giovedì 24 febbraio 2011

LA PRESENZA DI DIO, tratto dalle lettere di Fra Lorenzo

Per arrivare a Dio basta un cuore che si dedica a Lui e lo ama. Conversiamo continuamente, francamente, direttamente e semplicemente con Dio, per sentirne la presenza necessaria ad ottenere le sue grazie e i suoi soccorsi.
Confidiamoci e abbandoniamoci a Dio e facciamo con gioia la sua volontà, seguendo la sua via per ben comportarsi nella vita, lasciamoci giudicare dal suo amore senza interessi.
Se in questa vita si vuole godere del Paradiso, bisogna abituarsi al colloquio famigliare, umile e amoroso con Dio. Il nostro spirito non si deve allontanare. Il nostro cuore deve diventare un tempio in cui lo si adora.
La presenza di Dio deve essere naturale. Manifestiamola nell’amare i nostri amici, ma ricordando sempre il primo, Il Signore.
Pensiamo e parliamo a Dio nella giornata, nelle attività, nel divertimento, non lasciamolo mai solo… gli amici non si lasciano soli.
Siamo cristiani, in una parola il nostro mestiere: pensare e adorarlo sempre. Cerchiamo incessantemente la felicità tramite il Vangelo e la nostra fede.

La presenza di Dio nella DIFFICOLTA’ e nel DUBBIO
Non bisogna mai stancarsi di bussare alla Sua porta. Chiediamo aiuto, soccorso, una grazia, che Dio non manca mai di concedere per affrontare la vita. E’ importante consolarsi in Lui e chiedergli aiuto nelle decisioni difficili (nei dubbi) per conoscere la sua volontà e fare bene le cose che ci chiede di fare, per infine offrirgliele come dono. Dio ci aiuta se quello che si fa è per Lui, e lo scopo è quello di operare per il suo amore. Ci si santifica se quello che prima facevamo per noi ora lo facciamo per Dio. Se si è vicini a Dio, e si è con lui, non si teme più nulla, non si hanno più dubbi e tristezze.
Dio non guarda alla grandezza delle opere ma all’amore.

La presenza di Dio nel DOLORE
Il dolore è una prova dell’amore per Dio. Nel dolore non bisogna perdere la presenza di Dio, perché è Lui che ci da la forza di sopportare il dolore con cui ci intende provare. Farsi coraggio, non rassegnarsi e non abbandonarlo, offrire la propria sofferenza e chiedere la forza di sopportarla, intrattenersi con lui e ringraziarlo per le grazie ricevute: queste sono le azioni da compiere nella sofferenza.
Nel dolore dobbiamo quindi chiedere la grazia, con la quale tutto si semplifica, e dobbiamo rimanergli fedele in tutte le circostanze.
La fede deve essere il fondamento della nostra fiducia: la fede ci avvicina a Dio, ce lo fa toccare con mano, perché Lui c’è sempre, non ci lascia soli, non si allontana mai anche se noi ci allontaniamo. Quando Dio trova un’anima piena di fede la ricolma di grazie.
L’amore raddolcisce qualunque pena, a tal punto che, se siamo abituati alla presenza di Dio tutte le malattie del corpo sono più leggere e la sofferenza con Lui diventa un dolce paradiso; mentre i più grandi piaceri, senza Dio, sarebbero una pena crudele, un inferno.
Noi siamo sue creature che Dio può umiliare con infinite pene. In questa condizione non ci si stupisce se ci capitano mali, tentazioni e contraddizioni dal prossimo: bisogna sottomettersi e sopportare finché piacerà a Dio.
Nel dolore non si deve quindi chiedere a Dio di liberarci dalle pene e dai mali del corpo, ma di darci la forza di soffrire coraggiosamente finché a lui piacerà: consoliamoci in Lui, e ci libererà quando sarà più opportuno.
La gente considera le pene più gravi insopportabili a causa del falso punto di vista da cui le considera: si considerano le malattie come malanni naturali, non come una grazia. Una volta capito che tutto viene dalla mano di Dio, Padre pieno d’amore anche se ci affligge e ci umilia, tutta l’amarezza scompare e rimane la dolcezza.
Lui ci è vicino nell’infermità e nella malattia: è Dio il vero medico, è l’unico che da sollievo ai mali, anche se spesso lascia le malattie del corpo per guarire quelle dell’anima.


La presenza di Dio nella quotidianità
Per sentire la presenza di Dio è indispensabile avere fiducia, sapendo che Egli può rimediare a tutto, non ci abbandona e non ci inganna.
Durante il giorno, bisogna occuparsi di Lui, cercarlo e non pensare solo ai suoi doni, ricordando di allenare sempre lo Spirito, perché nella fede a fermarsi si retrocede. In questo modo si è veramente liberi e felici.
Dio è presente in mezzo a noi (e di questo non ne dubitiamo) e non lo dobbiamo cercare altrove lasciandolo solo, ma allontaniamo tutto ciò che non è Lui, sapendo che se non lo facciamo ne sarà dispiaciuto.
Per sentire il suo amore, esercitiamoci a confessare i peccati e le mancanze verso Dio, a riferirgli ogni nostro atto. Chiediamogli la grazia con fiducia, senza guardare ai nostri peccati (anche se ci vergogniamo di confrontare i nostri peccati con la Sua grazia) e confidiamo nei suoi meriti. Noi capiamo che lui ci ama perché, invece di punirci, ci abbraccia nella sua bontà e ci fa sedere alla sua Mensa. Accorgiamoci però delle nostre mancanze e pentiamoci nell’amore di Dio, altrimenti la confessione è inutile. Attendiamo poi con speranza la remissione dei peccati.
Dio è da considerare come un giudice (sentirsi peccatori davanti a lui), e come un padre (nostro Dio).

La presenza di Dio nella PREGHIERA e nella PENITENZA
Le penitenze e le preghiere servono ad arrivare a Dio mediante l’amore. Non importa che le nostre preghiere siano complesse, quello che Dio gradisce è che esse siano semplici, di poche parole e recitate col cuore. Questa attività è anche più semplice e la si può attuare più volte nella giornata.
Ricordiamoci inoltre che non c’è bisogno di gridare per farsi sentire da Dio, Lui è più vicino di quello che pensiamo, se in fatti preghiamo in suo presenza, Lui ci è vicino.

La nostra volontà e il male
Il male nasce dai pensieri inutili, il rimedio è  parlare con Lui, amarlo, e non occuparsi di futilità, il nostro spirito deve rinunciare a ciò che non è Lui e che ci allontana, per amor Suo. Agiamo nella fede con amore e umiltà, camminando verso Dio.
Nel momento della tentazione rivolgiamoci a Dio, e rinunciamo a tutto ciò che non tende a lui. C’è differenza fra le azioni dell’intelletto e della volontà: le prime sono poca cosa, le seconde tutto. La mente è vagante e la volontà è la direttrice delle nostre forze, che vanno richiamate verso Dio. Quando il nostro spirito vaga, l’unico rimedio è confessarlo e umiliarcene davanti a Dio. La volontà deve poter richiamarlo alla mente tranquillamente senza offenderlo. Senza di lui non possiamo nulla. Ma se siamo veramente fedeli saremo incapaci di offenderlo e genereremo in noi una santa libertà. Per eseguire la sua volontà gli unici mezzi sono la fede, la speranza e la carità. Tutto è possibile a chi crede, ma di più a chi spera, di più a chi ama e di più a chi esegue tutte e tre le virtù.

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