giovedì 24 febbraio 2011

Il memoriale

Pane e vino sono la base del pasto, per la Bibbia sono il nutrimento dell’uomo. Trasformati dalla parola di Gesù nel suo “corpo offerto” e nel suo “sangue versato”, essi sono la sua stessa persona che si dona per la salvezza degli uomini. Gesù è vero cibo e vera bevanda, offerto ai discepoli perché partecipino al sacrificio della sua stessa vita.
Come recita la liturgia, pane e vino “frutto della terra e del lavoro dell’uomo”, per la parola di Gesù vengono ad essere “cibo di vita eterna” e “bevanda di salvezza”. Nel pane e nel vino si riassume la fatica umana, liberata dal peso del peccato per entrare a far parte del disegno di Dio.
L’ultima cena di Gesù non è un addio:è un anticipo della sua Risurrezione. Quel corpo dato e quel sangue versato acquistano nella Passione quel senso di una reale donazione alla morte, perché da essa spunti la vita.
L’ultima cena è l’anticipo del memoriale che la Chiesa celebrerà come segno dell’offerta di Gesù (Lc22,19). È preludio del banchetto del Regno quando, alla fine dei tempi, si realizzerà l’unità della famiglia umana e di tutta la natura (Mt26,29). Tra la Pasqua di Gesù e la Pasqua eterna c’è un tempo in cui i discepoli (la Chiesa) e l’umanità saranno in cammino.
Il memoriale è il ricordo che rende presente nel rito la morte e resurrezione. Il gesto di donazione di Gesù rivivrà nei sacramenti, per incarnarsi nell’esistenza umana dei credenti, a testimonianza dell’amore di Dio per il mondo
Dal cenacolo Gesù passa nell’Orto degli Ulivi: è preso da angoscia e solitudine. Anche i dodici lo lasciano solo: gli apostoli che non riescono a pregare sono ancora carne. Gesù obbediente al Padre fino alla morte, è spirito che riesce ad assoggettare la carne, al prezzo di una sofferenza indicibile.
Gesù non va a Gerusalemme per combattere e coprirsi di gloria, ma per essere vittima dell’odio e della gelosia dei potenti. È consapevole di ciò che lo attende: sa che il suo comportamento attira inimicizie e gelosie (risentimento delle autorità religiose).
Per Gesù tutto ciò rientra nella visione della storia della salvezza. Non è sfrontatezza verso il dono della vita: Gesù soffre atrocemente nella carne e nello spirito e sperimenta in tutto il suo essere il dolore e la solitudine dell’uomo. Gesù va incontro alla morte con piena libertà e decisione come atto supremo di amore nei confronti del Padre e degli uomini.
I pochi che sono stati responsabili della sua morte sono i rappresentanti del peccato universale. Gesù è morto a causa dei peccati di tutti gli uomini e per la loro salvezza.

Tratto dal catechismo per gli adulti “Signore da chi andremo”.

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