domenica 26 ottobre 2014

Scopre il mistero di Cristo insito nel Corano e si converte.

di Camille Eid


Mariam sfidò l'accusa di «apostasia» citando il Corano - Libano. Costretta a difendersi davanti ai magistrati: ha perso il lavoro, ma ha scelto il battesimo.


Mariam è l'ultima di quattro figlie di una modesta famiglia musulmana della Bekaa. Quando è nata, 43 anni fa, i suoi erano visibilmente dispiaciuti di non avere avuto il tanto atteso figlio maschio. «Datela allora a me», ha detto loro una signora sterile ricoverata nello stesso ospedale. «È tanto bella come Maria, la madre di Gesù », aggiunse. Quanto è bastato ai suoi genitori per decidere di tenerla e di darle proprio quel nome magico.
A sedici anni, come ogni devota musulmana, Mariam indossa lo hijab e inizia a studiare a memoria il Corano. Desiderava tanto coronare i suoi studi con il pellegrinaggio alla Mecca, ma le condizioni della sua famiglia non potevano permetterglielo.
Fino a quando, a 17 anni, un uomo la ferma all'uscita della moschea e la chiede in sposa per suo figlio, emigrato in Arabia Saudita. Per lei era l'occasione d'oro per realizzare il suo sogno. Una volta trasferitasi in Arabia, chiede a suo marito di poter proseguire gli
studi. In breve si iscrive alla Facoltà di sharia islamica a Medina. I suoi voti sono sempre eccellenti, tanto da meritarle uno sconto sulla costosa retta.
Nello stesso tempo comincia per lei un percorso che le avrebbe cambiato la vita. «Presentivo 'qualcuno' che studiava con me – racconta ad Avvenire – che mi invitava a conoscerlo attraverso i miei libri». Al primo anno di università sceglie come tesina una ricerca su «I profeti nel Corano e Cristo». «Perché – spiegò ai suoi professori – è assurdo includere Cristo nel novero dei profeti». E cita loro le definizioni di Cristo contenute nel Corano: «Parola che viene da Dio», «un Suo Spirito», «un Segno per le creature», «eminente in questo mondo e nell'Altro».
All'esame di Teologia islamica osa addirittura affermare che «Gesù semmai ha due nature, una umana e l'altra angelica, ma è impossibile che sia solo un uomo». Poi aggiunge: «Conclusione: è nato dallo Spirito Santo». Non la bocciano, ma le mettono un trattino sul
libretto, accanto alla materia. «Hai fatto delle gravi affermazioni», le confida un professore libanese, membro della giuria. «Non capisco come hanno potuto stare ad ascoltarti».
Giunge per lei il momento di tornare in Libano. Alla scuola dove insegna religione islamica circola presto la voce che ha consigliato ai suoi allievi di leggere il Vangelo perché «non è affatto vero che l'islam ha abrogato le religioni precedenti». Un'accusa di apostasia viene ufficialmente formulata da alcuni zeloti nei suoi confronti ed è presto chiamata a risponderne davanti al tribunale religioso della sua regione. «Quando entrai – racconta – vidi attorno a me dei volti severi, gente che aspettava il verdetto per potermi tacciare di
apostata e rendere lecita la mia uccisione. In quel momento mi venne in mente il passo del Vangelo che recita: 'E quando vi consegneranno nelle loro mani, non preoccupatevi di come o di cosa dovrete dire, perché vi sarà suggerito in quel momento ciò che dovrete dire'. Tornai
serena. Allo sceicco che mi chiedeva conto delle mie affermazioni, risposi con le parole che Allah rivolge a Cristo nel Corano: 'Porrò quelli che ti seguono al di sopra degli infedeli, fino al Giorno della Resurrezione'. Poi aggiunsi: 'Se il Vangelo fosse stato falsificato dai cristiani e quello autentico perduto, come affermate, perché mai il Corano non dice 'fino alla venuta di Maometto' anziché 'fino al Giorno della Resurrezione'?».
Al termine di un'ora e mezza, Mariam è riuscita a smontare tutte le obiezioni. A partire del Corano. Ha perso il lavoro, ma nessuno ha più osato sfidarla o cercare di infastidirla. Da lì a poco tempo ha chiesto e ottenuto il battesimo​.​

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