Appunti e riflessioni personali che nascono da esperienze vissute, letture di articoli e libri. Mi concentro principalmente su temi legati alla fede cattolica, ma esploro anche argomenti riguardanti l'infanzia, la scuola, l'inclusione, la disabilità, la tradizione modenese e il risparmio. ••• about.me/famiglia.gibellini •••
lunedì 26 maggio 2025
San Filippo Neri
lunedì 12 maggio 2025
Cori da “La Rocca” | Cap. 6-10
Il Cristianesimo non ha finito la sua lotta nel mondo. Non si tratta di una battaglia confinata al passato: è un confronto perenne, che si rinnova in ogni generazione, in ogni cuore, in ogni cultura. Il Tempio deve essere continuamente riedificato, perché è continuamente minacciato, logorato, dimenticato.
Eliot, con tono profetico, rompe l'illusione moderna che la fede possa ormai considerarsi acquisita o superata. La persecuzione dei cristiani non è una pagina chiusa, ma una realtà ricorrente sotto forme sempre nuove: disprezzo, marginalizzazione, ridicolo, esclusione.
Egli denuncia l'utopia ingenua di chi sogna sistemi talmente perfetti da non aver più bisogno della bontà personale, della conversione del cuore. È la tentazione antica e moderna di sostituire la redenzione con l'ingegneria sociale, la Grazia con la tecnica, Dio con l'ideologia.
Ma il Cristianesimo è proprio l'antitesi di ogni utopia: non promette una salvezza costruita dall'uomo, bensì annuncia la presenza salvifica di Dio dentro le ferite della storia. Eliot sa che si tratta di realismo, non di pessimismo: leggere l'umano senza illusioni, con la ragione aperta alla verità del limite e del desiderio.
Per questo il poeta osa domandare: perché gli uomini dovrebbero amare la Chiesa? Perché dovrebbero accogliere le sue leggi, i suoi richiami scomodi? La risposta è paradossale: la Chiesa ricorda loro ciò che vorrebbero dimenticare – il male, la morte, il peccato, la necessità del perdono. Dove l'uomo vorrebbe essere duro, essa chiede tenerezza; dove vorrebbe essere indulgente, essa richiama alla giustizia.
L'uomo che è viene oscurato dall'uomo che pretende di essere. Ma il Figlio dell'Uomo non è stato crocifisso una volta per tutte: è sempre crocifisso nella carne dei giusti, nella sofferenza dei santi, nella testimonianza dei martiri di ogni epoca. La profezia cristiana non smette mai di svelare questa tensione: la salvezza non è una conquista dell'uomo, ma un dono di Dio che attraversa la storia e la redime dal suo interno.
domenica 11 maggio 2025
Cori da “La Rocca” | Cap. 1-5
Non si è davvero se stessi se non si vuole essere ciò che si è. La perfezione della volontà diventa allora cammino della Grazia. Senza significato non esiste neppure il tempo: la storia ci parla, paradossalmente, proprio attraverso la sua apparente mancanza di senso o di mezzi. È grazie a questa enigmaticità del suo inizio che possiamo intravedere la possibilità di una pienezza.
L'uomo è chiamato a essere un incessante ricostruttore di rovine. Eliot procede in una sorta di "progressione regressiva", animato dalla disperazione della speranza: quella tensione che muove l'anima a fare ciò che si deve, o si dovrebbe, per restituire al passato una funzione attiva nel presente, in una sorta di feedback spirituale. In questo processo, la buona volontà è la custode del senso.
Le tenebre si contrappongono alla fede. Ma proprio per questo la fede è necessaria: non dono facile, ma conquista drammatica e quotidiana. Il male, in questa prospettiva, è il segno contraddittorio e ultimo che l'uomo non è solo, non è abbandonato. E il perdono, infatti, è capace di cancellarlo.
Una luce brilla nelle tenebre: ci fa pensare a Cristo, il Liberatore, che dopo l'Incarnazione discese nelle profondità dell'Inferno per trarne le anime dei giusti, i patriarchi e i profeti, secondo l'immaginario dantesco. La profezia, in questo senso, è un grande e oscuro ricordo del futuro: l'avvenire dell'uomo, che attraversa tutta la storia, è figlio dell'Avvento.
venerdì 9 maggio 2025
Da Prevost a Leone XIV: il significato di un nome, il segno di un pontificato
Primo discorso di Papa Leone XIV, il testo integrale
La Pace sia con tutti voi.
Fratelli, sorelle carissimi, questo è il primo saluto del Cristo Risorto, il buon pastore che ha dato la vita per il gregge di Dio. Anch'io vorrei che questo saluto di pace entrasse nel nostro cuore, le vostre famiglie, a tutte le persone, ovunque siano, a tutti i popoli, a tutta la terra. La pace sia con voi. Questa è la pace di Cristo risorto. Una pace disarmata e una pace disarmante, umile e perseverante. Proviene da Dio. Dio che ci ama tutti incondizionatamente.