giovedì 24 febbraio 2011

Il compimento nell’Eucaristia

(Gv 13,1) La passione e la morte di Gesù Cristo esprimono nel modo più efficace il senso della sua esistenza terrena e tramanda nel mondo, nel modo più incisivo, la memoria del suo amore.
La sua “ora” è il compimento, è il tempo di passare da questo mondo al Padre, di essere da lui glorificato, di morire per portare frutto (“Se il chicco di frumento non fosse caduto a terra, non sarebbe fruttificato”Sant’Agostino).
L’ora della croce è il Battesimo del sangue per Gesù: lascia il mondo per tornare al Padre. Passa dalla condizione umana (mortale) alla condizione di vita in Dio.
I quattro vangeli descrivono approfonditamente la morte di Gesù. Le prime comunità cristiane ritennero indispensabile per la nuova fede evidenziare insieme alla risurrezione la morte dolorosa di Gesù (nonostante la vergogna e lo scandalo della crocifissione).
San Paolo predica Cristo crocifisso anche se suona scandalo e stoltezza per molti (1 Cor). La Gloria di Dio e la salvezza dell’uomo passano per la debolezza, la sconfitta e la morte.
Per Giovanni la Gloria di Gesù consiste nel consegnarsi liberamente alla morte, per amore di Dio, come agnello immolato per il peccato degli uomini.
L’ ultima cena è il preludio della Passione. Per gli Ebrei, la cena, il banchetto sono segni della comunione tra Dio e l’uomo. I sacrifici di comunione si offrivano al tempio di Gerusalemme e comprendevano il banchetto: i presenti mangiavano la vittima offerta a Dio e si sentivano in pace, in comunione con Dio e tra di loro. Anche Gesù usa l’immagine del banchetto (Mt 22,2). Nella Bibbia, l’abitudine quotidiana di riunirsi per mangiare insieme diventa anticipo di una realtà futura non ancora conosciuta.
Da memoriale della liberazione dalla schiavitù, da lode, benedizione e rendimento di grazie (Eucaristia) per le opere di Dio nell’Esodo, diventa segno di attesa della nuova Pasqua, della liberazione definitiva, la Pasqua del Regno.
L’agnello era simbolo della liberazione: il suo sangue cosparso sulle porte degli Ebrei li aveva scampati dal flagello abbattutosi sull’Egitto e aveva consentito loro di mettersi in viaggio verso la Terra Promessa. Gesù spiega agli apostoli che lui è il nuovo Agnello pasquale immolato per tutti.
Israele con il sangue delle vittime suggellò la sua alleanza con Dio; ora Gesù, con il proprio sangue, sancisce l’alleanza nuova, non più scritta sulla pietra delle tavole di Mosè, ma nei cuori degli uomini.
Il corpo offerto e il sangue versato sono il gesto manifesto di un amore infinito.(Lc 22,19-20)

Tratto dal catechismo per gli adulti “Signore da chi andremo?”

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