domenica 14 febbraio 2010

Prima domenica di Quaresima

Nella prima domenica di Quaresima, dalla prima lettura [Dt 26, 4-10] emerge il tema della conquista della terra promessa, tanto caro agli ebrei e centrale in Deuteronomio, perché segno efficace della promessa di Dio.
Il credente offre in dono le primizie della terra al Signore, per ringraziarlo del dono della terra stessa. Le primizie vengono consacrate, così come noi consacriamo i doni e le offerte sull’altare. Questa consacrazione ha uno stretto legame con l’evento culmine della storia della salvezza: la liberazione dall’Egitto. Questo brano non è solo un breve riassunto della storia della salvezza, ma soprattutto una vera e propria professione di fede (vv 5-9).
La liberazione dall’Egitto per mano di YHWH è l’esperienza salvifica fondamentale di Israele. E’ il cuore del credo israelita ed è un segno di identità del Dio degli ebrei (vv 7-9).
L’uscita dall’Egitto, e il passato di Israele, diventano segni di speranza.

I cristiani non guardano invece solo al passato, ma soprattutto guardano al futuro. La liberazione definitiva è nella Pasqua di Gesù, atto conclusivo della salvezza di Dio, che comunque non cancella e non si oppone al valore della prima Pasqua, che è la liberazione dall’Egitto. Nell’esodo, e nella prova del deserto, il popolo ebraico forma la sua coscienza di un Dio liberatore e salvatore.

Luca 4, 1-14.
Così anche Gesù da buon ebreo affronta il deserto (Lc 4, 1-14) prima di iniziare la sua attività pubblica in mezzo agli uomini. Tale prova ha due obiettivi:

1- Lo Spirito di Dio conduce Gesù nel campo del tentatore perché il figlio per servire il Padre deve essere pronto alla tentazione. Le nostre tentazioni mettono alla prova la volontà che abbiamo di seguire Dio. Gesù è condotto alla prova dallo Spirito, ma lo Spirito stesso lo guida nel deserto. Gesù supera le prove e sconfigge il tentatore come vero figlio di Dio.

2- Gesù permise di esser tentato per provare la limitatezza della natura umana, presente anche nei suoi discepoli, e per dare ad essi un esempio e un conforto nelle loro difficoltà. Gesù, prima di entrare fra gli uomini, sta lontano totalmente da essi per 40 giorni, quasi per fare ampia provvista di quella umanità di cui gli uomini erano privi e ch'egli avrebbe diffuso tra loro.

Luogo della prova è il deserto che simboleggia la volontà di abbandonarsi a Dio, che dona la vita e il nutrimento. Deserto e digiuno sono legati perché il deserto con la sua aridità rappresenta una terra privata del suo elemento vitale. Quindi sperimentare col proprio corpo la prova della fame, serve a sentire meglio la necessità di Dio e della sua parola. Gesù, in seguito, insegnerà ai suoi discepoli che certi demòni si vincono solo “con la preghiera e il digiuno” (Mt 17,21). La prova del digiuno nel deserto dura quaranta giorni, come Mosè quando rimase sul Sinai alla presenza di YHWH, e come Elia che camminò fino al monte Horeb.

Le parole che descrivono lo stato di Gesù, “pieno di Spirito Santo”, ci riportano alla scena del Battesimo di Gesù. Dopo il suo Battesimo, Gesù fu condotto su nel deserto dallo Spirito per essere tentato dal diavolo. Di questo evento non vi sono testimoni ed è evidente che il fatto è soprannaturale. Avvertita la fame dopo i 40 giorni, si presenta a lui il tentatore, il diavolo.

Prima tentazione. Il tentatore sfida Gesù a compiere un miracolo superfluo per ottenere uno scopo raggiungibile con mezzi naturali. L’obiettivo fallito del tentatore era verificare se Gesù avesse coscienza d'esser figlio di Dio. Per Gesù, i bisogni materiali del popolo vengono soddisfatti dalla provvidenza di Dio, non dai miracoli. Satana offre il pane, ma Gesù risponde “Sta scritto: Non di solo pane vivrà l'uomo” [Dt 8,3]

Seconda tentazione. Il diavolo si definisce padrone dei regni della terra. Egli introducendo nel mondo il peccato e la morte, ha reso l’uomo schiavo; il suo dominio sul mondo però viene soppresso da Gesù con la redenzione: nell’AT YHWH libera il suo popolo e lo salva; nel NT, Gesù ci redime e ci purifica, facendoci proprietà di Dio, pagando il prezzo del suo sangue, versato per noi sulla croce.
Nella sacra Scrittura era stato affermato molte volte che tutti i regni della terra appartenevano, non al diavolo, ma a YHWH [Is 37, 16; 11 Cr, 20, 6; ecc.] e insieme al suo Messia [Daniele, 2, 44; Salmo 72, 8-11; ecc.]. Qui il diavolo non chiede più a Gesù se è figlio di Dio, forse perché se ne era convinto. Satana offre a Gesù i regni della terra, ma Gesù risponde “Sta scritto: Solo al Signore Dio tuo ti prostrerai, lui solo adorerai.” [Dt 6, 13].

Terza tentazione. Il diavolo prende Gesù e lo conduce sul tempio della santa città di Gerusalemme. Il diavolo invita Gesù ad una prova messianica: se egli è il figlio di Dio, lo dimostrerà davanti al popolo presente nel Tempio, gettandosi nel vuoto, attendendo il salvataggio degli angeli. Si noti che molti, tra il popolo, attendevano dal Messia questi segni. Anche il diavolo questa volta cita la Scrittura (Salmo 91). Ma, come osserva S. Girolamo, il diavolo si dimostra cattivo esegeta, perché il Salmo promette la protezione divina a chi si comporti da pio ed osservante, non a chi provoca Dio. L’ultima citazione di Gesù “È stato detto: Non tenterai il Signore Dio tuo“ [Dt 6, 16] corregge la lettura del diavolo.

Gesù combatte con “spada dello Spirito, che è la parola di Dio” (Ef 6,17). Egli risponde al tentatore appellandosi alla Sacra Scrittura, di cui coglie il senso autentico, mentre il demonio la strumentalizza a suo favore.

Il ritorno al tempo opportuno. Luca chiude il racconto delle tentazioni, accennando ai fatti della passione di Gesù come a nuovi assalti del diavolo, che avverranno al “tempo opportuno”.Per Luca è la Passione il tempo opportuno, in cui Satana muoverà il più violento e ultimo assalto.
Le tentazioni attaccano il ruolo messianico di Gesù, al fine di ridurlo a un messianismo comodo ed agiato, di gloria politica e esibizionistico. Gesù supera queste tentazioni, e nella sua predicazione continuerà a contraddire i principii su cui esse si fondano.

Gesù sulla Croce ottiene ben più di ciò che il diavolo gli prometteva: il potere sulla morte. Satana è vinto dal Risorto. Questa vittoria ci coinvolge e siamo inviati ad annunciare a tutti la bella notizia del Vangelo.

Romani 10,8-13
Paolo descrive la novità della legge di Cristo rispetto alla legge di Mosè. Se “crederai con il tuo cuore che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvo“. “Chiunque crede in lui non sarà deluso. ... Chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato.” Senza distinzioni tra ebreo e gentili. All’adesione del cuore corrisponde un adesione esterna, la professione di fede, che ha luogo nel Battesimo.

“Resta con noi Signore nell’ora della prova”.

Il percorso catechistico quaresimale si basa sul brano della lettera agli Efesini (Ef 6, 10-20) che è ricca di simboli che richiamano alla vestizione di un combattente: la cintura, la corazza, i calzari, lo scudo, l’elmo e la spada.
Oggi poniamo la nostra attenzione sul simbolo della spada. Con essa dobbiamo attaccare le potenze del male che lavorano fuori e dentro di noi. Gli “gli spiriti del male” (Ef 6,12) e il Maligno (6,16) sono i nostri nemici. L’armatura di Dio consente di “resistere alle insidie del diavolo” (6,11).
La spada è l’unica arma di attacco citata. Infatti basta solo un’arma per attaccare il nemico: la spada dello Spirito che è la parola di Dio!
L’uso metaforico delle armi non ci deve spaventare. Sono le scritture stesse che definiscono la parola del Messia, piena di Spirito, come una spada o un arma contro il male: Gesù, il Verbo di Dio è come un guerriero [Is 11,2 - Is 49,1 - Ap 1, 16 - Ap 19,15]. La Parola viene impugnata da Gesù per vincere la sfida del diavolo che lo tenta nel deserto.
La nostra spada è la parola di Dio, vivificata dallo Spirito. Essa ha il potere di smascherare il nemico dentro di noi perché “la parola di Dio è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell’anima e dello spirito, fino alle giunture e alle midolla, e discerne i sentimenti e i pensieri del cuore” [Eb 4,12].

Bibliografia
- Pentateuco - Arletti
- LECTIO DIVINA “Indossate l’armatura di Dio” (Ef 6,12) - Bosetti
- Vita di Gesù Cristo – Ricciotti [271-276]
- Dizionario di teologia biblica – Marietti
- L’evangelo secondo Luca – Schmid
- La Bibbia di Gerusalemme - EDB

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