mercoledì 30 ottobre 2013

San #Paolo in 5 puntate.

Attività parrocchiale dell'anno paolino 2008-2009.


L’APOSTOLO DELLE GENTI




Colui che viene chiamato "l’Apostolo delle Genti”, non ha conosciuto Gesù in vita a Gerusalemme o sulle strade della Galilea, come i Dodici Apostoli. E’ il primo ad avere avuto come esperienza solo quella del Risorto, come l'avranno poi tutti i Cristiani. Questo ebreo nato a Tarso (attualmente Turchia orientale), avendo ricevuto un insegnamento rigoroso della Legge, presso il rabbino Gamaliele l’Anziano e che è anche cittadino romano, riceve come missione precisa di andare a predicare la Parola di Dio a tutti gli uomini: prima ad Antiochia ed in Asia Minore, poi in Grecia ed a Roma. Con Paolo, in pochi anni ed in modo ardente, “la Parola esce da Gerusalemme e la Legge da Sion”, come era stato profetizzato dal profeta Michea (4,2). Essa “esce” con un doppio senso del termine. Paolo andrà a testimoniare l'insegnamento avuto dai suoi Padri e da ciò che ha sperimentato: Cristo è Risorto!

Paolo è il personaggio meglio conosciuto della prima generazione cristiana, sia per le Lettere (sette riconosciute indubitabilmente autentiche in senso stretto) da lui scritte, sia per la storia della sua vita narrata da Luca negli Atti degli Apostoli. Le sue Lettere rappresentano per noi una fonte eccezionale. La sua figura rimane tuttavia misteriosa. Da una parte queste Lettere ripercorrono soltanto una quindicina di anni della sua vita. D’altra parte, gli Atti che riportano il suo percorso sono scritti venti anni dopo la sua morte, con il tono apologetico dell’epoca. Daremo quindi preferenza ai dati contenuti nelle Lettere di Paolo ed alla sua cronologia, che coincide maggiormente con la durata dei suoi spostamenti (ad esempio la data del “Concilio di Gerusalemme”).
Si può ritenere che Paolo abbia una decina di anni meno di Gesù.

I VIAGGI MISSIONARI
Dopo la sua “conversione”, sulla strada per Damasco, Paolo attraversa  parte dell’Asia minore (l’attuale Turchia), della Siria e dell’Arabia (l’attuale Giordania), fino a Gerusalemme, prima di recarsi in Europa, in Grecia ed infine a Roma. Possiamo ragionevolmente datare i suoi viaggi in un intervallo di alcuni anni intorno all’anno 50.



Primo viaggio

Da Antiochia a Cipro ed al sud dell’Anatolia (Perge, Antiochia di Pisidia, Iconio, Listra e Derbe) Paolo e Barnaba predicano con ardore nelle sinagoghe la Buona Novella della resurrezione e della salvezza in Gesù, fondando delle comunità. Allora gli Ebrei si dividono e Paolo si indirizza, quindi, verso i pagani.


Secondo viaggio
Il primo obiettivo di Paolo, accompagnato da Sila, è di incontrare le comunità da lui create in Anatolia del sud (a Listra incontra Timoteo, il quale li accompagna nel viaggio). Proseguono verso nord-ovest, fino ai Dardanelli, a Troade, da dove passano in Grecia; Paolo fonda delle Chiese a Filippi, Tessalonica, Berea, Atene e Corinto. Ritorna poi ad Antiochia, la sua base, passando attraverso Efeso e Cesarea. Ad Antiochia, per la prima volta i credenti furono chiamati “cristiani”.



Terzo viaggio
E’ un viaggio di consolidamento. Paolo ritorna a vedere le Chiese da lui create in Anatolia ed in Grecia, con Timoteo e Tito. Si imbarca di nuovo verso Tiro, Cesarea e Gerusalemme, dove viene arrestato.



Viaggio della cattività
Il viaggio del prigioniero a Roma non è un viaggio missionario, tuttavia la sua attività di evangelizzatore non cesserà.

II PUNTATA 

1. L'EBREO SAUL STUDIA A GERUSALEMME
Paolo nasce poco prima dell’anno 10 della nostra era, in una famiglia ebrea di Tarso, in Cilicia (l’attuale Turchia orientale). Riceve il nome biblico di Saul ed il nome romano di Paolo (suo padre, avendo acquisito la cittadinanza romana vuole forse manifestare una qualche sconosciuta gratitudine alle genti dei Pauli). Viene educato a Gerusalemme. “E’ ai piedi di Gamaliele l’Anziano che  sono stato formato all’osservanza esatta della Legge dei nostri Padri, invaso dallo zelo di Dio” (At. 22, 3) – Dagli Atti, egli è “Fariseo, figlio di Farisei” (At. 23, 6) e “circonciso l’ottavo giorno” (Fil. 3, 5-6).

2. IL PERSECUTORE
Al martirio di Stefano, “i testimoni deposero il loro mantello accanto ad un giovane chiamato Saul…”(At. 7,58). “Egli era fra quelli che approvavano questo omicidio e che scatenarono una persecuzione violenta contro la Chiesa” (At. 8,1). Saul, che difendeva con zelo “le tradizioni dei Padri” (Gal. 1,14) avrebbe addirittura potuto far parte dei Zeloti (cf. At. 22,3), e ciò spiegherebbe la spedizione a Damasco a caccia dei missionari ellenisti che contestavano il Tempio, come Stefano, “per piegarli, anche a costo della tortura” (At. 25,6,9-11). Questo farebbe anche  luce su due episodi strani: Paolo mal si aggrega alla Chiesa di Gerusalemme e deve fuggire in seguito a minacce di morte (cf. At. 9, 26-30); più tardi, quaranta Ebrei faranno voto di uccidere Paolo, allora prigioniero dei Romani (cf. At. 23,12-22), ed è risaputo che il partito zelota puniva coloro che tradivano il loro giuramento.

3. LA CONVERSIONE / VOCAZIONE 
Gli Atti riportano la celebre frase sentita sul cammino verso Damasco: “Saul, Saul, perché mi perseguiti?” (At. 9,4). Il racconto che Paolo stesso dà sull’apparizione del Resuscitato tradisce un grande subbuglio interiore, secondo le vocazioni/conversioni profetiche del Vecchio Testamento, portatrici anche di una missione: “Quando Colui che, fin dal seno materno, mi ha messo a parte e richiamato alla sua grazia, si degnò di rivelarmi suo Figlio, affinché io possa annunciarlo fra i pagani, subito…” (Gal 1,15-17).
La “conversione” radicale di Saul non rappresenta per lui un cambiamento di religione: egli si sente più ebreo che mai, poiché è il “Dio dei Padri” che lo manda a predicare il Vangelo. L’evangelizzatore dei pagani continuerà a predicare agli Ebrei per quanto gli sarà possibile, fino al suo ultimo richiamo, a Roma. La conversione ed il battesimo di Paolo significano che egli ha scoperto il suo vero e giusto posto nella vita di Israele.
Si ignora la data di questo avvenimento capitale; la Lettera ai Galati potrebbe indicare gli anni 33-35, poco dopo la costituzione della prima Chiesa, a Gerusalemme, creata intorno a Pietro con gli Undici” (At. 2,14).

4. GERUSALEMME: L'INCONTRO CON PIETRO
 “Tre anni dopo”, Saul va a Gerusalemme per fare la conoscenza di Kephas (da “Pietra”, in greco), il nome che darà sempre a Pietro e “rimane quindici giorni presso di lui” (Gal. 1,18). Senz’altro quest'ultimo gli insegna la tradizione orale relativa a Gesù che Paolo non ha conosciuto (cf. 1Cor. 11,23-35), ed anche una interpretazione cristologica dei profeti, secondo l’insegnamento del Maestro fra  i suoi discepoli.
La visita è discreta: l’unico altro dirigente della Chiesa che Paolo vede è “Giacomo, il fratello del Signore” (Gal. 1,19). Paolo si è arricchito spiritualmente presso la Madre-Chiesa, tuttavia non è riuscito ad integrarvisi, probabilmente a causa del suo passato di zelatore o zelota. Sfugge addirittura ad un tentativo di assassinio da parte di ebrei di lingua greca. (At. 9,29-30). Viene fatto partire per Tarso, ove riprende il mestiere di costruttore di tende, continuando a proclamare la sua fede nella sinagoga (At. 18,3). Sono anni di maturazione personale.

5. ANTIOCHIA: INIZIO DELL'AVVENTURA MISSIONARIA
Agli inizi degli anni 40, Barnaba viene inviato dalla Chiesa di Gerusalemme ad Antiochia di Siria per riprendere in mano questa Chiesa, fondata dai missionari ellenisti scacciati da Gerusalemme. Si reca a Tarso per cercare l’aiuto di Paolo e diventa uno dei dirigenti della comunità, evangelizzando con grande successo. E’ il primo distacco dall’ambiente della sinagoga, poiché Paolo predica anche ai Greci. Si forma così una comunità mista. L’”invenzione” del titolo "Cristiani" usato per la prima volta ad Antiochia, rappresenta uno dei più bei frutti della predicazione di Saulo in questa città. La Chiesa di Antiochia sarà d’ora in poi il centro di diffusione del Vangelo e vivrà indipendente dal Tempio e dalla vita in Giudea.
Questa comunità di Antiochia dispone di una formazione ed un'organizzazione solide. Così, nel corso di un’assemblea di preghiera, l’ispirazione della comunità conferma la vocazione personale. La voce dello Spirito Santo si fa sentire: “Scegliete per me Barnaba e Saulo per l’opera per la quale li ho chiamati” (At. 13,2); allora l’assemblea prega, digiuna, impone le mani sui due uomini e li manda in missione.
Barnaba e Paolo prendono il mare verso Cipro. E’ ancora lo Spirito Santo che li manda in questa direzione: annunciano il Vangelo nelle sinagoghe a est dell’isola, a Salamina, poi ad Ovest, a Pafo. Luca da questo momento chiamerà Saul con il suo nome romano Paolo, sottolineando così che egli ha pieno titolo nella sua missione di andare verso “le nazioni”.

III PUNTATA 

6. FONDAZIONE DI CHIESE IN ASIA MINORE…
Immersione in terra pagana, al di là del Tauro, in quattro città strategiche per Roma, sulla via di Sebastopoli. Luca colloca il primo importante discorso missionario di Paolo alla sinagoga di Antiochia di Pisidia, nuova colonia romana; davanti alla brutta accoglienza da parte di una maggioranza di ebrei, Paolo si indirizza verso i pagani. Paolo e Barnaba si recano allora ad Iconio, Listra e Derbe. I due Apostoli rinsaldano le giovani comunità. Da una parte, incoraggiano la vita comune tra credenti provenienti dal giudaismo e nuovi convertiti provenienti dal paganesimo, attirandosi l’inimicizia dei capi delle sinagoghe dove predicano. Dall’altra, nominano degli “anziani”, secondo il modello della chiesa di Gerusalemme. Compiuta questa missione, ritornano nella grande città di Antiochia di Siria.

7. IL CONCILIO DI GERUSALEMME
Verso l’anno 48, viene posto ad Antiochia il problema che riguarda l’opportunità della circoncisione per i non-Giudei, quando dei cristiani provenienti dalla Giudea reclamano la “libertà acquisita in Cristo Gesù” (cf. Gal. 2, 4), che anche Paolo e Barnaba invocano per non imporre questo rito ai cristiani provenienti dal paganesimo. La comunità decide allora di interpellare gli Apostoli e gli Anziani di Gerusalemme e vi mandano Paolo e Barnaba, insieme al loro compagno greco Tito, accompagnati da una delegazione.
Apostoli ed Anziani di Gerusalemme accettano Tito, “non circonciso”, riconoscendo così la validità dell’annuncio di Paolo riguardo alla libertà della grazia. L’Assemblea conferma anche i principali responsabili della Chiesa e riconosce la vocazione missionaria di Pietro per i circoncisi e di Paolo per i non circoncisi. Di fatto, avviene una forma di spartizione del campo missionario: Giacomo, Kephas e Giovanni verso gli Ebrei, mentre Paolo e Barnaba verso i pagani.

8. L'INCIDENTE DI ANTIOCHIA
L'incidente avvenuto durante la visita di Pietro ad Antiochia testimonia della rettitudine di Paolo, per il quale la verità del Vangelo non ammette adattamenti. Cosa fu? Un cristiano ebreo circonciso non poteva, allora, sedersi alla tavola di un cristiano pagano senza incorrere nell’impurità. Ora, nel contesto di Antiochia, Pietro è testimone della supremazia della fede in Cristo, che raccoglie a sé tutti gli uomini e vi contrasta questo principio… fino all’arrivo dei cristiani inviati da Giacomo, che presiede la comunità di Gerusalemme (quindi ecco che cela i suoi sentimenti). Paolo allora si inalbera: “Mi opposi a lui a viso aperto perché evidentemente aveva torto” (Gal. 2, 11).
Il compromesso deciso a Gerusalemme proteggeva l’esistenza delle comunità miste che Paolo aveva predicato presso le giovani Chiese dell’Asia Minore. Tuttavia la piena comunione tra circoncisi e non circoncisi risultava problematica. La salvezza in Gesù Cristo è dunque da considerarsi secondaria? Paolo rivendica la nuova vita nella fede, il dono dello Spirito e la supremazia della divina promessa sulla legge… Il contrasto avviene tra Giacomo e la Chiesa di Gerusalemme, con Pietro e Barnaba (esitanti, che si alleano a Giacomo), con la stessa Chiesa di Antiochia che convalida questo compromesso (cf. At. 15,31). Solo, lo seguirà Sila. Dopo questo lungo noviziato durato 15 anni si dischiude per Paolo un nuovo periodo.

9. LIDIA E LA CHIESA DI FILIPPI
Troia. Paolo sente in una visione il richiamo di un Macedone: “Passa in Macedonia e vieni in nostro soccorso!” (At. 16,9). Subito, egli veleggia verso la Grecia e si ferma a Filippi, città commerciale e colonia romana popolata da veterani e da contadini latini, ove il giudaismo è influenzato dall’ellenismo.
La casa di Lidia, commerciante di porpora, che si fa battezzare con tutta la famiglia e ospita i missionari durante il loro soggiorno, diventa il centro di una comunità che si forma celermente e sarà una delle più fedeli a Paolo, portandogli affetto e aiuti materiali (2Cor. 11,8). E’ con essa che vorrà celebrare la Pasqua, qualche anno dopo, prima della sua partenza definitiva dalla regione del mar Egeo.
Paolo è presto accusato di proselitismo dalle autorità locali. In questo tempo, non si distingueva bene il cristianesimo dal giudaismo. Anche se il giudaismo godeva di uno statuto privilegiato. Paolo, per la prima volta, viene dunque messo in prigione, insieme a Sila. A mezzanotte, mentre sono intenti a pregare e a cantare, un terremoto libera i prigionieri; vedendo le porte aperte, il centurione tenta di uccidersi (cf. At. 16,25-27). “Siamo tutti qui”(At. 16,28), gli grida Paolo. Il centurione si fa battezzare con la sua famiglia. Paolo rivendica la sua cittadinanza romana per essere liberato non in segreto ma “in trionfo”, prima di fare ritorno alla casa di Lidia.

10. TESSALONICA: LUOGO DI CULTO FAMILIARE
Opposizione degli Ebrei, questa volta, quando Paolo si reca alla Sinagoga, come di sua abitudine e spiega, sulla base delle scritture, che “nel corso di tre shabbat, il Cristo doveva morire e resuscitare” (At. 17,2-3). L’accusa di fomentare un’agitazione contro la legge imperiale spinge i fratelli ad organizzare la sua partenza per Berea. Ma, perseguitato dagli Ebrei di Tessalonica, deve ancora una volta fuggire, via mare, fino ad Atene, ove sarà raggiunto da Sila e da Timoteo. Poco dopo, la comunità di Tessalonica riceverà le due prime Lettere di Paolo; vi si legge il fervore e le inquietudini di una giovane Chiesa.
A Tessalonica, presso Giasone, così come a Filippi presso Lidia, il luogo di culto e di religione era la casa, ossia la famiglia, con quanto vi gravitava intorno: le relazioni sociali ed il lavoro.

IV PUNTATA 

11. ATENE, GLI IDOLI
Nella capitale dell’ellenismo, ove si viene a studiare da tutto l’Impero romano, Paolo incontra la cultura greca, “fremente nel vedere la città piena di idoli” (At. 17,16). Egli predica tanto in Sinagoga quanto in pubblica piazza – fino all’Aeropago – suscitando così la curiosità di intellettuali, “epicurei o stoici”, ma poca adesione alla fede cristiana. “Ho trovato anche una scritta: Al Dio sconosciuto. Colui che adorate senza conoscerlo, ve lo annuncio” (At. 17,23). (Paolo non cita questo episodio. Questo genere di discorso evoca piuttosto la predicazione dei primi missionari nelle chiese elleniche della fine del I secolo, davanti a dei pagani influenzati dallo stoicismo. L’assenza di ogni accenno alla croce e alla salvezza fanno dubitare del fatto che Paolo lo abbia mai pronunciato).

12. CORINTO
In questa città cosmopolita dove il culto di Afrodite è fiorente, Paolo incontra Priscilla e Aquila, una coppia di coniugi ebrei, cacciati da Roma nel 49 con l’editto di espulsione dell'Imperatore Claudio, “poiché gli Ebrei insorgevano in continuazione istigati da un certo Chrestos” (Svetonio, Claudio 25,11). Li ritroveremo a Roma, dopo la morte di Claudio, nel 54, ad accogliere l’Apostolo prigioniero. Nel frattempo, l’accompagneranno ad Efeso, occupandosi della Chiesa ed evangelizzando. Paolo, che spera di  “lavorare” alla maniera dei rabbini, in modo da assicurare la gratuità del suo servizio apostolico, si associa alla coppia, confezionando delle tende, come loro. Durante lo shabbat, alla sinagoga, egli cerca senza sosta di dimostrare ai dottori della legge il messianismo di Gesù; il capo della sinagoga Crespo si fa battezzare insieme a tutta la sua famiglia. La Chiesa di Corinto che accoglie anche i pagani si sviluppa molto rapidamente. Essa diventa la sua base dal momento che Roma gli viene negata dal decreto di espulsione di Claudio. Paolo vi rimane 18 mesi. Vi è un problema che si pone sempre più frequentemente: le autorità delle sinagoghe, che beneficiano di privilegi, non desiderano che i cristiani siano ancora confusi con una setta ebrea dissidente, anche se, in effetti, essi non dipendono assolutamente più da loro. Finiranno per accusare Paolo di propaganda religiosa illecita davanti al proconsole Gallione (fratello del filosofo Seneca). Dopo aver sentito l’accusa, questo ultimo si rifiuta di ascoltare la difesa, dichiarandosi incompetente poiché Paolo è ebreo e, ai suoi occhi, questa disputa è interna alla sinagoga (cf. At 18,12-16). Paolo si imbarca allora per Antiochia ed Efeso con Priscilla e Aquila che saranno, in questa ultima città, il nodo della futura comunità. E’ alla fine di questo secondo viaggio, nel 52, che molti storici collocano il “Concilio di Gerusalemme” e l’incidente di Antiochia.

13. EFESO: PRISCILLA E AQUILA DIRIGONO LA CHIESA
Terzo luogo di diffusione della Parola, negli Atti. Paolo soggiorna in questo grande centro di scambi culturali, religiosi e commerciali, tra l’Oriente e l’Occidente, per più di due anni e vi fonda una Chiesa. Il confronto con il giudaismo cede il passo all’incontro con altre correnti religiose: Artemide è la grande Dea di Efeso, Priscilla e Aquila dirigono la comunità ed insegnano con zelo. In questo modo essi espongono “più esattamente la Via” (At. 18,26),  ad Apollos, che avrà gran successo come catechista ad Efeso e a Corinto.

14. MILETO : LE STRUTTURE DELLA CHIESA
Sulla strada del ritorno a Gerusalemme Paolo “incatenato dallo Spirito” (At. 20,22), fa chiamare gli Anziani della Chiesa di Efeso. Predice loro la sua prossima fine e precisa la sua opera: “Vai, è lontano, verso i pagani, che voglio mandarti” (At. 22,21). Li esorta alla vigilanza, al lavoro, all’aiuto verso i poveri ed i deboli: “Vi è più gioia a dare che a ricevere” (At. 20,35). Infine, lascia loro in testamento la “costruzione dell’edificio” (1Cor. 14,12), o, piuttosto, la affida al potere della Parola, “che ha il potere di costruire” (At. 20,32): l’attività della Parola è primaria, è lei che costruisce la Chiesa. La scena termina con emozione: l’assemblea si inginocchia e prega, Paolo viene abbracciato (cf. At. 20,36-37): tutti si rimettono a Dio ed alla sua Parola. Questo episodio è importante per la storia istituzionale della Chiesa: questi Anziani o presbiteri convocati da Paolo e che egli qualifica come pastori e vescovi, incaricati di nutrire e guidare spiritualmente, vegliando (è il senso del nome vescovo) sul popolo di Dio, non ricevono i loro poteri dall’assemblea dei fedeli bensì dallo Spirito. Nel corso del suo ministero “indipendente” e davanti a situazioni inedite, Paolo doveva quindi  portare innovazioni sul piano dottrinale per poter giustificare i suoi richiami ai credenti di raggrupparsi in comunità unite. Di fatto, Paolo è riuscito, ovunque passasse, a creare delle Chiese molto unite per poter sussistere e svilupparsi al di fuori delle strutture legate alle sinagoghe.

15. GERUSALEMME: UN CAPO DELLE CHIESE
Paolo ritorna per la terza volta a Gerusalemme per rendere conto agli Anziani circa la sua missione tra i pagani. Egli guida una delegazione di gente che rappresenta le Chiese da lui fondate, generalmente pagano-cristiani, ma anche discepoli ebrei, come Timoteo. E’ diventato il capo riconosciuto (1Cor. 12-14) di un gruppo di comunità locali in contestazione con le sinagoghe e che conducono, in seno alle comunità pagane, un’esistenza autonoma. Egli dà loro il nome di Chiese, secondo la tradizione deuteronomica, rivendicando per ognuna la dignità di assemblea del popolo scelto da Dio, e riservata per prima alla Chiesa di Gerusalemme. Paolo esercita l’autorità di un apostolo di Gesù Cristo (cf 1Cor. 1-21; 2Cor. 1,1), titolo al quale è molto legato.
Ma ora, nella capitale del giudaismo e dinanzi alla Chiesa di Gerusalemme presieduta da Giacomo, ove “migliaia di Ebrei sono giunti alla fede” (At. 20,21), gli viene richiesto di provare il suo attaccamento ai Padri. Egli aveva scritto ai Corinzi “Mi sono dedicato tutto a tutti” (1 Cor. 9,22). Si recherà quindi al Tempio, si purificherà con un gruppo di Nazareni, “e tutti vedranno così che osservi bene la Legge” (At. 20,24). Ed è là che sarà arrestato.

V PUNTATA 

16. ARRESTO AL TEMPIO DI GERUSALEMME

Tutto è pronto per l’esplosione: il timore sollevato dalle prediche di Paolo per le sinagoghe e lo sviluppo di questo cristianesimo che minaccia le strutture e le leggi. Scoppia qualche incidente durante l’arrivo di Paolo al Tempio, il settimo ed ultimo giorno della purificazione: si è fatto forse accompagnare da un Greco non-ebreo, profanando così il santuario? Alcuni Ebrei d’Asia Minore lo riconoscono e aizzano la folla: viene espulso dal Tempio.
Grazie all’arrivo del tribuno e di uno stuolo di soldati, Paolo scampa alla morte e vuole ancora parlare. “In piedi sui gradini… in un gran silenzio, egli indirizza alla folla la parola in ebraico” (At. 21,40): spiega la sua fedeltà di Ebreo formatosi alla scuola di Gamaliele e l’incontro sconvolgente sulla strada di Damasco, che domina e ispira la sua vita. Poi, davanti a questi Ebrei di Gerusalemme, aggiunge: “E’ mentre pregavo al Tempio che fui rapito in estasi e che Lo vidi che mi diceva: “Lascia presto Gerusalemme, poiché non accetteranno la tua testimonianza su di me…” (At. 22,17-18), e ancora: “Ti manderò lontano, tra i pagani” (At. 22,21). Queste ultime parole provocano un altro scatenamento della folla: significa, in effetti, che è aperta a tutti l’Alleanza contratta da Dio con i figli di Israele.

IL TEMPO DELLA PRIGIONE E DEI PROCESSI: GERUSALEMME, CESAREA, ROMA


  • Paolo viene condotto alla fortezza di Gerusalemme, ma si sottrae alla flagellazione poiché è cittadino romano: primo processo davanti al sinedrio;
  • In seguito ad un complotto di zeloti ebrei che vogliono ucciderlo, è trasferito a Cesarea: secondo processo davanti al procuratore Felice (anni 57-59);
  • Terzo processo davanti al suo successore Festo, due anni dopo;
  • Quarto processo davanti ad Agrippa II: "Quest'uomo non ha fatto nulla che meriti la morte o le catene... Avrebbe potuto essere rimesso in libertà se non si fosse rivolto a Cesare" (At. 26,31-32).


17. NEL CUORE DELLA TEMPESTA

Ecco il più favoloso racconto del Nuovo Testamento. Da Cesarea a Roma, “la navigazione è pericolosa” (At. 27,9) dopo la festa delle Espiazioni – che introduce l’autunno. In effetti, la nave andrà alla deriva per quindici giorni da Creta a Malta, non potendosi orientare “né sulle stelle, né sul sole” (At. 27, 20). Il prigioniero Paolo si rivela più libero dei suoi 276 membri dell’equipaggio, capitano, pilota, centurione e marinai: egli è abituato al mare e all’esperienza di tre naufragi (cf. 2 Cor. 11, 25) e, soprattutto, ha una sicurezza che gli viene da Dio: “Nessuno di voi lascerà la vita, solo la nave sarà persa”, afferma ai suoi compagni, quando tutto sembra perduto, “Un angelo di Dio al quale appartengo e che servo mi è apparso per dirmi: Non avere paura, Paolo… ecco che Dio ti accorda la vita di tutti coloro che navigano con te” (At. 27, 23-24).

18. MALTA

Tutti raggiungono l’isola, chi a nuoto, chi, grazie ad una tavola o ad un asse. Questa tappa semplice ed idilliaca “gli indigeni ci trattarono con rara umanità, intorno ad un gran fuoco” (At. 28, 2) simboleggia l’accoglienza che il mondo pagano farà al Vangelo. Dopo il pericolo ed il naufragio, lo scalo meraviglioso a Malta ha, per Luca, il gusto dell’alba di una resurrezione. Una vipera morde la mano di Paolo mentre attizza il fuoco, egli la getta nel braciere senza alcun dolore… e la gente lo prende per un Dio (cf. At. 28, 6). Ancora, Paolo guarisce il padre del suo ospite imponendogli le mani, così come la folla di malati che accorrono. Finalmente, “lo ricoprono di onori e, al momento della partenza, gli viene fornito tutto il necessario” (At. 28, 10).

19. ROMA

Dopodiché c’è Siracusa, Reggio e Pozzuoli. Paolo ha la gioia di essere accolto da dei fratelli – hanno percorso 50 Km a piedi -, poiché l’Apostolo non è uno sconosciuto: essi hanno ricevuto da lui, tre anni prima, la sua grande Lettera ai Romani. A Roma, egli trova anche una comunità di Cristiani, dei quali si ignora l’origine e della quale Luca dice essere numerosa e celebre per la sua fede e le sue opere. Il cristianesimo è stato senz’altro portato molto presto da mercanti ebrei ed è rimasto accantonato vicino a delle sinagoghe. Alla morte di Claudio, Roma contava circa 50.000 ebrei, venuti da regioni molto diverse, dispersi attraverso la vasta agglomerazione in diverse sinagoghe.
Paolo giunge dunque a Roma nel 61 per esservi giudicato. Dopo due anni di residenza vigilata, nel cuore della città, vicino al Tevere (l’attuale quartiere ebreo), che egli impiega a evangelizzare ed a scrivere, il processo sfuma per mancanza di accusatori. Ma, dopo l’incendio del 64, Nerone accusa i cristiani di essere gli autori dell’incendio. Paolo viene così arrestato, incatenato nel carcere Mamertino e condannato alla decapitazione, che avrà luogo fuori dalle Mura Aureliane, sulla via Ostiense, più probabilmente tra il 65 e il 67.

20. L’APERTURA DELL'ALLEANZA VERSO TUTTI

Il primo gesto di Paolo nella capitale dell'Impero ed anche le sue ultime parole, annotate negli Atti, sono stati di lanciare – ancora una volta – un appello agli Ebrei. Così come l’aveva scritto ai Romani: “Il Vangelo è una forza per ogni uomo credente, prima dell'Ebreo, poi del Greco” (Rm. 1,16). Così che, al termine della sua missione, colui che il Signore ha voluto Apostolo delle Nazioni non vuole dimenticare neanche il “più piccolo dei miei fratelli” (Mt. 25,40) “E’ a causa della speranza di Israele che porto queste catene” (At. 28,20). Egli lancia un ultimo e vibrante richiamo alla “conversione” del suo popolo, allo sconvolgimento che ha conosciuto. In Cristo, l’Alleanza di Dio è d’ora in poi aperta a tutti.

La parola della fine non è la morte di Paolo, poiché si tratta al contrario dello sviluppo del Cristianesimo e della Buona Novella portati in lungo e in largo dal grande testimone del Risorto, divenuto a sua immagine  “Luce delle Nazioni” (Is. 49,6; At. 13,47).

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