo che gira in centro su un monoruota elettrico e che non disdegna Instagram per parlare al cuore dei suoi ragazzi, ci mette lo zampino. E forse non solo lui. Tra mille diffidenze reciproche, Federico e Riccardo iniziano a scrutarsi, poi si avvicinano, infine diventano amici inseparabili. Ma lo saranno per sempre? Don Alberto Ravagnani, divenuto popolare sui social per i suoi video su YouTube che parlano di fede, ci consegna una storia sincera, divertente e dura allo stesso tempo, che ha scritto grazie alla sua esperienza di vita tra i ragazzi e a una capacità unica di raccontare il loro mondo.
I passaggi del libro che più mi hanno colpito:
1) Se ci concediamo una vita troppo comoda, è facile viverla in maniera superficiale. Sembra brutto dirlo, ma a volte sono proprio le ferite e le crisi della nostra vita a permetterci di andare a fondo dentro di noi e avvicinarci a quello che conta veramente, a quello che, nonostante tutto, rimane l'essenziale.»
…
«Le nostre ferite e le nostre crisi non sono solo un maledizione. L'importante è non lasciarle al buio, ma portarle alla luce: la luce dell'amicizia, dell'amore, di Dio. Questa luce le avvolge, le bacia, le risana. L'inferno, sapete, non è il fuoco del dolore, ma il freddo della solitudine; non è tanto soffrire, ma essere soli nella propria sofferenza; non è aver perso la speranza, ma aver perso l'ultimo amico a cui aggrapparsi quando non si riesce più ad andare avanti da soli. Quando c'è qualcuno accanto a te che si china sulle tue fragilità facendoti sentire amato proprio perché sei fragile, allora quelle ferite e quelle crisi non sono più l'ultima parola sulla tua vita.»
…
«Non dobbiamo aver paura della nostra fragilità. Anzi, più la attraversiamo e più ci avviciniamo all'essenziale. Proprio quando la vita ci spoglia e rivela le nostre fragilità, quando ci strappa di dosso ciò che siamo abituati ad avere con noi - un'abitudine, una persona cara, la salute - è allora che possiamo toccare con mano chi siamo veramente. Emerge la nostra autenticità. Emergiamo noi, che abbiamo soltanto bisogno di una cosa: sentirci amati. È la fragilità, non la forza, a renderci amabili. E vorrei aiutarvi a farne esperienza. Siete pronti?»
…
«Istituto dei tumori La Provvidenza, un'ora alla settimana, per stare vicino ai malati terminali.»
2) «Ma non sarà puntando il dito contro il male che ci riuscirai. Pensi che Riccardo non sappia che la sua vita fa schifo? Credi che sia contento di vivere così? Il problema è che nessuno gli ha mai mostrato un'alternativa. Fede, Riccardo non ha bisogno di un ragazzino che gli faccia la morale, ma di un amico che gli faccia venire la nostalgia di una vita diversa. Non devi giudicare il poco che ha tra le mani, ma devi donargli tutto quello che, grazie a Dio, hai ricevuto tu. Perché Riccardo dovrebbe cambiare, scusa? Perché tu lo convinci che sta sbagliando? No, se pensi così ti illudi. È sei superbo. Riccardo cambierà quando gli farai scoprire che si sta perdendo il meglio.»
3) Poi però sei arrivato tu ed è cambiata ogni cosa. Anzi, in realtà non è cambiato nulla, perché mamma non dà segni di miglioramento e io sono ancora nei casini fino al collo. Ma ora almeno c'è luce. So dove mettere i piedi, non ho paura di andare avanti, non mi sento più solo.
Non so se te ne rendi conto, Fede. Forse non hai fatto nulla di clamoroso, ma ci sei stato. Tu, i tuoi amici, la tua famiglia. In te vedo la luce. Chiamala come vuoi: amicizia, generosità, fede... non importa. Tu mi dirai che è Dio. Io non ci credo, però te lo vedo. Anzi, forse è stata la Provvidenza - come la chiami tu - a mandarti nella mia vita per illuminare il buio. E ci sei riuscito. Te ne sarò grato per sempre.»
4) «Ah, Riccardo» sospira lei divertita. «Sei sempre così misterioso...»
«Mamma, la vita è misteriosa» risponde con enfasi, come se stesse pronunciando un oracolo. «Non puoi mai sapere quali sorprese ti riserverà il futuro, ma puoi accogliere il presente come un dono. La vita diventa un dono solo se l'accogli, altrimenti rischia di essere soltanto un peso. Tutto può essere un dono se lo accogli.»
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