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mercoledì 10 settembre 2025

Io Credo - Giacomo Biffi

IO

[2.1] Io esisto come un piccolo frammento nella realtà sconfinata del mondo. Eppure sono più grande del mondo, perché il mio pensiero può raggiungere e oltrepassare il mondo, e perché ciò che è nel mondo e che nell'universo non si trova, è ciò che il significato dell'universo. Mi sono stati dati molti doni di vita: ho avuto una nascita, non troppi anni or sono; avrò tra qualche tempo una morte. Eppure il mio pensiero sa valicare questi ostacoli terreni e sono io che mi pongo al di sopra di essi.
Il mio condizionamento da mille istinti interiori e sono manipolato da mille sollecitazioni esteriori. Eppure posso superare tutto e liberamente e a mia scelta, posso pensare e decidere in contraddizione l'una con l'altra, tra una persona e l'altra, tra una persona e tutte le altre.
Nell'unico mio essere c'è dunque qualcosa che mentre è piccolo, effimero, schiavo, c'è qualcosa che mi rende grande, duraturo, libero.
Il linguaggio tradizionale cristiano chiama «corpo» ciò che mentre è piccolo, effimero, schiavo, e chiama «anima» ciò che mi rende grande, duraturo, libero.
Io sono composto di anima e di corpo.

[2.2] Io esisto come uno che desidera di essere salvato.

Ho sete di verità circa la mia origine, la mia natura, la mia ultima sorte; ma so che mi è vicino il rischio dell'errore.
Ho sete di gioia senza fine; ma so che ogni giorno che passa mi avvicina alla sofferenza e alla morte, e questa prospettiva mi fa triste e da paura.
Ho sete di vivere nella giustizia; ma so di essere, poco o tanto, da riprendere.
Ho sete di una salvezza: di una dunque salvezza dall'errore, dalla morte, dalla colpa.
Questa salvezza mi è stata data dalla bontà di Dio che ha mandato nel mondo il mio Salvatore: Gesù di Nazaret, crocifisso e risorto, che oggi è vivo e Signore.

[2.3] Il Signore Gesù mi salva raggiungendomi dove io sono, con una gratuità e inattesa misericordia.
Mi salva con un'offerta di ordine morale: mi conforta, mi dona di accettare liberamente l'iniziativa del Padre, nell'atto di una libera e personale decisione nella mia condotta alla sua legge di amore; mi mette nella libertà della lode, al ringraziamento, all'implorazione nella preghiera.

L'uomo, che è fatto per la verità e non sa dove abiti, che ha fame di certezze e vive nel dubbio, che invoca esistenzialmente la sapienza e quotidianamente si impiglia nella futilità, grida con tutta la verità del suo essere a uno che sia davvero "maestro"; uno che lo veda e si faccia capire, ma al tempo stesso sia al riparo dagli errori, dalle menzogne, dalle stoltezze della nostra condizione.
L'uomo, che non si stanca di vagheggiare la libertà e continua a cadere in nuove schiavitù dell'ignoto, dei preconcetti, delle mode, dei nemici del Signore: proprio quando si definisce e si vuole «senza padroni», è pronto a subire ogni tirannia, dal momento che l'unico modo per non essere liberi è quello di farsi servi dell'unico Re.
L'uomo, che spesso ostenta il suo disinteresse per ciò che sta oltre i confini di quanto è materialmente afferrabile, in realtà non ce la fa a non pensare all'infinito e all'eterno. E se il pensiero di Dio ispira solo indifferenza o sgomento, la prospettiva del vuoto assoluto, che tutto inghiotte, non fa che aumentare il bisogno di un significato...

"È il sorprendente e inatteso esaudimento dell'aspirazione dell'uomo, iniziato proprio col Figlio di Dio, il quale nei giorni della sua vita terrena, quando offrì preghiere e suppliche con forti grida e lacrime a chi poteva liberarlo da morte, fu esaudito per la sua pietà, fu esaudito non con l'aggiramento della collina del Calvario e la liberazione dalla croce, ma con l'intronizzazione, dopo la passione, nel cielo dove più non muore."

[3.49] Gesù di Nazaret è nostro Signore e nostro Dio.
Signore, perché tutto è stato fatto per lui, e noi siamo suoi; perché da lui proviene la vita dell'universo; perché in lui piacque al Padre di fare abitare ogni pienezza.
Dio, perché ha ricevuto il Nome che sta sopra ogni altro nome; perché è il Verbo che esiste dall'eternità e si è fatto carne; perché da sempre vive col Padre nel comune possesso della natura divina.
Dio e Signore, perché è una cosa sola col Padre nell'essere sorgente dello Spirito Santo e perché, mandandoci il Paraclito, è il capo e il principio vitale del mondo rinnovato.

Questi misteriosi «Tre» — Padre e Figlio e Spirito santo — che, senza identificarsi tra loro, possiedono tutta la divina realtà ciascuno così perfettamente da identificarsi con essa, sono come s'è visto, i protagonisti della vicenda che ci ha salvato, ma prima ancora sono i protagonisti della eterna e trascendente vita dell'Essere infinito e assoluto.
[3.97] Poiché si è manifestata in una concreta storia d'amore, noi possiamo attingere la Trinità più con una risposta d'amore che con l'indagine speculativa. Tuttavia, poiché la Trinità amando si è davvero rivelata, noi amando possiamo davvero conoscerla.

[3.93] Gesù, crocifisso e risorto, è il grande rivelatore del Dio invisibile: chi contempla lui, contempla il Padre.
Anche nella sua incarnazione egli resta il «Logos», il Verbo con cui Dio si esprime dall'eternità, la Parola sostanziale con cui si è fatto conoscere da noi.
Nel Redentore glorioso tutto il piano di salvezza è leggibile; e nel piano di salvezza si offre alla nostra intelligenza il Dio nascosto che in esso si è manifestato per quello che è: un oceano senza confini di luce e di amore...

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